Una delibera approvata martedì dalla giunta Zaia stabilisce che il riconoscimento di Centro regionale per i disturbi dell’identità di genere passi dalla Casa di cura convenzionata di Abano Terme all’Azienda ospedaliera di Padova. Il provvedimento affida così al policlinico universitario il compito di predisporre un progetto per la presa in carico dei pazienti decisi ad intraprendere il percorso di cambiamento di sesso. «Un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea», ha dichiarato il governatore leghista.
L’Azienda ospedaliera di Padova nuovo centro regionale per il cambiamento di sesso
Già dal 1993, leggi statali e regionali stabiliscono che consulenza, accertamenti, assistenza psicologica e trattamento chirurgico siano erogati dal Servizio Sanitario nazionale, indicando l’esigenza di individuare le strutture pubbliche in grado di garantirli. Nel 2017 il Veneto aveva indicato il centro di Abano, il quale aveva elaborato un documento per definire e inquadrare la disforia di genere, elencare le fasi della transizione, inquadrare le attività pre e post operatorie, le consulenze specialistiche, l’organizzazione dei meeting multidisciplinari e le professionalità sanitarie da coinvolgere.

Di fatto, però, al documento non è seguita una reale applicazione perché nel 2018 il centro in questione è stato declassato da «presidio ospedaliero» a «struttura integrativa della rete ospedaliera regionale» e poi, quando nel 2019 è tornato alla sua antica vocazione, ci ha pensato la pandemia a stravolgere tutto.
«L’avvento del Covid-19 ha cambiato profondamente lo scenario epidemiologico, rideterminando le priorità e le attività assistenziali di tutte le strutture sanitarie, che hanno convertito i posti letto disponibili alla cura dei soggetti positivi e rinviato le prestazioni non strettamente urgenti», ha spiegato l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Una situazione che, protratta fino al 2022, ha determinato la sospensione della presa in carico dei pazienti affetti da disturbi di identità di genere e spinto, l’altro giorno, a spostare l’attività sull’Azienda ospedaliera di Padova. Quest’ultima, ha aggiunto l’assessore, dovrà porre particolare attenzione all’assistenza psicologica e ai trattamenti medico-chirurgici, farmacologici e terapeutici valutando l’opportunità di collaborare con gli altri centri di riferimento regionali e/o internazionali dotati di esperienza nella disfunzione di genere.

Il commento di Zaia
Intervistato dal Gazzettino, il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di «un fatto di civiltà». La delibera era pronta da mesi, ha spiegato, ma «ho voluto fortemente che non fosse inficiata da periodi elettorali e da discussioni nazionali evitando così una strumentalizzazione politica, dato che è una bella cosa». E ancora: «È un percorso che faccio assieme a tutti i veneti, anche sulla base delle apprensioni che ho raccolto. Conosco due persone che hanno intrapreso questo percorso e le ho viste in difficoltà già nella fase dell’orientamento. Non è un caso che a questo tema abbia anche dedicato un capitolo del mio libro I pessimisti non fanno fortuna. Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività, al rispetto umano. Occorre capire che non stiamo parlando di cose fantascientifiche o di comportamenti contro la natura».