Il gioco di Xi nella guerra in Ucraina, con un occhio al Pacifico
Mentre Zelensky vola da Biden alla Casa Bianca, il presidente cinese Xi riceve Medvedev. Ma la Cina non vuole fornire direttamente armi e missili a Mosca contro Kyiv. Quanto piuttosto saldare l'asse con Putin in ottica anti-Giappone, che si sta rinforzando militarmente. Gli intrecci tra Est e Ovest.
Negli Stati Uniti, Volodymyr Zelensky ha incontrato Joe Biden alla Casa Bianca. Dall’altra parte del globo, nelle caldissime acque del Mar Cinese Meridionale, le forze armate di Cina e Russia sono impegnate in un’esercitazione congiunta, nell’ottica della rinominata Maritime Cooperation 2022. Qualche migliaio di chilometri più a Nord, a Pechino, Xi Jinping accoglie Dmitry Medvedev tra sorrisi, foto e strette di mano. Questi tre eventi potrebbero apparentemente apparire tra loro slegati. Al contrario, basta unire i punti per delineare le differenti strategie e aspettative future dei quattro player coinvolti, tanto direttamente quanto indirettamente, nella guerra in Ucraina. Gli Usa continuano a rifornire Kyiv di armamenti – a proposito: le truppe di Zelensky riceveranno anche i missili Patriot -, stando tuttavia bene attenti a non tirare troppo la corda, onde evitare che l’Europa si trasformi nel campo di battaglia di una Terza guerra mondiale (nucleare). Dal canto suo, l’Ucraina appare desiderosa di voler vincere la guerra con la Russia, come ha spiegato il presidente ucraino a Biden, impegnandosi a conseguire una «pace giusta», che fuor di metafora significa non fare concessioni di alcun tipo a Vladimir Putin. La Russia, invece, oscilla tra la volontà di alzare ulteriormente la posta in gioco sul territorio ucraino, magari coinvolgendo la Bielorussia e rafforzando l’esercito al fronte con l’invio di nuovi soldati, e quella di aggrapparsi alla Cina per evitare di essere travolta dall’effetto combinato di sanzioni economiche, embargo al petrolio e tetto al prezzo del gas. La trasferta cinese di Medvedev, non a caso, è servita a Mosca per ribadire urbi et orbi di essere parte integrante di una partnership strategica con Pechino.

Pechino non ha in programma di consegnare a Putin missili o armi
E la Cina? Potrebbe avere ben altri piani. Xi ha detto a Medvedev che le relazioni tra i loro rispettivi Paesi «hanno resistito alla prova dei cambiamenti internazionali» e ribadito la volontà di lavorare con la Russia per far progredire le relazioni bilaterali. Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, hanno fatto notare le agenzie di Mosca, ha trasmesso al leader cinese un messaggio da parte niente meno che di Putin in persona. Un messaggio nel quale il capo del Cremlino ha fatto notare «il livello senza precedenti del dialogo politico russo-cinese e della cooperazione pratica». La risposta della Russia ai Patriot che l’Ucraina riceverà da Washington, tuttavia, si è limitata ad un paio di annunci. Anche perché, se è vero che la Cina ha tutto l’interesse del mondo nel proseguire il partenariato con Mosca, allo stesso tempo il governo cinese non vuole essere coinvolto direttamente nel conflitto. Detto altrimenti, Pechino non ha in programma di consegnare a Putin missili o armi capaci di alterare le sorti del conflitto ucraino, preferendo, al contrario, intavolare con il Cremlino accordi commerciali e in ambito energetico. Non sappiamo cosa si aspettasse di ottenere Medvedev da Xi. Probabilmente i russi speravano in una risposta diversa, a maggior ragione dopo la notizia della visita di Zelensky negli Usa. E invece il presidente cinese ha spiegato al suo interlocutore che la Cina «sta promuovendo attivamente la pace e il dialogo» e spera – qui possiamo leggerci anche un mezzo richiamo a Putin – che «le parti interessate possano rimanere razionali, esercitino moderazione, conducano un dialogo complessivo e risolvano le preoccupazioni comuni nel campo della sicurezza attraverso mezzi politici».

Il gioco di Xi: destinare sempre più attenzione al teatro Indo-Pacifico
La Cina è rimasta un contrappeso significativo, anche se in gran parte silenzioso, all’isolamento occidentale di Putin. In tutta risposta, la Russia ha sostenuto la rivendicazione della Cina sulla democrazia insulare di Taiwan, mentre il commercio tra i due Paesi è salito a livelli record. Tuttavia, ha fatto notare il New York Times, la Cina è apparsa riluttante a sostenere apertamente lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina, evitando di fornire armi o aiutando attivamente gli sforzi russi per aggirare le sanzioni occidentali. Parallelamente, i legami economici e militari sino-russi si sono approfonditi. Le esercitazioni militari in corso nel Mar Cinese Meridionale – esercitazioni navali annuali che si tengono dal 2012 – dimostrano proprio l’esistenza del forte legame che unisce Putin e Xi. Attenzione però, perché non è detto che il campanello d’allarme di queste manovre sia da ricercare per forza nell’Ucraina. Ricordiamo, infatti, che il Giappone ha scelto di rafforzarsi militarmente. E che i rapporti tra Tokyo, Mosca e Pechino sono tesissimi. Dunque, Xi Jinping è sì interessato al quadro ucraino ma, date le turbolenze asiatiche, la Cina potrebbe destinare sempre più attenzione al teatro Indo-Pacifico. Portandosi dietro anche la Russia. Che in cambio riceverebbe uno schermo diplomatico per evitare l’impantanamento di Putin in Ucraina.