Quella tra Millenial e Generazione Z è una guerra senza esclusione di colpi che, da qualche anno, tiene il web con il fiato sospeso. Tra storie, tweet e brevi TikTok, le due fazioni provano a far valere le proprie ragioni, in un confronto che vede al centro la difesa di trend come i jeans a vita bassa e la supremazia di Harry Potter su qualsiasi altra saga. Tra i due litiganti, però, si sta facendo largo una microgenerazione che, prendendo da una parte e dall’altra, non sente mai davvero la necessità di schierarsi: si tratta dei Zillenial.
Zillenial, storia di una microgenerazione
Nati tra il 1993 e il 1998, i Zillenial vengono descritti da Urban Dictionary come ‘troppo giovani per riconoscersi nella filosofia dei Millenial e troppo vecchi per condividere gli ideali della Generazione Z’. Vivono intrappolati in una tenzone intergenerazionale, sospesi tra scelte e riferimenti diametralmente opposti. Ma, in questo status intermedio, hanno il vantaggio di poter scegliere il meglio dell’una e dell’altra parte, senza costrizioni, solo in base a gusto e inclinazioni personali. Sono ragazzi e ragazze in grado di recitare a memoria gli episodi di Friends o le avventure del mago nato dalla penna di J.K Rowling, prerogative tipicamente millenial; ma questo non distoglie la loro attenzione dall’urgenza della emergenza climatica, cavallo di battaglia degli adolescenti che hanno animato le manifestazioni dei Friday For Future prima della pandemia. Condividono con gli over 24 il desiderio di prendere posizioni che abbiano un peso, il timore di non riuscire a trovare un posto nel mondo, la paura dell’indipendenza. Ma si riconoscono anche negli under 24 e nel desiderio di lottare per il proprio futuro e far sentire la propria voce, senza arrendersi all’idea di essere troppo giovani e poco esperti per farlo.
Pregi e difetti del sentirsi un pesce fuor d’acqua
«A volte, essere Zillenial è un po’ come sentirsi non sufficientemente in gamba per far parte di una squadra», ha spiegato la 25enne Anjan Sachar a Vice. «Questo significa che, spesso, nessuno ti sta a sentire perché per i millenial sei troppo poco maturo e non hai idea di come funzioni il mondo, mentre i più giovani credono tu sia vecchio e non danno ascolto ai tuoi consigli». Ma non è tutto così nero come sembra: «L’aspetto positivo è che, attingendo da due background diversi, riesci a crearti una prospettiva molto più completa e organica delle cose. Personalmente ho iniziato a lavorare più di sei anni fa nel giornalismo di moda e, dopo aver scritto tanto per la carta stampata, dopo qualche anno siamo passati al digitale. Credo di aver avvertito molto meno la transizione rispetto a colleghi più grandi di me, proprio perché ho un piede in una generazione e un piede in un’altra».
Tra moda e social, la fortuna di essere liberi di scegliere
Anche nell’approccio ai social media, i Zillenial non si lasciano incastrare nelle categorie in cui sembrano vivere le altre due generazioni. Tra chi ostenta la propria vita sui social postando fotografie ogni minuti, e chi invece sceglie deliberatamente uno stile all’apparenza casual ma appositamente studiato per sembrare spontaneo, loro si muovono tra Instagram e TikTok con leggerezza e senza particolari pretese. Forse perché figli di un’epoca in cui Internet non era ancora così rilevante e i social così onnipresenti. Un atteggiamento che trasferiscono anche nel rapporto con la moda: la loro filosofia è vestirsi per sentirsi bene, senza lasciarsi trascinare nel vortice di tendenze e diktat assurdi. Come l’eterna lotta tra i jeans a vita bassa e i mom jeans che pare scaldare gli animi di Millenial e Generazione Z quasi come se fosse una questione di vita o di morte, o una guerra ideologica. Definizione che, secondo il 24enne Rohan Mehta, calza a pennello quando ci si trova a descrivere la faida tra Millennial e Generazione Z: «Come data scientist, studio molto le dinamiche di Internet e mi sembra proprio che la battaglia tra Millenial e Gen Z assomigli a una guerra tra destra e sinistra. I primi tendono a essere più conservatori perché molto legati allo stile di vita e alla cultura che li ha formati. I secondi, invece, forse perché nati anche in anni più fluidi, non hanno paura di aprirsi al nuovo». Insomma, tra i due litiganti il terzo gode: non prendere posizione, a volte, è una fortuna. E i Zillenial lo sanno bene.