«È arrivato il momento di dire ciao al calcio». Al centro di San Siro, illuminato a festa per celebrarlo, Zlatan Ibrahimovic ha deciso di fermarsi. Il fuoriclasse svedese, che a ottobre compirà 42 anni, si è arreso ai problemi fisici che hanno condizionato gli ultimi anni di carriera. Il Milan perde uno dei calciatori più carismatici, fautore soprattutto psicologico dello scudetto vinto nel 2022. Lo sport invece deve ricordare un atleta sempre sui generis e mai banale che, dentro e fuori dal campo, ha fatto parlare di sé. «Ci vediamo in giro, se siete fortunati», ha ricordato “Dio Zlatan” in conferenza, senza perdere la sua ironia. Fra chi lo ha amato e chi odiato, perché Ibra non conosce mezze misure, sicuramente tutti hanno ammirato le sue giocate. Dai primi gol in Italia alla rovesciata con la sua nazionale, i momenti indimenticabili della carriera.
Zlatan Ibrahimovic, i 10 momenti chiave nella carriera
1. Il debutto al Malmö nel 1999 con la storica retrocessione
La carriera di Ibrahimovic iniziò nel 1999 con il Malmö, la squadra della sua città nelle cui giovanili militava già da quattro anni. Un periodo che ha raccontato lui stesso nel film Zlatan, sbarcato nei cinema nel 2021, in cui hanno trovato posto litigi con compagni e allenatore e difficoltà a inserirsi nel team. In prima squadra, dove giunse per le sue già lampanti qualità, segnò solo un gol in sei spezzoni, non riuscendo a evitare la retrocessione in seconda divisione. L’anno successivo però si impose come miglior marcatore stagionale e, due anni, dopo lasciò la Svezia per iniziare la sua carriera in Olanda.
2. I primi anni con l’Ajax e quel gol in slalom
Nel 2001, l’Ajax lo comprò per poco meno di 8 milioni di euro, rendendolo l’acquisto più costoso della storia del club. Anche qui, come ha ricordato nella sua autobiografia, l’inserimento non fu facile, tanto da finire spesso in panchina e farlo litigare con l’agente Mino Raiola. In terra olandese, dove vinse anche i suoi primi titoli nazionali, fece il suo esordio in Champions League sotto la guida di Ronald Koeman. Nel 2004, contro il Nac Breda, segnò però quello che tuttora è uno dei più bei gol nella storia dell’Ajax. Dopo aver recuperato palla a circa 30 metri dalla porta, scartò l’intera difesa e mise a sedere anche il portiere prima di segnare. Fu una delle ultime perle con la maglia biancorossa prima del suo arrivo in Italia.
3. L’arrivo in Italia fra Juventus e Inter
Nell’estate 2004, Luciano Moggi decise di portarlo alla Juventus per 16 milioni di euro. Poco prima aveva segnato l’incredibile gol di tacco contro la Nazionale italiana nella seconda giornata dell’Europeo in Portogallo. Un pallonetto poi fatale per gli Azzurri, usciti dalla competizione senza superare i gironi. Appena 22enne, Zlatan Ibrahimovic fece il primo grande salto della carriera su desiderio dell’allora tecnico Fabio Capello. «Tirava molto male, gli piaceva soltanto fare i numeri da circo», dichiarò l’allenatore in un’intervista qualche anno dopo. «Vidi però in lui l’orgoglio e la voglia di essere il numero uno». Con la Juventus rimase fino a Calciopoli, quando approdò ai rivali dell’Inter. In nerazzurro segnò 66 reti in 117 presenze, tra cui alcuni memorabili. Impossibile dimenticare il colpo dello scorpione in stile taekwondo contro il Bologna o il tacco no look contro l’Atalanta fra 2008 e 2009.
4. L’addio ai nerazzurri: «Vado, devo vincere la Champions»
Nel 2009 Zlatan passò al Barcellona per giocare nei blaugrana di Pep Guardiola, nell’ambito di uno scambio con il camerunese Samuel Eto’o. Memorabili, grazie anche ai racconti dell’allora allenatore dell’Inter José Mourinho, le parole di addio ai nerazzurri. «Vado, devo vincere la Champions League», disse Ibrahimovic ai suoi compagni. Lo Special One, come ha raccontato qualche anno dopo alla Gazzetta, però rispose: «Magari tu vai e la vinciamo noi». Una frase profetica, dato che proprio l’Inter vinse nel 2010 persino il Triplete, battendo nella semifinale di Champions proprio Ibra e il suo Barcellona.

