Fake news: Youtube sotto accusa

Redazione
12/01/2022

In una lettera aperta alla Ceo della piattaforma, 80 gruppi di fact checking, di cui tre italiani, hanno puntato il dito contro la diffusione di bufale e teorie del complotto.

Fake news: Youtube sotto accusa

Youtube nella bufera per colpa delle fake news. L’accusa in una lettera aperta, firmata da 80 gruppi di fact checking di 40 Paesi, in cui vengono criticati aspramente i contenuti della piattaforma. Secondo i fact checker veicola disinformazione sul Covid-19 e ha diffuso video sulle teorie del complotto sulle elezioni presidenziali Usa. Sotto accusa anche le misure di contrasto pensate da Youtube, che i firmatari non ritengono all’altezza della gravità del problema. Per questo, è stato proposto un incontro al fine di incentivare e migliorare la lotta alle bufale.

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La lettera esorta Youtube a operare quattro modifiche

Indirizzata al Ceo di Youtube, Susan Wojcicki, la lettera reca le firme di 80 fra i più grandi gruppi di debunking di tutto il mondo. Ci sono, tra gli altri, il Fact Checker del Washington Post, l’ente benefico Full Fact del Regno Unito, la spagnola Maldita e India Today, unità della rete privata Tv Today. Presenti anche tre italiani: Facta, Fact-Checking di Open e Pagella Politica. Secondo i gruppi, la piattaforma online ospita anche contenuti di Doctors for the Truth, artefice della diffusione di notizie false in merito alla lotta al Covid. E dà spazio a chi sostiene che le elezioni Usa vinte da Joe Biden siano in realtà state macchiate da frodi elettorali.

«Youtube sta permettendo ad attori senza scrupoli di manipolare e sfruttare gli utenti», si legge nella lettera aperta. «Le misure per contrastarli si stanno rivelando insufficienti». Per questo motivo, i firmatari hanno presentato quattro proposte di modifica. Youtube dovrebbe impegnarsi di più a finanziare la ricerca indipendente sulle campagne di disinformazione. Dovrebbe inoltre fornire collegamenti alla confutazione dei contenuti di video vettori di fake news e impedire agli algoritmi di promuovere gli account recidivi. Infine, grande impegno dovrebbe essere rivolto ai video non in lingua inglese, spesso dimenticati e per questo facili veicoli di bufale.

La disinformazione è particolarmente marcata in Africa e America Latina

La lettera dei debuker ha inoltre sollevato il tema della disparità sociale su Youtube. La diffusione di notizie false, sia con il deliberato intento di arrecare danni che con il solo obiettivo di creare scompiglio, non è uguale ovunque. I firmatari sostengono che è particolarmente sviluppata nel Sud del mondo, in Africa, Asia e America Latina. In tal senso, la lettera ha ricordato l’incitamento all’odio in Brasile o le fake news nelle Filippine sul governo dell’ex presidente Ferdinand Marcos. Altri esempi hanno poi coinvolto Taiwan, dove accuse infondate di frode hanno viziato le ultime elezioni, l’India, la Colombia e la Nigeria.

La risposta di Youtube non si è fatta attendere. La portavoce Elena Hernandez ha ricordato gli ingenti investimenti per bloccare la disinformazione. Già nel 2020, infatti, la piattaforma di proprietà di Google aveva seguito l’esempio di Facebook vietando contenuti che minacciavano la campagna di vaccinazione anti-Covid. «Nel corso degli anni, abbiamo connesso gli utenti a contenuti autorevoli, ridotto la disinformazione e rimosso video offensivi», ha scritto Hernandez. «Abbiamo così assistito a ottimi progressi, ma siamo costantemente al lavoro per rafforzare la lotta in favore della community».