«Dobbiamo prepararci a una possibile guerra con la Cina», aveva detto in un’intervista alla Cnn il ministro degli esteri di Taiwan, Joseph Wu. Pessimismo o realismo, di sicuro la situazione tra i governi di Pechino e Taipei, lungo lo stretto di Formosa, si sta facendo parecchio tesa. E le dichiarazioni del presidente presidente cinese Xi Jinping alle celebrazioni per i 110 anni dalla Rivoluzione del 1911 non fanno che gettare ulteriore benzina sul fuoco: «Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato dalla storia e non farà una buona fine», ha dichiarato, assicurando con toni perentori che «la riunificazione completa del Paese ci sarà e potrà essere realizzata».
Xi Jinping: «Nessuno sottovaluti la Cina»
Ma, ha spiegato Xi Jinping, quella tra la Cina e Taiwan, Paese tuttora riconosciuto come nazione indipendente da appena 15 Stati al mondo, è una questione interna che «non ammette interferenze esterne», nata dalla debolezza e dal caos della nazione cinese. La sua soluzione, ha spiegato Xi Jinping, «è la volontà comune di tutto il popolo cinese. La riunificazione nazionale con mezzi pacifici serve al meglio gli interessi della nazione cinese nel suo insieme», compresi i connazionali di Taiwan. «I compatrioti su entrambi i lati dello Stretto dovrebbero stare dalla parte giusta della storia e unire le mani per ottenere la completa riunificazione della Cina e il ringiovanimento della nazione cinese». Ma coloro che «tradiscono la loro madrepatria e cercano di dividere il Paese», ha continuato il presidente, «non avranno una buona fine». La Cina e Taiwan (o Repubblica di Cina) hanno due governi separati dal 1950, anno in cui la guerra civile giunse a termine e i nazionalisti di Kuomintang, sconfitti dai comunisti di Mao, si rifugiarono sull’isola stabilendo la capitale a Taipei. Traditori della Cina, destinati a essere «disprezzati dalla gente e condannati dalla storia», ha concluso Xi Jinping mettendo in guardia: «Nessuno dovrebbe sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo cinese nel salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale».
Xi Jinping, la replica di Taiwan
Solo i 23 milioni di taiwanesi hanno il diritto di decidere il futuro dell’isola. Questa la risposta del Consiglio di Taipei per gli affari con la Cina alle provocatorie dichiarazioni di Xi Xinping. «Il punto cruciale delle attuali relazioni attraverso lo Stretto risiede nella riluttanza di Pechino ad affrontare la Repubblica di Cina senza rinunciare all’uso della forza». La presidente Tsai Ing-wen, si legge in una nota, ha più volte ribadito che «non cederà né avanzerà» di fronte alle ambizioni del Partito Comunista Cinese, difendendo con forza sovranità e sicurezza nazionali e continuando ad approfondire la cooperazione con i Paesi amici. L’invito a Pechino, precisa il Consiglio, è dunque quello di pensare sempre più apertamente alla chiave dell’interazione tra «pace, reciprocità, democrazia e dialogo».