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Da zero Covid alle riaperture, la crisi di credibilità di Xi Jinping

Dopo la riapertura totale e i milioni di infettati al giorno, l’apparato cinese ha subito un crollo di fiducia: un conto è controllare la popolazione, un altro governare l’emergenza. Scaffali delle farmacie vuote, scuole aperte ma semi deserte, vaccini malfunzionanti, anziani che muoiono: il caos organizzativo di Xi.

27 Dicembre 2022 18:19 Redazione
Da zero Covid alle riaperture, la crisi di credibilità di Xi Jinping

Da zero Covid a zero credibilità il passo può essere molto breve. Specialmente se ti eri illuso di poter tenere a bada un virus così contagioso. Il brusco risveglio della Cina fa i conti con i malati e con una crisi sanitaria che somiglia molto all’emergenza vissuta in Europa durante la prima ondata del 2020. Prima di abbandonare la testarda strategia zero Covid, il governo cinese era onnipresente e onnipotente, pronto a usare le sue risorse illimitate e il suo potere dispotico per controllare la nazione. Ma ormai le risorse erano esaurite, il limite di sopportazione della popolazione raggiunto: così ora il governo è semplicemente scomparso, lasciando i suoi cittadini in balia della malattia e, nei casi più gravi, della morte.

LEGGI ANCHE: Cina, ondata di proteste contro le restrizioni anti-Covid

Da un tampone al giorno all’assenza totale del governo

Il New York Times ha raccolto la storia di Yang, un ingegnere di Shenzhen che per la maggior parte dell’anno è stato abituato a effettuare tamponi quasi ogni giorno, da una delle oltre 40 postazioni costruite dal governo nel suo quartiere. Ogni volta che bucava un appuntamento, riceveva un promemoria via sms. Eppure da quando il presidente Xi Jinping ha bruscamente archiviato la sua rigorosa politica zero Covid, diverse settimane fa, il signor Yang ha raramente avuto notizie dal governo. «Non c’è nessuno al comando ora», ha detto. La scuola di sua figlia era ancora aperta la scorsa settimana, anche se la maggior parte degli studenti è rimasta a casa, perché molti erano malati o preoccupati di contagiarsi. Le persone con sintomi lievi si presentano al lavoro perché nessuno si preoccupa più di controllarle. Le medicine scarseggiano, quindi il signor Yang sta condividendo ciò che gli è rimasto con gli amici. La sua famiglia ha quattro kit di test rapidi, che vengono conservati fino a quando non saranno veramente necessari. Un Paese piombato nel caos.

LEGGI ANCHE: Non solo Covid, le epidemie nascoste che minacciano la Cina

Da zero Covid alle riaperture, la crisi di credibilità di Xi Jinping
Ambulanza in Cina. (Getty)

La capacità di controllare è diversa dalla capacità di governare

Per un governo abituato a mostrarsi forte e a cui piace vantarsi di avere le redini ben salde, il contraccolpo è stato durissimo: l’assenza di direzione in un momento di crisi come questo ha messo in discussione la legittimità e la credibilità del Partito comunista cinese. Evidenziando anche una distinzione cruciale ma non sempre ovvia nella gestione della leadership: «La capacità di controllare è diversa dalla capacità di governare», ha scritto con grande dono della sintesi Chen Tianyong, un imprenditore, sulla sua cronologia dei social media WeChat.

Da zero Covid alle riaperture, la crisi di credibilità di Xi Jinping
Il libro di Xi sul governo della Cina. (Getty)

Le risorse dovevano essere investite sui vaccini a mRNA stranieri

Xu Kaizhen, un autore di best-seller famoso per i romanzi che raccontano gli intricati meccanismi della politica cinese, ha scritto sul suo account Weibo che il brusco cambiamento ha reso abbondantemente chiaro «cosa farà il nostro governo, cosa gli piace fare, cosa può fare, cosa non gli piace fare, cosa non può fare e cosa non vuole fare». Questa riapertura appare a tutti casuale, e Xi Jinping è stato accusato di non aver investito tutte le risorse possibili per aumentare la copertura vaccinale tra gli anziani. Invece ha speso i soldi per test di massa ed enormi campi di quarantena. Avrebbe potuto comunicare in modo trasparente cosa dice la scienza sui sintomi e sui tassi di mortalità della variante Omicron. Invece ha soltanto alimentato i timori e le credenze attorno al virus. Doveva fare scorta di medicinali contro la febbre e fornire al pubblico i migliori vaccini disponibili. Invece ha reso estremamente difficile per le persone acquistare antipiretici e non ha approvato l’uso di vaccini a mRNA stranieri, che si sono dimostrati più efficaci di quelli cinesi nella prevenzione dei sintomi gravi.

