Perché vincere a Wordle non significa essere più intelligenti della media

Camilla Curcio
09/03/2022

Indovinare velocemente le parole è un talento e niente di più. Lo confermano gli psicologi cognitivi che sfatano i miti su questo tipo di giochi e consigliano stratagemmi utili per tenere davvero allenato il cervello.

Perché vincere a Wordle non significa essere più intelligenti della media

Da qualche mese a questa parte, Wordle, il gioco ideato da Josh Wardle, ha monopolizzato i social. Trasformandosi in un trend virale. Indovinare la parola misteriosa con un tentativo è diventata una medaglia a cui tutti ambiscono ma riuscire nell’impresa non significa essere più intelligente della media. 

Giocare bene a Wordle non assicura un quoziente intellettivo oltre gli standard

A confermarlo è stato Aaron Seitz, docente di psicologia dell’Università della California e fondatore del Brain Game Center. «No, non si può decisamente parlare di un quoziente intellettivo più alto del normale», ha spiegato in un’intervista alla Cnn, «chi riesce a farlo è semplicemente una persona che sa giocare bene e che, come è giusto che sia, vince sui rivali meno abili ed eventualmente meno preparati di lui». Nulla di diverso da chi, ad esempio, cresciuto a latte e Scarabeo, è diventato talmente imbattibile da partecipare ai tornei internazionali. «I giocatori di Scarabeo hanno un dono: riescono a riconoscere velocemente i termini. Ma questa skill non ha alcun effetto su attività non strettamente legate alla partita», ha precisato la psicologa Penny Pexman, che ha studiato attentamente il cervello dei patiti del gioco da tavolo, «nel momento in cui vengono mostrati loro simboli o disegni che non siano lettere, dimostrano di non avere la stessa perspicacia». Ecco perché sviluppare un certo talento nel giocare a Wordle non determina in alcun modo e, soprattutto, in automatico, che quelle abilità si trasferiscano a qualsiasi altra cosa che col gioco c’entra poco o nulla. 

Giocare bene a Wordle non significa essere più intelligenti della media
Il tabellone di Scarabeo (Getty Images)

Nessun rimedio all’invecchiamento cerebrale

Ma non è tutto. Gli scienziati, infatti, hanno sfatato anche il falso mito secondo cui tenere la mente allenata con Wordle rallenti l’invecchiamento cerebrale. In realtà, non è così. Nel senso che il gioco non assicura alcun benefit in più rispetto ai rompicapo o ai passatempi più noti e non c’è neppure bisogno di avere un vocabolario così ampio per portare a casa un buon risultato. «È davvero difficile trovare un training che agisca in maniera così mirata sul cervello da arginare il rischio di demenza o declino cognitivo», ha sottolineato lo psicologo Jonathan King. Ma cos’ha attirato l’attenzione degli internauti al punto da renderli dipendenti da Wordle? «Si tratta di un fenomeno che i medici chiamano ‘bisogno di cognizione’», ha aggiunto Pexman, «ha poco a che fare con l’intelligenza ed è fortemente influenzato dai gusti e dalle passioni personali. Chi si appassiona ai puzzle non lo fa perché è più perspicace del resto del mondo, lo fa perché lo intrattiene e lo diverte». Chiaramente, giocarci implica anche dei vantaggi: aiuta a sviluppare il ragionamento deduttivo e la memoria visiva, oltre che a tenere alta la soglia d’attenzione.

Giocare bene a Wordle non significa essere più intelligenti della media
La schermata di Wordle (Getty Images)

Allenare il cervello con una pioggia di stimoli

Per dare il giusto boost alla nostra attività cerebrale, gli esperti consigliano uno stratagemma: non focalizzarsi soltanto su un gioco ma sceglierne almeno due, ovviamente diversi, e alternarli in modo da esercitare il cervello con strumenti che non hanno nulla in comune tra loro. Per chi, invece, odia Scarabeo e simili, basta focalizzarsi su altre attività come l’esercizio fisico, in particolare la danza, che coinvolge le abilità spaziali e l’interazione sociale, suonare uno strumento, imparare una lingua o dedicarsi a hobby come la cucina e la fotografia. «La strategia migliore è apprendere qualcosa di nuovo ogni giorno», ha concluso Seitz, «se alleni un muscolo con costanza, diventa sempre più grosso e resistente. Lo stesso vale per il cervello. Va messo alla prova, va stimolato senza sosta».

Giocare bene a Wordle non significa essere più intelligenti della media
Danzare è un ottimo modo per allenare il cervello (Getty Images)