Prosegue con successo il viaggio in solitaria di Zara Rutherford. L’aviatrice anglo-belga che, ad agosto, è partita dall’aeroporto di Kortrijk-Wevelgem, a pochi chilometri dalla cittadina di Courtrai, nel Belgio fiammingo, per una traversata di oltre 51 mila chilometri (attraverso 5 continenti e 52 Paesi), pochi giorni fa è atterrata a Seoul direttamente da Vladivostok. La capitale della Corea del Sud non è altro che la prima tappa asiatica del suo personale tentativo di diventare la più giovane donna ad aver girato il mondo da sola a bordo di un aereo. «È stato impegnativo», ha dichiarato ai giornalisti che l’attendevano davanti a una delle piste del Gimpo National Airport, dove è arrivata col suo Shark, «sono stata bloccata in Alaska a causa del visto e del brutto tempo per più di un mese. Speravo di poter completare la mia missione per Natale e, invece, non sarà possibile. Ma prendo tutto così come viene, è il bello dell’avventura». Non ha programmato un lungo soggiorno: nella giornata di lunedì 13 dicembre, infatti, ha intenzione di ripartire, direzione Taiwan, e fare il possibile per concludere tutto entro metà gennaio.
Chi è Zara Rutherford
Classe 2002, Rutherford ha imparato a volare da piccolissima. Nata in una famiglia di aviatori e cresciuta con le storie di Lillian Bland, Bessie Coleman, Valentina Tereshkova e Amelia Earhart, ha appreso dai nonni e dai genitori i rudimenti del mestiere. E, anno dopo anno, ha lavorato duro per trasformare uno dei suoi più grandi sogni in realtà. Così, mentre i suoi coetanei organizzavano feste di fine anno e lunghe vacanze post diploma, la 19enne concludeva i suoi esami, pianificava il percorso universitario che la porterà a diventare un’astronauta e, contemporaneamente, si preparava a diventare la protagonista di un’esperienza indimenticabile. Oltre che, in caso di buona riuscita, la detentrice di una collezione di record storici. Portare a termine il viaggio senza intoppi, infatti, non significherebbe soltanto diventare la più giovane pilota ad aver volato senza equipaggio, battendo il primato della 30enne Shaesta Waez, ma anche la prima ragazza ad aver circumnavigato il globo con un ultraleggero e la prima belga ad averlo fatto su un velivolo monomotore. Le carte in regola ce le ha tutte. Nonostante la giovane età, infatti, ha già conseguito la licenza di pilota privato della Federal Aviation Administration e dell’aviazione britannica, oltre che il brevetto slovacco e quello francese per guidare gli ultraleggeri. Ma non è tutto: dal 2019, infatti, è anche uno dei membri dell’Honourable Company of Air Pilots.
Battere un record per ridurre il gender gap
Al di là della passione e dell’idea di poter entrare nel Guinness World Record, quel che la muove è un obiettivo molto più grande: diventare un modello di riferimento per le bambine e le ragazze che sognano di fare carriera in settori che, fino a oggi, hanno penalizzato le candidate di sesso femminile sulla scorta di pregiudizi ormai anacronistici. «Sogno di poter incoraggiare le adolescenti a non rinunciare alle proprie aspirazioni. Voglio promuovere carriere professionali nell’ambito dell’aviazione e delle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ndr)», ha sottolineato nella breve scheda di presentazione pubblicata sul suo sito web. «Oggi solo il 5 per cento dei piloti e il 15 per cento degli scienziati che si occupano di informatica sono donne. Il gender gap è ancora troppo profondo. Ed è tutta colpa di quella narrativa che, sin dall’infanzia, ci abitua a pensare che è il principe ad affrontare il pericolo, mentre la principessa rimane a palazzo, bella ed elegante, in attesa che l’amato la salvi».
Un viaggio da film
Nel suo caso, non si tratta solo di slogan. Il 18 agosto, è decollata dal Belgio occidentale, si è mossa verso il Regno Unito, l’Islanda, la Groenlandia, il Canada e gli Stati Uniti. Da lì, ha poi raggiunto la Colombia e virato verso Alaska, Russia e Corea. Prima di rientrare in Belgio, l’aspettano ancora parecchie miglia da macinare, tra Indonesia, India, Medioriente ed Europa. Il tempo da dedicare al turismo è poco ma, dall’alto, il panorama non è niente male: «Spesso, a causa delle restrizioni dovute al Covid, non riesco a visitare le varie destinazioni», ha aggiunto, «mi accontento, dunque, di osservarle dal cielo. Non potrò ammirarle da vicino ma devo ammetterlo: la bellezza del panorama rimane e la vista è mozzafiato».