«Su invito del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il presidente Xi Jinping effettuerà una visita di Stato in Russia dal 20 al 22 marzo». È con questa scarna nota che il ministero degli Esteri di Pechino ha ufficializzato il viaggio a Mosca del leader della Repubblica Popolare, appena rieletto per uno storico (e al tempo stesso scontato) terzo mandato. La visita era stata annunciata, ma senza una data sul calendario. Durante i colloqui, Putin e Xi «discuteranno questioni urgenti relative al futuro delle relazioni di partenariato globale e di interazione strategica tra Russia e Cina», comunica il Cremlino. Comprensibilmente, nelle comunicazioni ufficiali non c’è menzione della guerra in Ucraina. Anche se sono in molti a sperare che il gigante asiatico si adoperi per mediare, è assai più probabile che il focus dell’incontro siano gli affari tra i due Paesi.

Ucraina, Washington tifa per la mediazione di Pechino
Secondo il Wall Street Journal, Xi avrebbe intenzione di aprire anche un canale con l’Ucraina e in tale ottica punterebbe ad avere un colloquio online con Volodymyr Zelensky «presumibilmente dopo» il viaggio a Mosca. Washington guarda la cosa con favore, sebbene i rapporti con Pechino, dopo il caso del pallone-spia non siano certo dei migliori. Ma a più di un anno dallo scoppio del conflitto, ogni tentativo di mediazione sarebbe ben accetto. Che la visita del presidente Xi Jinping in Russia sia «per la pace» in Ucraina – cosa non esplicitata nella breve nota – lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, rispondendo alla stampa nel briefing quotidiano. «Mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo comune sono gli scopi della politica estera cinese», ha spiegato, sottolineando che «sulla questione ucraina, la Cina si è sempre schierata dalla parte della pace, del dialogo e della correttezza storica». Tutte cose che, messe insieme, a seconda dei punti di vista non necessariamente danno ragione a Kyiv.
Le armi fornite dalla Cina alla Russia: le rivelazioni di Politico
Tra l’altro, appena ieri Politico ha scritto di aver visionato dati doganali attestanti la spedizione, tra giugno e dicembre 2022, di fucili d’assalto (un migliaio circa), droni e giubbotti antiproiettile dalla Cina alla Russia, avvenuti attraverso Turchia e Emirati Arabi Uniti. A inviare le merci militari la China North Industries Corporation, uno dei maggiori appaltatori della difesa statale del Paese. Destinataria la Tekhkrim, società privata russa, che fa affari anche con lo Stato e l’esercito di Mosca. Stando ai dati dell’aggregatore di informazioni doganali Import Genius, scrive Politico, le armi da fuoco spedite in Russia erano CQ-A, modellati sull’M16 ma etichettati come «fucili da caccia civili», in uso nella polizia paramilitare in Cina e nelle forze armate di Filippine, Sud Sudan e Paraguay. I dati doganali non mostrano che Pechino stia vendendo una grande quantità di armi a Mosca (sono un migliaio i fucili inviati) specificamente per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina, tuttavia non è da escludere che i CQ-A siano finiti tra le mani dei soldati impegnati al fronte. Tekhkrim non ha risposto a una richiesta di chiarimenti. Pechino, da parte sua, ha sempre negato con forza di aver mai inviato armi alla Federazione Russa. «La Cina ha sempre adottato un atteggiamento prudente e responsabile nei confronti delle esportazioni militari», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri.

Altro che pace, sul tavolo ci saranno soprattutto gli affari
Xi e Putin, è stato reso noto dal Cremlino, puntano a rafforzare la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale e per questo parleranno di «questioni urgenti relative al futuro delle relazioni di partenariato globale e di interazione strategica». Insomma, se Pechino cita la pace, Mosca preferisce concentrarsi sugli affari. Nel quadro della visita «verranno firmati alcuni importanti documenti bilaterali». I due Paesi potrebbero siglare un accordo per l’aumento delle esportazioni cinesi di semiconduttori in Russia, mentre di contro ci si aspetta un incremento delle esportazioni russe di petrolio e gas in Cina. In tal senso, i due Paesi stanno già guardando oltre: a settembre la compagnia energetica russa Rosneft, controllata dal governo, ha comunicato di aver raggiunto accordi con la Mongolia per costruire il gasdotto Power of Siberia 2, che collegherà la Russia alla Cina attraverso la Mongolia. I lavori inizieranno 2024 e verranno completati nel 2030.

Putin e Xi Jinping si sono incontrati l’ultima volta di persona a settembre a Samarcanda, in Uzbekistan, in occasione di un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Alla fine dicembre, Putin aveva poi tenuto una videoconferenza con Xi, invitandolo in visita di stato a Mosca per questa primavera. Invito accettato.