Da zero Covid alle riaperture, la crisi di credibilità di Xi Jinping
Una foto di Xi con la mascherina. (Getty)

Lo slogan scaricabarile del Partito: «Sei responsabile della tua salute»

A differenza di molti Stati che hanno adottato misure per appiattire la curva dell’infezione prima della riapertura, il governo cinese ha improvvisamente abbandonato quasi tutte le restrizioni: probabilmente una decisione presa per ottenere velocemente l’immunità di gregge, sì ma a che prezzo? Lasciando gli anziani e le persone vulnerabili al loro destino. Lo slogan statale ripetuto all’opinione pubblica dal momento del liberi tutti è stato: «Sei responsabile della tua salute». Peccato che la pandemia rappresenti una crisi in materia di salute pubblica che in questi casi le emergenze facciano parte del motivo per cui esistono i governi. Secondo Wu Jinglian, un importante economista cinese, il cambiamento nella strategia di contenimento del Covid non significa certo che il governo «può stare con le mani in mano». Qin Liwen, ex giornalista, ha scritto sulla sua cronologia di WeChat: «Solo quando un governo fa quello che dovrebbe fare, le persone possono essere responsabili di se stesse».

Manifestazioni in tutta la Cina contro la politica zero-Covid. È virale su WeChat lo slogan «Voglio vedere un film» rilanciato dai cinema.
Il personale sanitario controlla le strade di Pechino in lockdown. (Getty)

Xi si limita a parlare di «abitudini di igiene» e «stile di vita sano» 

Anche le amministrazioni locali sono rimaste inermi. Molti funzionari stanno probabilmente aspettando un comando impartito dai loro superiori. Tutti sapevano cosa fare con il piano zero Covid. Ma adesso che non c’è un obiettivo chiaro ai vertici, in un sistema di potere che si sviluppa dall’alto verso il basso come quello il Partito comunista i subalterni non sanno che pesci pigliare. Il presidente Xi è stato troppo vago, dicendo che la prevenzione e il controllo dell’epidemia in Cina si trovavano di fronte a nuove situazioni e che servivano compiti diversi. Ha esortato il pubblico a «sviluppare buone abitudini di igiene personale» e «praticare uno stile di vita civile e sano». Senza fare il minimo accenno né agli alti tassi di infezione né al conteggio dei decessi. Come comportarsi, quindi? Ci sono milioni di persone infettate ogni giorno, scaffali delle farmacie vuoti, operatori sanitari sopraffatti dal lavoro e gli obitori pieni. Per noi europei e soprattutto italiani, un inquietante déjà vu. Con l’aggravante di aver perso due anni e mezzo di tempo, in cui il resto del mondo si è più o meno attrezzato per affrontare la pandemia.

Cina, Xi Jinping ha ottenuto il terzo mandato. Rieletto segretario generale del Partito Comunista Cinese. Li Qiang, numero due del Politburo.
Xi Jinping. (Getty Images)

Le persone costrette a chiedere farmaci agli sconosciuti su WeChat

La scarsa fiducia nell’azione del governo sta costringendo i cittadini ad aiutarsi a vicenda. Nei gruppi WeChat locali, le persone hanno preso accordi per condividere con i vicini le medicine per la febbre e i kit di test rapidi. Tencent, il gigante dei social media, ha anche creato un programma WeChat in cui le persone possono chiedere farmaci agli sconosciuti. Le richieste di aiuto riguardano le piccole cose: sei compresse di paracetamolo; quattro pastiglie di ibuprofene; due kit di test rapidi; un termometro. Ci si rivolge agli estranei perché dal governo non si ottengono risposte. Questo è esattamente il tipo di crisi di governance di cui una volta Xi Jinping aveva messo in guardia il partito: «Non spetta a noi giudicare le nostre capacità; devono e possono essere valutati solo dalle persone», aveva detto in un discorso nel 2013. «Se siamo pretenziosi e ci separiamo dalle persone o ci mettiamo al di sopra di loro, saremo sicuramente abbandonati da loro. Questo vale per qualsiasi partito, ed è una legge ferrea che non ammette eccezioni». Quasi 10 anni dopo, quel monito si è tramutato in realtà.

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