I colloqui tra Stati Uniti e Russia per disinnescare la tensione nella zona orientale dell’Ucraina, dove Putin negli ultimi due mesi ha inviato quasi 100 mila soldati, restano in una situazione di stallo. A guidare le trattative sono, per Washington, la vicesegretaria di Stato americana Wendy Sherman e, per Mosca, il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, ex ambasciatore negli States. I due si conoscono dal 2015 quando furono i capo negoziatori nelle trattative sull’accordo nucleare iraniano (Jcpoa). Le delegazioni si sono incontrate lunedì a Ginevra, mercoledì a Bruxelles in una riunione della Nato e giovedì saranno a Vienna.
The extraordinary session of the bilateral Strategic Stability Dialogue is now underway in Geneva. The U.S. will listen to Russia’s concerns and share our own, but we have been clear we will not discuss European security without our Allies and partners. pic.twitter.com/QkYlu1HdhU
— Wendy R. Sherman (@DeputySecState) January 10, 2022
Le ragioni dello stallo tra Russia e Usa sull’Ucraina
La posta in gioco in Ucraina è alta: evitare un nuovo conflitto in Europa. La Russia chiede in sostanza alla Nato di rinunciare all’ingresso nell’Alleanza atlantica di Kiev e alle mire espansionistiche verso Est. Gli Usa, dal canto loro, vogliono il ritiro delle truppe dal confine e difficilmente accetteranno tout court le condizioni di Mosca. «Non rinunceremo alla cooperazione bilaterale con gli Stati sovrani che desiderano lavorare con gli Stati Uniti. E non prenderemo decisioni sull’Ucraina senza l’Ucraina, sull’Europa senza l’Europa o sulla Nato senza la Nato», ha ribadito Sherman al termine della riunione di Ginevra. Una partita difficile anche per lei, una delle diplomatiche più potenti al mondo e conosciuta come Silver Fox, volpe argentata. Per i suoi capelli bianchi, i modi pungenti e per l’astuzia nel trattare ai tavoli che contano.

L’accordo sul nucleare iraniano sotto la presidenza Obama
La vicesegretaria di Stato, 72 anni, ha alle spalle un curriculum di tutto rispetto. Sotto la presidenza Clinton, cercò un accordo con i nordcoreani per fermare i programmi sulle armi nucleari. Nel 2011 si iniziò a occupare del dossier iraniano con Barack Obama, riuscendo a mettere a punto, nel 2015, lo storico accordo tra Teheran, Usa, Regno Unito, Francia, Cina, Russia e Germania. Anche se fu criticata duramente per quella che venne definita una ‘pacificazione’ – l’allora senatore repubblicano dell’Illinois Mark Kirk arrivò a commentare: «Direi che Neville Chamberlain ha ottenuto molto di più da Hitler di quanto Wendy Sherman abbia ottenuto dall’Iran» – il risultato le valse la medaglia per la sicurezza nazionale. Dopo l’uscita di Washington dall’accordo voluta da Trump, l’intesa con Teheran ha vacillato e i colloqui per ripristinarla sono cominciati lo scorso maggio sotto la presidenza Biden. Al tempo, come ricorda la Bbc, Sherman spiegò come davanti agli sherpa iraniani essere donna non fosse un ostacolo: «In quel momento hanno davanti gli Stati Uniti d’America», sottolineò. Sono stati proprio gli iraniani a soprannominarla, per il suo stile nei negoziati, The Fox. I colleghi durante i colloqui hanno così indossato magliette con la scritta Silver Fox. Quando è in azione mette soggezione, Sherman. Almeno così racconta chi lavora con lei. Sarà anche per quell’allure algida e ferrea. Nonostante ore di trattative estenuanti, la signora «non ha mai un capello fuori posto», ha raccontato un diplomatico britannico che la conosce bene.

Gli inizi come assistente sociale nel Maryland
E dire che Sherman nasce come assistente sociale. Dopo la laurea difendeva donne vittime di abusi, persone in condizioni di povertà e minori. Un’esperienza che, come ha spiegato lei stessa, l’ha aiutata poi a sviluppare capacità negoziali. Nella sua lunga carriera, Sherman ha diretto EMILY’s List, associazione che raccoglie finanziamenti per candidate democratiche pro-choice e l’ufficio per l’assistenza all’infanzia del Maryland. È stata nella squadra della congresswoman Barbara Mikulski, segretaria speciale per i bambini e i giovani nel Maryland, direttrice dell’Office of Child Welfare del Maryland che supervisiona i servizi di protezione, l’affidamento e le adozioni di minori.

I colloqui con la Corea del Nord
Poi il salto. Dal 1993 al 1996, Sherman ha lavorato come assistente del Segretario di Stato per gli Affari legislativi Warren Christopher. Tra i tanti dossier, si è impegnata per ottenere i finanziamenti per la Russia e i nuovi Stati indipendenti dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. È quindi tornata al dipartimento di Stato come consigliera per la politica estera di Madeleine Albright, nominata da Bill Clinton. Come coordinatore politico per la Corea del Nord, Sherman arrivò nel 1994 all’accordo con Pyongyang per congelare e smantellare il programma di armi nucleari, guidando i negoziati con il Paese asiatico fino al 2001. Non ha mai lasciato davvero gli impegni nel sociale. Ceo e presidente della Fondazione Fannie Mae ha lavorato negli anni per garantire abitazioni a prezzi accessibili al maggior numero di cittadini americani con particolare attenzione agli immigrati, per fare loro coronare con l’acquisto di una casa il cosiddetto sogno americano. Nel 2011 Sherman fu nominata ancora sottosegretario di Stato per gli Affari politici da Hillary Clinton. Prima di giurare come vicesegretaria di Stato con l’Amministrazione Biden il 14 aprile 2021, Sherman è stata professoressa di Leadership pubblica presso la Harvard Kennedy School, Senior Fellow al Belfer Center for Science and International Affairs della scuola e Senior Counselor all’Albright Stonebridge Group.