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Qui gatta ci Covid

Conflitti di interesse, ispezioni approssimative e la necessità di non dare seguito ai sospetti di leader conservatori come Trump. Perché l’ipotesi della fuga del virus dal laboratorio di Wuhan è stata archiviata in fretta e ora sta di nuovo prendendo quota.

7 Agosto 2021 09:395 Dicembre 2021 16:52 Gianna Milano
Stanno riprendendo quota le teorie che vorrebbero il virus del Covid fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan

«Quando si è diffusa la notizia che a Wuhan era comparso un nuovo virus contagioso e mortale, molti sono rimasti colpiti dalla coincidenza che la città fosse la sede di un laboratorio al top nel mondo per la ricerca sui virus. Ma qualsiasi ipotesi che il virus avesse avuto origine in quel laboratorio è stata rapidamente etichettata come frutto della teoria del complotto, respinta dai media mainstream e persino bandita da Facebook. Il fatto poi che Donald Trump avesse appoggiato questa ipotesi indusse a scartare ciò che nessuna persona progressista avrebbe potuto sostenere», scrive Fiona Godlee, direttrice del British Medical Journal (Bmj) in un suo recente editoriale a commento dell’inchiesta di Paul Thacker, giornalista investigativo, che riporta in primo piano il dibattito sulla origine della pandemia. A marzo di quest’anno il rapporto conclusivo degli esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) in missione a Wuhan aveva definito la fuga accidentale dal laboratorio come il «meno probabile» degli scenari. E più probabile invece il passaggio del virus, il Sars-Cov-2, dai pipistrelli all’uomo, attraverso un animale intermedio: il cosiddetto spillover. Ma, come spiega Thacker sull’autorevole settimanale di informazione medica, negare l’ipotesi che si potesse trattare di una fuga da quel laboratorio non è stato il risultato di una seria valutazione scientifica.

Ora la teoria scartata sta emergendo dall’ombra nel dibattito pubblico. Ed è il presidente Biden a premere perché si indaghi di nuovo. Tedros Ghebreyesus, direttore dell’Oms, ha chiesto di poter fare nuovi controlli «dei laboratori e delle istituzioni di ricerca che operano nella zona dei primi casi umani di Covid identificati nel dicembre 2019». A suo parere la decisione di accantonare la fuga o l’errore di laboratorio è stata «prematura», e scarse la trasparenza e la collaborazione delle autorità cinesi nel garantire l’accesso a tutti i dati, come il database delle sequenze geniche dei primi infettati a Wuhan o i diari di laboratorio. (Le autorità cinesi non si sono espresse a favore di una seconda missione ma è da vedere come evolverà il contenzioso tenendo conto dei nodi economico-politici). «L’ipotesi della fuoriuscita dal laboratorio è stata sepolta sotto il peso di una campagna d’informazione concertata da scienziati fortemente in conflitto di interessi e di resoconti faziosi da parte di giornalisti e riviste scientifiche», scrive Godlee. «Non sappiamo quale teoria sia giusta, ma un incidente o fuga del virus dal laboratorio è plausibile e degna di un’indagine rigorosa». Capire che cosa è accaduto veramente sarebbe importante per evitare una futura pandemia e stupisce che se ne torni a parlare dopo oltre un anno e tre milioni di vittime.

Stanno riprendendo quota le teorie che vorrebbero il virus del Covid fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan
Il direttore dell’Oms Tedros Ghebreyesus (Getty)

L’ipotesi di una fuga dal laboratorio scartata troppo in fretta

«Le agende politiche di governi e scienziati hanno generato spesse nubi di offuscamento che i media mainstream non sono stati capaci di dissipare», ha scritto Mark Skolnik, noto genetista americano fondatore della Myriad Genetics, in una analisi in cui traccia l’ipotetico percorso di Sars-Cov-2.  «Le teorie proposte sono plausibili ma si basano su congetture e non su prove. Quando i primi casi furono segnalati nel dicembre 2019 le autorità cinesi – come era stato per l’epidemia di Sars1 nel 2002 e di Mers nel 2012 – parlarono di un virus dei pipistrelli che attraverso un ospite intermedio era passato all’uomo. E in effetti il genoma del virus mostrava di appartenere alla famiglia virale nota come beta-coronavirus, la stessa di Sars1 e Mers. Ma non esistono evidenze che il virus abbia avuto ospiti intermedi, come è stato per Sars1 e Mers, nonostante le autorità cinesi abbiano testato 80 mila animali. I due parenti prossimi di Sars-Cov-2 isolati in pipistrelli nelle grotte di Yunnan, una provincia a sud della Cina, potrebbero avvalorare l’ipotesi del passaggio naturale all’uomo, ma non è quanto accaduto: la pandemia è scoppiata a Wuhan a 1500 chilometri di distanza. E non regge l’idea che il mercato di animali vivi sia stato il luogo da cui tutto è partito».

