Armi ed equipaggiamenti dell’esercito, spietati crimini di guerra e nessun rispetto nei confronti dei prigionieri. Il coinvolgimento dei mercenari appartenenti al gruppo russo Wagner in Libia è stato raccontato in un’inchiesta della Bbc. A scoperchiare il vaso di Pandora, un tablet, lasciato da un combattente prima di abbandonare il Paese africano, nella primavera del 2020. Se il Cremlino nega ogni legame, le prove rintracciate nel dispositivo, però, sembrerebbero descrivere uno scenario opposto. A partire dagli strumenti utilizzati in guerra, troppo sofisticati e all’avanguardia per non provenire dall’esercito.
Wagner: dall’Ucraina alla Libia, la storia dei mercenari
Wagner, d’altronde, è un gruppo piuttosto noto nell’ambiente. Balzato agli onori delle cronache nel 2014, quando sosteneva con la sua attività i separatisti filorussi impegnati nella guerra in Ucraina, è poi sistematicamente ricomparso in altri conflitti dal Mozambico, a Sudan e Repubblica Centraficana, fino naturalmente ad arrivare alla Libia. A mettere insieme i mercenari l’opera di Dmitry Utkin. Figlio di una coppia di geologi, nato in Siberia nel 1970, è un ex esponente dell’intelligence di Mosca e sarebbe stato il fondatore di Wagner, a cui avrebbe attribuito il suo nome di servizio. Il condizionale è d’obbligo, perché ufficialmente il gruppo non esiste, sebbene si calcoli che dal 2014 siano stati oltre 10 mila i combattenti che ne hanno servito la causa. Mille nella sola Libia, dove i mercenari hanno appoggiato il generale Khalifa Haftar, in lotta contro il governo di Al-Sarraj, sostenuto a sua volta dalle Nazioni unite.
Chi sono i combattenti di Wagner
Come spiegano gli stessi combattenti, al fronte vanno «professionisti della guerra, disoccupati e persone spinte dalla convinzione di rendere un servizio al Paese». In generale, uomini senza scrupoli. «I prigionieri venivano uccisi, perché corrispondevano a bocche da sfamare e nessuno voleva preoccuparsene». Storie tremende confermate da un cittadino libico, costretto a fingersi morto mentre i suoi parenti venivano brutalmente massacrati. Chi finisce tra le mani di Wagner, insomma, ha poche possibilità di salvare la pelle. Nemmeno in caso di resa senza condizioni. «Ho visto un mio amico e collega consegnarsi. È stato colpito due volte allo stomaco, poi non lo abbiamo incontrato mai più. È sparito insieme altri tre prigionieri», ha spiegato un soldato. Come se non bastasse, ci sono i campi minati realizzati anche in aree civili.
Dalle mappe ai filmati con i droni, cosa è stato trovato nel tablet
Nel tablet, inoltre, sono state ritrovate mappe della prima linea con le indicazioni geografiche in russo, filmati girati con i droni e nomi in codice dei combattenti. C’è poi un documento di dieci pagine, datato 19 gennaio 2020, con un elenco dettagliato dell’equipaggiamento a disposizione dei mercenari, tra cui quattro carrarmati, centinaia di Kalashnikov e dispositivi radar di ultima generazione, che secondo gli analisti potrebbero essere stati forniti soltanto dall’esercito russo. Il tramite, come accennato, potrebbe essere Utkin. Ma non solo, perché l’utilizzo nei report di nomi come Evro Polis e dell’espressione direttore generale, farebbero pensare al coinvolgimento di Yevgeny Prigozhin, ricco uomo d’affari vicino a Vladimir Putin.
Prigozhin, lo chef di Putin
L’imprenditore classe 1961 è definito lo chef dello Zar, per via delle sue numerose attività legate al mondo della ristorazione, ed è molto vicino a Utkin, che per anni si è occupato della sua sicurezza. Nel 2018, poi il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva sanzionato Evro Polis, società accusata di proteggere i pozzi petroliferi siriani controllati da Prigozhin, in cambio di una quota pari al 25 per cento sulla produzione di gas e petrolio. I diretti interessati negano, mentre a Prigozhin è stato bloccato qualsiasi conto o interesse negli Usa e agli americani è vietata qualsiasi attività con lui. A spiegare la posizione della Russia nei confronti di Wagner, intanto, è stato Andrey Chuprygin, esperto presso il consiglio nazionale di Russia: «Mosca ha lasciato che si unissero alla battaglia, attendendo alla finestra il risultato. Fosse stato positivo ne avrebbe colto i vantaggi, in caso contrario, declinato ogni responsabilità».