Rivoluzione Xiomara

Camilla Curcio
28/01/2022

Da first lady a capo di Stato. Chi è la nuova presidente dell'Honduras che dopo anni di crisi e corruzione promette al Paese una svolta. A partire dai diritti delle donne.

Rivoluzione Xiomara

C’è un detto inglese che recita: «Third time is the charm», ‘la terza volta è quella buona’. Lo sa bene la socialdemocratica Xiomara Castro che, al terzo tentativo, è diventata la prima presidente donna dell’Honduras. Dopo la vittoria alle elezioni di novembre che, con oltre il 50 per cento dei voti (il numero più alto nella storia), l’hanno vista trionfare sul rivale Nasry Afura, sindaco della Capitale Tegucigalpa e sostenuto dal Presidente uscente Juan Orlando Hernández, la candidata di Libertà e Rifondazione (LIBRE) ha prestato giuramento giovedì ed è pronta a mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale. Impegnandosi a salvare il Paese da anni di governo segnati da povertà, corruzione e scandali. «Sono passati 200 anni dalla proclamazione della nostra indipendenza», ha detto nel suo discorso inaugurale. «E oggi è nostro dovere continuare a spezzare le catene e lasciarci alle spalle le tradizioni anacronistiche».

Chi è Xiomara Castro, la nuova presidente dell’Honduras

Classe 1959, Xiomara Castro è il simbolo di una nuova era per il popolo honduregno. Il volto di una rivoluzione rosa che potrebbe, finalmente, sparigliare le carte nel Paese col più alto tasso di femminicidi dell’America Latina, la più bassa considerazione dei diritti delle donne e dove l’aborto è considerato ancora illegale. Nata e cresciuta a Tegucigalpa, seconda di cinque fratelli e con una laurea triennale in business administration, a soli 17 anni ha sposato Manuel Zelaya, erede di una ricca famiglia di Olancho. Ed è stato proprio grazie al matrimonio che ha iniziato ad avvicinarsi gradualmente alla politica, appoggiando le idee liberali sostenute dal marito e iniziando a impegnarsi nel sociale. Particolarmente attiva sul fronte della tutela delle donne, una volta trasferitasi a Catacamas, ha contribuito alla creazione del Centro de cuidado diurno para niños, struttura finalizzata a sostenere le madri single con corsi professionali, coltivazione di piccoli orti e formazione in materia di igiene e salute. Il punto di partenza di quel percorso politico che, da sempre proiettato a garantire a tutti l’accesso ai diritti fondamentali, l’ha portata a entrare nelle stanze dei bottoni.

La storia di Xiomara Castro, la prima presidente donna dell'Honduras
Xiomara Castro in uno dei comizi della campagna elettorale (Getty Images)

Xiomara, da first lady a pasionaria

Tra i membri di spicco del Partito Liberale, di stampo centrista, che supportava Zelaya nella corsa presidenziale, nel 2005 è diventata la first lady dell’Honduras. Ruolo che ha mantenuto fino al 28 giugno 2009, quando una crisi politica e un colpo di stato militare deposero il presidente, spedendolo dritto in Costa Rica. Davanti a uno scenario così complicato, tanto da un punto di vista prettamente politico quanto, soprattutto, personale, Castro non è rimasta con le mani in mano e, a distanza di un mese, si è messa in testa a una marcia di persone che contestavano l’illegalità dei metodi usati per destituire Zelaya e reclamavano a gran voce giustizia. Non si limitò soltanto a quella protesta: ne organizzò molte altre, guadagnandosi l’attenzione dei concittadini e la considerazione del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, allineatosi alla sua battaglia per il ripristino del parlamento e del capo di Stato regolarmente eletto. 

La storia di Xiomara Castro, la prima presidente donna dell'Honduras
Castro in una delle marce a supporto del marito (Getty Images)

La lunga corsa alla presidenza 

A segnare la svolta per la 62enne è stato, però, il ritorno alla libertà del consorte nel 2011. Fu allora che i due fondarono il Partito di Libertà e Rifondazione e, due anni dopo, Castro si presentò per la prima volta come candidata alla presidenza della nazione, seguita dalla figlia Hortensia Xiomara, a capo del comitato elettorale. Surclassata da Juan Orlando Hernandez, non ottenne la vittoria sperata ma, con la seconda percentuale più alta di voti, ampliò lo storico bipolarismo nazionale, ritagliando uno spazio consistente per la sinistra. Non riuscì a spuntarla neppure nel turno del 2017 quando, nonostante il consenso popolare, decise di lasciare il posto al collega Salvador Nasralla, che perse per due punti. Ci è voluto il 2021 per conquistare la rivincita dopo 12 anni di dominio della destra.

La storia di Xiomara Castro, la prima presidente donna dell'Honduras
Le prime pagine dei giornali annunciano la vittoria di Castro (Getty Images)

Tutti gli obiettivi da raggiungere

Le sfide che la attendono per «portare il Paese fuori dall’abisso» richiedono determinazione, impegno e lucidità: capire come gestire i rapporti con gli Stati Uniti, a cui l’Honduras rimane vincolato economicamente, arginare i problemi della povertà, del narcotraffico, della criminalità organizzata e della disoccupazione provando a mettere un punto a una delle più grandi crisi migratorie della storia. Ovviamente, in cima alle sue priorità, l’attenzione alle donne. «La sua vittoria rappresenta uno smacco al patriarcato e può essere l’inizio di un nuovo, importante capitolo per tutte noi», ha sottolineato in un’intervista al Guardian Carmen Haydée, avvocatessa e rappresentante dell’associazione femminista Luchemos. «C’è speranza che, col suo ruolo, includa sempre più figure femminili nel sistema e, in generale, nel panorama politico nazionale». 

Una politica che si schiera dalla parte delle donne

Tra le proposte più importanti del suo programma, spiccano l’abrogazione del divieto sull’utilizzo di contraccettivi di emergenza e la legalizzazione dell’aborto in caso di stupro, quando la vita della partoriente è a rischio e quando il feto è malato o morto. Un’impresa ardua, vista l’influenza dei conservatori nel Congresso, che si affiancherà anche alla lotta contro il femminicidio e le falle della legge nel trattamento dei casi di violenza sessuale. «Credo fermamente che l’apertura di Castro al dialogo e alla riflessione aiuterà parecchio», ha aggiunto Regina Fonseca, direttrice del Centro per i Diritti delle Donne. «Siamo consce del fatto che non siano problemi risolvibili rapidamente ma siamo altrettanto convinte che si può fare tanto per prepararsi a un futuro libero dagli abusi, nel quale bambine e ragazze possano fiorire». Un obiettivo che la Presidente intende raggiungere anche attraverso l’attivazione di misure come la creazione di centri preposti ad accogliere le vittime di maltrattamento, benefit economici più inclusivi e l’implementazione di un programma di educazione sessuale nelle scuole per rafforzare i valori di uguaglianza e rispetto tra le nuove generazioni.