I legami tra l’americana EcoHealth Alliance e l’istituto di virologia di Wuhan

Thacker ricostruisce sul Bmj la tela del ragno dell’operazione teoria della cospirazione he ha avuto come protagonista Peter Daszak, presidente dell’EcoHealth Alliance, un’organizzazione non-profit che riceve milioni di dollari in sovvenzioni dal governo federale americano per la ricerca sui virus con l’obiettivo di non trovarsi impreparati a eventuali pandemie. Nel corso degli anni EcoHealth Alliance ha subappaltato la ricerca a vari scienziati e gruppi di lavoro, tra cui l’istituto di virologia di Wuhan che ha ricevuto dalla organizzazione americana 600 mila dollari. Subito dopo che la pandemia è iniziata, Daszak ha messo a tacere il dibattito sulla possibilità di una fuga dal laboratorio con una lettera firmata da lui e altri 27 coautori pubblicata il 2 febbraio 2020 sulla rivista Lancet. «Siamo tutti concordi nel condannare fermamente le teorie cospirative che suggeriscono che Covid-19 non abbia un’origine naturale». C’è stato a seguire un coro di consensi. Filippa Lentzos, condirettore del Center for Science and Security Studies del King’s College di Londra, ha detto al Wall Street Journal: «Alcuni scienziati in questo campo di ricerca hanno rapidamente chiuso i ranghi. Vi era chi preferiva evitare di parlarne, perché temeva per la carriera e i finanziamenti». Secondo Skolnik, c’è stata anche da parte dei virologi in Usa ed Europa una sorta di omertà. «E i giornalisti scientifici, che a differenza di quelli politici non nutrono un innato scetticismo verso le loro fonti, si sono limitati a elargire al pubblico il verbo degli scienziati. Non dico che i media dovessero sposare la tesi della fuoruscita dal laboratorio, ma almeno esplorare questa possibilità e indagare».

Stanno riprendendo quota le teorie che vorrebbero il virus del Covid fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan
Peter Daszak con alcuni membri dell’Oms durante l’ispezione al laboratorio di Wuhan (Getty)

L’ipotesi di una origine naturale del Sars-Cov-2, è stata quella preferita dai media fino al febbraio 2021 quando la commissione dell’Oms si è recata in Cina. «E nonostante fosse una visita ampiamente controllata dalle autorità cinesi (presente l’ubiquitario Daszak che prima, durante, e dopo l’ingresso al laboratorio di Wuhan ripeteva che la fuoriuscita da lì fosse altamente improbabile) quel che fu evidente era che i cinesi non avevano raccolto in oltre un anno uno straccio di prova a sostegno della teoria sull’origine naturale del virus», scrive Skolnik. L’altra teoria degna di attenzione è quella della fuga dal laboratorio dell’istituto di virologia che ha sede proprio a Wuhan e studia proprio i coronavirus. Ed è documentato che in quel laboratorio stavano facendo esperimenti di manipolazione genetica di quei virus per migliorarne la funzione (gain of function), ovvero renderli capaci di infettare cellule umane e topi umanizzati. «I ricercatori cinesi non erano vaccinati contro i virus che stavano studiando e lavoravano in condizioni di biosicurezza minime (livello 2 usato dai dentisti in Usa invece di 4) e non stupisce perciò la fuga di un virus da quel laboratorio. Un virus in un certo senso pronto e già adattato alla specie umana e con caratteristiche insolite non presenti, a quanto si sappia, in altri beta-coronavirus e ciò conferisce un miglioramento (in gergo: un sito di clivaggio della furina) cruciale per la sua replica». Almeno undici sono gli esperimenti per rendere un virus più infettivo con aggiunta del sito per la furina pubblicati nella open literature, fra cui uno di Zhengli Shi-Li, che dirige l’istituto di virologia di Wuhan. Non è tutto. «Se si trattasse di una evoluzione naturale, i virus non passano da una specie all’altra senza subire mutazioni/aggiustamenti che li avvantaggiano. Ora la grande sorpresa è che il virus da cui è partita la pandemia non è cambiato molto dalla sua prima comparsa ed è fin dall’inizio ben adattato alle cellule umane», scrive Skolnik. Come ha concluso Alina Chan del Broad Institute, che ha messo a confronto l’ultimo stadio del Sars1 con il Sars2: i due virus sono analogamente ben adattati alla trasmissione umana. E i genomi del secondo incredibilmente uniformi e ciò fa supporre che non ci siano stati animali come ospiti intermedi: i primi ceppi isolati a Wuhan avevano una limitata varietà genetica. Cosa significa? Che il virus potrebbe aver avuto una singola origine.

