Nata come formazione euroscettica nemmeno una decina di anni fa, Alternative für Deutschland (AfD) si è rapidamente trasformata in una forza radicale di destra nazionalista e populista, capace di conquistare consenso soprattutto nelle regioni della ex Germania orientale. Nel 2017 è entrata per la prima volta al Bundestag, il parlamento nazionale, con il 12,7 per cento dei voti, e per il prossimo appuntamento del 27 settembre i sondaggi la danno più meno sullo stesso livello. Il 6 giugno, però, l’AfD ha subito una battuta d’arresto alle elezioni in Sassonia Anhalt: i nazional-populisti nonostante i sondaggi positivi della vigilia non sono riusciti a battere la Cdu.
Alla fine di maggio sono stati nominati candidati di punta della AfD Alice Weidel e Tino Chrupalla. Coppia ben assortita, formata dalla numero uno della frazione al Bundestag e della sezione regionale nel Baden Württenberg (ricco Land nell’ovest del Paese) e da uno dei due segretari del partito. L’altro è Jörg Meuthen.
La difficolta dell’Afd ad attecchire nei Länder occidentali
La strategia, geograficamente parlando, è chiara. Da una parte Weidel, sin dalla fondazione nel 2013 nella AfD, ha il compito più difficile di mobilitare le regioni dell’Ovest dove il partito fatica ad attecchire. Se nel 2016 nel “suo” Baden Württemberg aveva oltrepassato il 15 per cento, nel marzo di quest’anno è arretrata al 9 e lo stesso è accaduto in Renania Palatinato.
Nei Länder occidentali l’AfD non ha mai sfondato come a est, dove arriva ad oltrepassare anche il 20 per cento. Nell’ex DDR i nazionalpopulisti hanno sempre raccolto almeno il doppio dei voti rispetto alla parte opposta del Paese. In quattro delle cinque regioni orientali la AfD è ormai il secondo partito, scavalcata a turno dai conservatori della CDU, la formazione di Angela Merkel, dalla socialdemocratica SPD e dalla Linke, la sinistra erede del vecchio partito comunista orientale.
Scandali e lavoro in nero: chi è Alice Weidel
Alice Weidel, con un passato da analista economica e consulente, unita civilmente con una cittadina svizzera originaria dello Sri Lanka, con la quale ha cresciuto due figli, è diventata forse il volto più noto della AfD. Merito di una costante presenza mediatica, ma anche del fatto di essere una sostenitrice della linea dura e pura in materia di immigrazione e integrazione, tra i pilastri su cui si fonda il partito. È sempre stata una feroce critica di Angela Merkel, che nel 2015 aveva aperto le frontiere, scatenando malumori anche all’interno della CDU. Spesso coinvolta in scandali: dal sospetto di finanziamento illecito per una campagna elettorale, all’aver fatto lavorare in nero una ragazza straniera in attesa di asilo, è riuscita però a mantenere una posizione di preminenza all’interno di un partito in cui le donne rimangono mosche bianche.

Il pittore Tino Chrupalla, l’altra anima dell’Afd
Dall’altra parte, c’è appunto Tino Chrupalla, ex pittore e verniciatore diventato prima piccolo imprenditore e poi politico. Dopo una breve fase nella CDU, è passato nel 2105 alla AfD e nel giro di breve tempo è riuscito ad arrivare al vertice, seppure in coabitazione con Meuthen. La sua è stata una scalata veloce, favorita anche dalla caduta di altri, prima di tutti Björn Höcke, leader storico della AfD in Turingia, regione dell’est, ed esponente dell’ala più estremista e xenofoba del partito che, almeno nelle apparenze, ha dovuto cedere il passo. Rispetto a Weidel, Chrupalla ha il più facile compito di mantenere il bacino elettorale nei Länder orientali e incalzare nelle rispettive Regioni i partiti che guidano le coalizioni.

L’AfD guarda all’Austria e alla FPÖ
Fino ad ora tutti si sono opposti ad alleanze locali con la AfD, ma è soprattutto nella CDU della cancelliera Merkel che periodicamente si alzano singole voci per una caduta delle pregiudiziali. Il modello, per Chrupalla e Weidel, è quello della FPÖ austriaca, la pecora nera di Vienna, il partito di estrema destra tenuto sempre in disparte che però un paio di volte negli ultimi vent’anni è entrato a fare parte di governi con la ÖVP, il partito popolare conservatore.
Difficile che ciò possa accadere in Germania nel breve periodo, anche se è evidente che l’arrivo e il consolidamento al Bundestag dei nazionalpopulisti ha sparigliato le carte. Decisive per il futuro della AfD a livello regionale e nazionale non saranno però le strategie singole dei leader, ma le contromosse che dovranno adottare tutti gli altri partiti al governo, sia a Berlino che nei capoluoghi, per non cedere terreno all’ondata nazionalpopulista.