Nel corso di un evento a Madrid, la vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha formalizzato la sua candidatura alle elezioni legislative di fine 2023, alla guida di una coalizione di sinistra radicale chiamata Sumar. Così mentre la stella di Sanna Marin si eclissa, ecco un’altra donna decisa a guidare il suo Paese in Europa, proprio come da noi sogna di fare Elly Schlein.
Hoy he dado un paso adelante: quiero ser la primera presidenta de mi país.#Sumar2A pic.twitter.com/pvdUbuDxBK
— Yolanda Díaz (@Yolanda_Diaz_) April 2, 2023
L’ascesa politica dell’avvocata galiziana
Yolanda Díaz Pérez è nata in una famiglia di sindacalisti attivi nella militanza anti-franchista il 6 maggio 1971 a Fene, in Galizia, a pochi passi dall’enorme cantiere navale cantiere navale di Astilleros y Talleres del Noroeste. Laureata in giurisprudenza all’Università di Santiago de Compostela e da sempre militante nel Partito Comunista, ha formato la sua identità politica per lungo tempo al di fuori dalle più strette dinamiche di partito, nel ruolo di avvocata specializzata in diritto del lavoro. È entrata in politica nel 2003, quando è diventata membro del consiglio comunale di Ferrol. Due anni dopo è stata eletta coordinatrice nazionale di Esquerda Unida, ramo galiziano di Sinistra Unita. Successivamente, a seguito delle elezioni regionali galleghe del 2012, ha ottenuto un seggio al Parlamento de Galicia in rappresentanza di La Coruña.

Le riforme introdotte come ministra del Lavoro
Eletta alle Corti Generali (il parlamento di Madrid) nel 2015, Díaz è ministra da gennaio 2020, quando si è formato il secondo governo guidato dal socialista Pedro Sánchez. Nominata ministra del Lavoro e dell’Economia sociale, ha posto la lotta contro precariato come obiettivo principale del suo mandato: tra le misure introdotte il salario minimo a 950 euro (nel 2023 salito a 1.080 euro), una riforma che adesso in Spagna limita fortemente l’uso del contratto a tempo determinato e una legge per aumentare le tutele dei rider. Da luglio 2021 ricopre anche l’incarico di vicepresidente del governo di Spagna, a seguito del passo indietro di Pablo Iglesias, fondatore di Podemos, che aveva lasciato per candidarsi alle elezioni autonome della Comunità di Madrid.
Sumar, il nodo Podemos e la destra in vantaggio
Accreditata dai sondaggi in cima alle preferenze degli spagnoli tra le personalità politiche, Diaz porta avanti da un paio di anni il progetto di unire tutto ciò che si muove alla sinistra del Partito Socialista in una unica coalizione: da qui il lancio di Sumar, avvenuto definitivamente nel fine settimana in vista delle elezioni amministrative e regionali del 28 maggio ma, soprattutto, in ottica elezioni politiche d’autunno. Il progetto dal nome evocativo – in spagnolo “sumar” significa “unire”, “aggregare” – ha come priorità politiche femministe, lotta alle disuguaglianze economiche, ecologismo, difesa della sanità pubblica, diritti sociali, europeismo progressista.

«Voglio diventare la prima premier del nostro Paese. Il futuro è qui, si chiama Sumar», ha detto Diaz, ufficializzando la sua candidatura al palazzetto dello sport Magariños di Madrid. Sumar includerà diversi partiti di sinistra radicale, tra cui la coalizione Sinistra Unita di cui fa parte anche il Partito Comunista spagnolo. Diaz non è però riuscita a ottenere l’appoggio di Podemos, che aveva chiesto un accordo preventivo per l’organizzazione di primarie aperte per designare i candidati della piattaforma. Il portavoce della formazione viola, Pablo Fernandez, ha detto che la mano «è ancora tesa per concordare primarie aperte al pubblico», ma l’accordo appare improbabile. Alle elezioni politiche la coalizione di sinistra dovrà sfidare un centrodestra riorganizzato, in vantaggio nei sondaggi. Il Partido Popular di Alberto Núñez Feijoo e l’alleato Vox di Santiago Abascal, secondo le rilevazioni di Electocracia, insieme oscillano infatti tra il 43 e il 47 per cento. La grande popolarità di cui gode Diaz, insomma, potrebbe non bastare, se Podemos resterà fuori dal blocco di sinistra.