Il terzo scenario sull’origine del virus

C’è poi un terzo possibile scenario circa l’origine naturale del virus. Ovvero che sia passato direttamente dai pipistrelli all’uomo, senza ospiti intermedi come è stato per Sars1 e Mers. Per David Robertson, virologo all’Università di Glasgow, il virus ha acquisito la capacità di infettare altre specie oltre all’uomo mentre era ancora nei pipistrelli. La sua tesi spiegherebbe come mai non si sia trovata traccia di Sars-Cov-2 in ospiti intermedi o in esseri umani prima del dicembre 2019. E anche come mai il virus non sia cambiato molto da quando è comparso: non ne aveva bisogno perché era già in grado di attaccare efficientemente cellule umane. «Ma questa ipotesi non regge. Se Sars-Cov-2 fosse passato in un singolo balzo dai pipistrelli all’uomo e non è cambiato molto da allora, come mai non infetta i pipistrelli che abitano le caverne del sud della Cina o della Cina centrale?». Risponde Robertson: «Nell’aprile 2012 i coronavirus delle caverne dello Yunnan infettarono sei minatori, impegnati a pulire il guano di pipistrelli nella miniera di Mojiang, si ammalarono di una forma di polmonite simile a Covid e tre di loro morirono». Prova di una trasmissione diretta del virus dai pipistrelli agli uomini? «Solo in particolari condizioni come quella dei sei minatori. Shi Zeng-Li ha riferito di aver compiuto otto sopralluoghi alle caverne di Mojiang fra il 2012 e il 2015 e aver raccolto oltre 1300 campioni dai pipistrelli, isolando un virus, chiamato RaTG13, il parente più stretto trovato finora di Sars-Cov-2 ed entrambi con una scarsa affinità per le cellule dei pipistrelli». E se i ricercatori si fossero infettati durante queste spedizioni e non durante gli esperimenti di ‘gain of function’ nel laboratorio di Wuhan? «Una ipotesi che non va scartata e una sorta di ibrido tra lo scenario dell’evoluzione naturale del virus e quello della fuoruscita dal laboratorio. Ma ci sono fatti che non si spiegano. E cioè come ha acquisito Sars-Cov-2 il miglioramento (il sito di clivaggio della furina) che gli fa preferire le cellule umane e non quelle di pipistrello?», si chiede Skolnik.

Perché gli Usa avrebbero nascosto la fuga del virus da Wuhan 

Il genetista non tralascia di sottolineare il ruolo degli Usa in tutta la vicenda e quello di Daszak che tra giugno 2014 e maggio 2019 ha ricevuto per la EcoHealth Alliance un finanziamento dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), parte dei National Institues of Health (Nih), per la ricerca sui coronavirus e migliorane la patogenicità all’Istituto di virologia di Wuhan. «Che il Sars-Cov-2 sia il prodotto di questa ricerca oggi non è dato sapere, certo è discutibile la prassi di affidare esperimenti ad alto rischio a laboratori all’estero che usano precauzioni di biosicurezza minime», afferma Skolnik. «E la responsabilità di Niaid e Nih è ancor più grave se si considera il fatto che durante i primi tre anni del finanziamento di EcoHealth Alliance era in atto una moratoria (finita nel 2017) sulla ricerca di gain of function per aumentare l’infettività di virus influenzali, Sars e Mers. Perché le due istituzioni non hanno bloccato il finanziamento federale, visto che una legge lo prevedeva? E Anthony Fauci, direttore del Niaid, e Francis Collins, a capo dei Nih, perché non hanno interrotto il flusso di soldi verso il laboratorio di Shi Zheng-Li?».

