Zelensky alla Mostra del Cinema di Venezia: «Non rimanete in silenzio»

Debora Faravelli
01/09/2022

Durante il suo discorso, in cui ha invitato il mondo cinematografico a raccontare il dramma ucraino, sono stati proiettati sullo schermo i nomi dei minori morti durante la guerra. 

Zelensky alla Mostra del Cinema di Venezia: «Non rimanete in silenzio»

Come già successo al Festival di Cannes, la realtà ha fatto irruzione anche alla Mostra del Cinema di Venezia che ha preso il via mercoledì 31 agosto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è infatti intervenuto alla cerimonia di apertura con un video messaggio per chiedere all’Europa e al mondo di non restare in silenzio davanti alla guerra che, da quasi duecento giorni, è in corso nel suo paese.

Zelensky alla Mostra del Cinema di Venezia

Durante la cerimonia in Sala grande condotta dall’attrice spagnola Rocio Munoz Morales, il leader ucraino ha rivolto un appello ai cineasti e a tutte le maestranze del cinema affinché raccontino la storia del suo popolo, un dramma «recitato nella vita reale da subumani in carne e ossa – gli assassini, i macellai, i terroristi» fuori concorso perché «oltre i limiti dell’umanità e del buon senso».

E ancora: «Una tragedia non sulle note del geniale Morricone, ma piuttosto sulle note di brutti ‘chastushka’ e suoni di esplosioni, spari e lamenti di allarme aereo». A differenza dei film, che durano in media 120 minuti, il dramma ucraino si protrae da quasi 200 giorni, 189 in particolare. Era infatti il 24 febbraio quando la Russia ha avviato la sua invasione dando origine ad un’«aggressione spaventosa» che, nonostante gli iniziali tentativi di negoziato, non accenna ad arrestarsi.

L’invito a non restare in silenzio

L’importante, ha evidenziato Zelensky, è non girarsi dall’altra parte perché «sarebbe fare quello che la Russia auspica». Ovvero «una trama di bassa lega in tre scene per spingere il mondo a commettere tre drammatici errori: abituarsi alla guerra, rassegnarsi alla guerra, dimenticare la guerra». Non parlarne, ha spiegato, significa anche dimenticare i nomi delle vittime. Quegli stessi nomi che, mentre parlava, venivano proiettati sullo schermo del Palazzo del Cinema.

Di qui l’invito a personaggi della cultura, registi, produttori, attori, drammaturghi, cameraman, compositori, direttori artistici, scenografi, critici cinematografici a non voltare le spalle e ad utilizzare il potere della filosofia e della parola per raccontare la guerra nella lingua del cinema affinché tutti abbiano una percezione chiara di ciò che sta vivendo il suo paese.

«Sono sicuro che tutto il mondo civilizzato non si stancherà mai di difendere l’Ucraina. Non si arrenderà mai, resterà con noi fino alla fine, la fine vittoriosa quando la verità e la giustizia saranno accolte con un applauso», ha concluso.