Non si sa quanti siano esattamente, né tantomeno quanti ne siano morti in battaglia. Sotto l’etichetta di “volontario” dell’esercito russo ricadono decine di migliaia di uomini che hanno deciso di arruolarsi per partecipare alla cosiddetta operazione militare speciale. Molti di loro hanno creduto e credono alle sirene della propaganda del Cremlino. Sono partiti per l’Ucraina con l’intenzione di sconfiggere il «nemico nazista» che controlla Kyiv e sta «perpetrando un genocidio contro la minoranza russofona» del Paese. «I nostri nonni hanno combattuto contro i nazisti nella Seconda Guerra mondiale e ora stiamo combattendo contro i nazisti in Ucraina», ha ripetuto al Moscow Times Vladislav Malov, 47 anni, un volontario tornato di recente nella sua città natale di Nizhnekamsk nel Tatarstan.
Stipendi alti, pensioni, gratifiche e bonus: le motivazione per arruolarsi volontari
Il patriottismo e l’ideologia però non sono le uniche motivazioni che hanno spinto migliaia di uomini a imbracciare un fucile. Stipendi alti, bonus, riconoscimenti, possibilità di carriera, pensioni generose giocano un ruolo cruciale. I volontari infatti possono guadagnare fino a 300 mila rubli al mese (più di 4 mila euro). Per dare l’idea, lo stipendio di un soldato arruolato va dai 177 mila ai 215 mila rubli. Senza considerare che nelle repubbliche più povere della Federazione come Buriazia o Daghestan il salario medio va dai 550 ai 440 euro. Spesso poi i volontari ottengono gratifiche una tantum e bonus per la distruzione di mezzi nemici, siano aerei o carri armati. Difficile fare un identikit del volontario tipo. Molti di loro hanno esperienza militare e hanno già combattuto nell’Ucraina orientale nel 2014. Una buona percentuale, e non stupisce, proviene da piccole città o aree rurali depresse e con alto tasso di disoccupazione.

Più che sul fronte, i volontari servono alla propaganda
I battaglioni di volontari svolgono un duplice servizio. Non solo al fronte, dove combattono sotto il ministero della Difesa al fianco di soldati regolari, mobilitati e soldati della Wagner, ma soprattitto per la propaganda. Servono alla narrazione del cittadino russo qualunque disposto a morire per liberare l’Ucraina e difendere la Grande Russia. Tanto che si può rientrare nei volontari anche se non si soddisfano i criteri di arruolamento del ministero della Difesa. Non solo. I battaglioni di volontari, lungi da incidere sul campo, sono spesso esaltati dai media di Stato, partecipano a show patriottici e più volte sono stati lodati da Putin. In altre parole la loro vera arma è creare l’illusione che esista in Russia un sostegno popolare alla guerra in Ucraina.

Al momento in Ucraina sono attive una ventina di unità BARS
Uno dei più grandi gruppi di volontari è la Riserva dell’esercito da combattimento speciale della Russia, nota come BARS (“leopardo delle nevi”), creata nel 2015 ma promossa nel 2021, in vista dell’invasione dell’Ucraina. Chi ne fa parte ha svolto un normale addestramento militare pur mantenendo l’occupazione da civile (il posto di lavoro è garantito nel periodo in cui si serve nell’esercito). In tempo di guerra, possono essere richiamati e schierati. Secondo i canali Telegram e le chat di gruppo visionate da The Moscow Times, al momento sono attive in Ucraina una ventina di unità BARS. Il numero dei caduti è sconosciuto. Stando a un conteggio ufficiale della Bbc Russia e di Mediazona, da inizio invasione sono morti 1.111 combattenti volontari. Cifra ben al di sotto di quella reale, che però suggerisce come rappresentino circa il 10 per cento dei caduti.