Le misteriose email di Peter Daszak 

Dalla meticolosa ricostruzione di Thacker sul Bmj emerge il ruolo dietro le quinte di Daszak. Le sue email ottenute nel novembre 2020 dal gruppo di controllo US Right To Know rivelerebbero come anche la lettera pubblicata da Lancet sia stata frutto di una orchestrazione. «Si prega di notare che questa dichiarazione non avrà il logo di EcoHealth Alliance e non sarà identificabile come proveniente da alcuna organizzazione o persona» scrisse Daszak in una e-mail di febbraio 2020, mentre inviava una bozza della lettera ai firmatari. Molti dei 27 scienziati che hanno sottoscritto lo statement diffuso da Daszak lo hanno fatto utilizzando altre affiliazioni professionali e omettendo di segnalare i loro legami con EcoHealth Alliance. Per Richard Ebright, professore di biologia molecolare alla Rutgers University nel New Jersey ed esperto di biosicurezza, le riviste scientifiche sono state complici nell’aiutare a smentire qualsiasi menzione di una possibile fuoruscita del virus dal laboratorio di Wuhan. «La lettera su Lancet ha influito per quasi un anno sui reportage: i giornalisti hanno contribuito ad amplificare il messaggio di Daszak e a mettere a tacere il dibattito scientifico e pubblico», scrive Thacker. «Siamo nel bel mezzo dell’era della disinformazione dei social media, e queste voci e teorie di complotto hanno conseguenze reali», aveva detto Daszak a Science. E mesi dopo su Nature, aveva nuovamente criticato la ipotesi che il virus potesse provenire dall’Istituto di virologia di Wuhan, lamentandosi delle organizzazioni con interessi politici che hanno chiesto accesso alle sue e-mail.

«Alla fine del 2020, solo una manciata di giornalisti aveva osato discutere seriamente della possibilità di una fuga dal laboratorio», scrive il Bmj «A settembre, il Boston Magazine riferiva in un articolo quanto fosse improbabile che il virus venisse dal mercato di Wuhan, come sostenuto da Daszak, e che sembrava troppo adatto agli esseri umani per essere venuto fuori naturalmente. Tuttavia, la storia non ha attirato molta attenzione, così come un rapporto investigativo dell’Associated Press a dicembre 2020 in cui si diceva che il governo cinese stava reprimendo la ricerca sulle origini di Covid-19. Oggi il vento sarebbe cambiato. La crescente attenzione verso l’ipotesi fuoruscita da un laboratorio ha mosso le acque nel mondo mediatico e i principali organi di stampa oltreoceano, dal New York Times al Washington Post, stanno dando all’ipotesi della fuoruscita dal laboratorio una dovuta attenzione. In una recente intervista al New York Times, Zeng Shi-Li ha negato che il suo laboratorio sia mai stato coinvolto in esperimenti di miglioramento di funzione dei virus influenzali. Il quotidiano ha tuttavia riferito che il laboratorio era coinvolto in esperimenti che hanno alterato la trasmissibilità dei virus e che fosse necessaria molta più trasparenza per determinare la verità sulle origini di Sars-Cov-2.

Stanno riprendendo quota le teorie che vorrebbero il virus del Covid fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan
Mercato centrale di Wuhan (Getty)

La rinnovata attenzione verso l’ipotesi di una fuga

Alcuni media hanno tentato di giustificare le precedenti posizioni scettiche sull’ipotesi fuga dal laboratorio dicendo che si trattava di seguire il consenso scientifico che, dicono, ora è cambiato. Per quasi un anno Facebook ha cercato di controllare la disinformazione vietando le storie che suggerivano che il coronavirus fosse stato creato dall’uomo. E solo dopo il rinnovato interesse per questa ipotesi, Facebook ha revocato il divieto. Resta da vedere, si chiede Thacker, se verrà condotta un’indagine credibile. «L’Oms e Lancet hanno entrambi avviato indagini lo scorso anno, ma Daszak è stato coinvolto in entrambi e nessuno dei due ha compiuto progressi significativi». Nelle ultime settimane scienziati di alto profilo indipendenti che continuano a interessarsi del problema sulle origini della pandemia hanno rotto il silenzio. Vladan Radosavljevic, professore associato alla Biodefence, Biosecurity Military Academy di Belgrado, ha pubblicato su Open Medicine un’analisi sulle origini della pandemia in Cina nel 2019 usando un metodo di differenziazione per gli eventi non comuni e arrivando alla conclusione «che la pandemia sia stata provocata dalla fuoriuscita involontaria di un ceppo di Sars-Cov-2 allo studio nel laboratorio di virologia di Wuhan».
Un’indagine scientifica ineccepibile e ciò che stupisce è che Radosavljevic, «dopo la pubblicazione fatta a titolo personale e dopo averla diffusa tra i colleghi ricercatori e posta all’attenzione di premi Nobel, non sia riuscito ad attirare l’attenzione delle istituzioni internazionali», ha scritto Maria Rita Gismondo, direttore di microbiologia clinica e virologia al Sacco di Milano. Il protocollo si ripete.

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