«Parlo con dispiacere di questa vicenda, perché io Crisanti l’ho coinvolto. A Vo’ Euganeo lui arrivò una settimana dopo. Alla Procura non abbiamo mandato un esposto, ma bancali di materiali». Così Luca Zaia commenta in un’intervista al Corriere la reazione di Crisanti in merito alle intercettazioni dove lo stesso Zaia avrebbe fatto riferimento al lavoro del professore dell’Università di Padova ora dimissionario.
Zaia parla in merito alla vicenda delle intercettazioni su Crisanti
«Guardi che lui [Crisanti ndr] è stato nominato fin da subito nel Comitato tecnico scientifico per il Covid che riunisce i più autorevoli esponenti della sanità, accademici e non. Lui avrebbe potuto benissimo parlare in quella sede. Anche come luogo di confronto» spiega Zaia alla domanda su cosa avrebbe dovuto fare Crisanti in quel momento, quando il 21 febbraio 2020, si effettuò una riunione in Regione per la questione di Vo’ Euganeo, chiusa poi dal Governo per l’inizio della pandemia.

«Ora, io dico… Avessimo avuto la possibilità di fare i molecolari per tutti, non c’era questione. In un giorno che prendo a caso, abbiamo fatto 24.832 test molecolari e 164.189 tamponi rapidi. E abbiamo trovato 13.094 positivi. Io dico: se tu hai 10 persone in acqua e solo tre salvagenti, agli altri butti una tanica, una corda, quello che hai… Che poi, attenzione: è quello che hanno fatto tutti» continua Zaia sulla questione dei tamponi rapidi. Secondo Zaia, i tamponi utilizzati erano certificati. «Assolutamente sì, dalle autorità nazionali e internazionali. E sono peraltro quelli che in Italia abbiamo usato tutti» aggiunge.
Cosa ha detto il presidente del Veneto
«Con rassegnazione, devo prendere atto che sono state diffuse intercettazioni che non potevano esser diffuse. In questo paese, ormai la normalità» commenta sulla questione delle intercettazioni. Secondo Zaia, Crisanti «Sosteneva di essere stato denunciato dalla Regione. Ne è partito un dibattito sui giornali molto importante, che ha coinvolto anche il Senato accademico di Padova. Nonostante noi avessimo detto che non era vero, la polemica proseguiva. E dunque, il linguaggio in una conversazione privata può essere stato un po’ forte, ma significa semplicemente quello: che andando a vedere le carte, il professor Crisanti ci avrebbe dovuto dar ragione. Non era una denuncia».

«Alla procura non abbiamo mandato un esposto, ma credo bancali interi di materiali. Ovviamente non sul professor Crisanti: ogni volta che sorgevano contestazioni o perplessità sulle scelte dei tecnici di sanità pubblica, abbiamo provveduto a informare l’autorità giudiziaria delle fonti scientifiche a supporto delle scelte. E questo è accaduto sin dal febbraio 2020» conclude Zaia.