5. Il primo contratto con il Milan e il gol contro il Lecce
La carriera di Zlatan Ibrahimovic al Barcellona, complice anche il rapporto non idilliaco con Guardiola, durò solo un anno, tanto che nell’agosto 2010 tornò in Italia, stavolta nella Milano rossonera. Una stagione che diede avvio a una lunga storia d’amore, che avrebbe spinto Ibra a tornare anche nel 2020. Fra i gol più belli si ricordano la rovesciata contro la Fiorentina il 20 novembre 2010 e soprattutto il gol al Lecce dell’anno successivo. Al Via del Mare, Zlatan si inventò un gol sotto l’incrocio da 30 metri di sinistro, lasciando lo stadio senza parole. Celebre l’espressione di Adriano Galliani, allora amministratore delegato del Milan, dopo il gol.

6. La rovesciata con la Nazionale svedese contro l’Inghilterra
In 122 presenze con la nazionale svedese, Zlatan Ibrahimovic ha messo a referto 62 reti pur non vincendo alcun trofeo. La più bella giunse però nel 2012 durante nell’amichevole contro l’Inghilterra valida per l’inaugurazione della Sweden Bank Arena di Stoccolma. Nel 4-2 per i padroni di casa, Ibra segnò un gol indimenticabile che per molti rappresenta la più bella rovesciata della storia del calcio. Un pallonetto da oltre 30 metri che scavalcò un incredulo Joe Hart, incapace di immaginare e capire in anticipo le intenzioni del fuoriclasse con la maglia numero 10.
7. Il primo addio alla Svezia dopo la delusione a Euro 2016
Nel 2016, dopo l’eliminazione della sua Svezia da Euro 2016, un Ibrahimovic a secco di reti annunciò un po’ a sorpresa il suo addio alla nazionale. A 32 anni, reduce da troppe delusioni fra Europei e Mondiali, decise di dedicarsi esclusivamente ai club e al Manchester United, in cui approdò dopo due anni al Psg. In un video online, Zlatan si mostrò stanco alla fine di un match con la Svezia. Prima di rientrare a casa assieme alla propria famiglia, però, raggiunse il campetto di Rosengard, quartiere che lo ha visto muovere i primi passi nel calcio. Qui, nel silenzio, appese la casacca numero 10 in un emozionante addio. Un saluto che durò solo cinque anni, dato che nel 2021 annunciò il suo ritorno.
8. L’approdo negli Usa da superstar
Reduce dal primo infortunio al crociato della carriera con il Manchester United, Zlatan Ibrahimovic nel 2018 lasciò l’Europa per approdare nella MLS americana. Con i Los Angeles Galaxy segnò 52 gol in 56 presenze, alcuni dei quali ancora oggi protagonisti negli spot della competizione. Sugli scudi il pallonetto da 40 metri nel derby contro il Los Angeles FC del 31 marzo, prima di esultare come Dio nel centro del campo. Solo due anni dopo, decise che era giunto il momento per un ultimo ritorno nel calcio europeo. «Veni, vidi, vici», scrisse Ibra citando Giulio Cesare. «Ora tornate a guardare il baseball». Reputandosi «troppo forte per giocare negli States», Ibra tornò al Milan reduce dal pesante 5-0 contro l’Atalanta.
9. Il ritorno in rossonero e i 400 gol con i club
Negli ultimi due anni a San Siro, Zlatan Ibrahimovic ha dato un supporto fondamentale per raggiungere il 19esimo scudetto nella storia del Milan. Risollevò la squadra già nei primi mesi, come dimostra il gol in rovesciata contro l’Udinese del primo novembre 2020. «Perché correre quando puoi volare?», commentò Ibra su Twitter ricordando la rete del successo contro i friulani. Esattamente un anno dopo, il primo novembre 2021, Zlatan segnò contro la Roma il suo 400esimo gol nei campionati nazionali. Una punizione a oltre 100 chilometri orari allo Stadio Olimpico, 11esimo centro personale contro i giallorossi.
10. L’addio sul prato di San Siro e il futuro da dirigente
«Quando mi sono svegliato pioveva. Ho detto: “Pure Dio è triste”». Zlatan Ibrahimovic ha detto addio al calcio senza perdere il suo stile irriverente. Nel futuro sarebbe pronto un contratto da dirigente, forse proprio con i rossoneri, ma non nell’immediato. «Mi prenderò tempo per riflettere e valutare non appena la situazione sarà più calma». Ibra non ha escluso inoltre la carriera da allenatore, confermando come non abbia alcuna intenzione di lasciare il mondo del calcio. Quest’anno, prima di chiudere, ha conquistato anche l’ultimo record, segnando contro l’Udinese il gol più “anziano” della Serie A.
