Da Zaia al sindaco di Piombino: l’opposizione interna al governo

Stefano Iannaccone
11/11/2022

La vera opposizione al governo Meloni arriva dall'interno della maggioranza. Dal presidente del Veneto Luca Zaia contrario alle trivelle nell'Adriatico al sindaco di Piombino di FdI Ferrari costretto ad accettare il rigassificatore, la sindrome Nimby contagia la destra.

Da Zaia al sindaco di Piombino: l’opposizione interna al governo

La sindrome Nimby, Not in my back yard, arriva anche a destra, travalicando gli steccati ideologici tradizionali . E apre l’ennesimo fronte sia all’interno della maggioranza sia nei partiti che la compongono. In passato, le battaglie contro la realizzazione di qualsiasi struttura con un potenziale impatto sull’ambiente nei propri territori erano robe da Verdi o comunisti, per intendersi. Almeno così venivano derubricate a destra. L’uscita anti-trivellazioni del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, apre ora una fase diversa, che in realtà è la prosecuzione di quanto iniziato a Piombino, dove il sindaco di Fratelli d’Italia Francesco Ferrari si è schierato contro i vertici nazionali del suo partito. Scandendo un netto “no” al rigassificatore per assecondare le richieste dei cittadini che lo hanno voluto alla guida della città. Tanto da aver annunciato addirittura un ricorso al Tar per bloccare i lavori. «Il rigassificatore in porto sarebbe una sciagura per la nostra economia», ha ribadito. Una grana in più per Meloni. La cosa non sorprende, comunque: il centrodestra ora amministra gran parte dei territori e la sindrome Nimby è così diventata bipartisan. Anche questo è un segno dei tempi che cambiano.

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Francesco Ferrari, sindaco di Piombino (da Fb).

Le barricate di Zaia contro le trivelle

«Nel referendum del 2016, io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l’86 per cento dei veneti e degli italiani. E oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza», ha ricordato Zaia nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui ha ricordato la sua posizione, riservando peraltro una stoccata a chi invece ha cambiato – eccome – la propria, in primis la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il presidente veneto ha portato delle argomentazioni scientifiche a supporto delle sue tesi: «Abbiamo fondali sabbiosi». Nulla a che vedere con quelli rocciosi della Croazia, Paese che invece non si pone alcun problema a trivellare per la ricerca di gas. Ma al netto della coerenza e della scienza, la vera preoccupazione dell’esponente leghista è economica, gli schei, per dirla in parole povere. L’obiettivo principale è quello della tutela del turismo, una delle principali fonti di ricchezza del territorio. Le trivellazioni, secondo Zaia, avranno un impatto sul comparto. E di fronte a una questione di soldi non è disposto ad arretrre, tanto che aveva esplicitato la sua posizione anche al capo della Lega, Matteo Salvini, attuale ministro delle Infrastrutture. Su questo livello si gioca pure lo scontro politico: al governo non c’è alcun ministro veneto. La Regione non si sente adeguatamente rappresentata. Non a caso la presa di posizione del governatore ha rinfocolato vecchi dualismi nel centrodestra, intrecciando il piano locale e quello nazionale. «Se il no di Zaia è motivato da ragioni tecniche inconfutabili, allora è accettabile», ha osservato Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, attuale deputato di Forza Italia, ma soprattutto storico rivale di Zaia. «Se invece», ha osservato il parlamentare forzista, «è figlio della sindrome di Nimby, allora quel no diventa discutibile, perché sarebbe la stessa logica di chi a Piombino dice no al rigassificatore».

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Luca Zaia (da Fb).

Il rigassificatore di Piombino, il boccone amaro del meloniano Ferrari

Un rifiuto, quello di Tosi, al Not in my back yard, che evoca la vicenda che ha animato il dibattito sull’infrastruttura in Toscana necessaria a trasformare il gnl (gas naturale liquefatto), trasportato via mare. Il sindaco di Piombino Ferrari non ha mai rivisto il proprio dissenso rispetto all’opera, ritenuta strategica in questa fase storica. Qualche giorno fa, all’avvio dei lavori da parte di Snam, Ferrari dopo aver commentato secco: «È una notizia che non avremmo mai voluto apprendere», è tornato ad attaccare il presidente di centrosinistra della Toscana Eugenio Giani colpevole a suo dire «dell’autorizzazione concessa dalla Conferenza dei servizi da lui presieduta». La sua opposizione più tenace era stata manifestata durante la scorsa legislatura, quando a Palazzo Chigi c’era ancora Mario Draghi. Era, tuttavia, nota la linea di Giorgia Meloni, che su questo punto ha appoggiato la strategia del suo predecessore. Con buona pace della battaglia condotta dal “suo” sindaco, paladino del Nimby targato centrodestra.