La caffetteria negli Anni Venti, il bar nei Sessanta e il club nei Novanta. Da sempre l’uomo è alla ricerca di quello che Robert Klanten, Ceo della casa editrice Gestalten, definisce «terzo posto». Un luogo avulso dalla vita quotidiana, lontano da ciò che riguardi la casa o il lavoro. Il suo nuovo libro, Cabin Fever, disponibile per il momento solo in inglese, sembra aver trovato la location adatta al nuovo millennio: le capanne. «Possiamo rilassarci e ricaricarci e, alla fine, diventare persone diverse», ha detto l’uomo ai microfoni della Bbc. E, intanto, dall’Australia all’Europa, la passione per le campagne sta crescendo a dismisura.

Semplicità e vita austera nelle zone più impervie
Semplicità e minimalismo sono le caratteristiche principali di una capanna. Diffusa sin dai tempi più antichi quale rifugio – gli archeologi ne hanno trovato tracce nei centri abitati di 3500 anni fa – oggi offre la possibilità di staccare completamente la spina dalla vita quotidiana e dedicarsi a se stessi. «Tornare alle origini ha permesso di capire quanto ci basti veramente poco», ha dichiarato Stephanie Wade, Ceo e fondatrice dell’azienda di design Ascendant. Tuttavia, come ricorda la Bbc, sopravvivere con il minimo indispensabile spesso ha un rovescio della medaglia. Trascorrere molto tempo in luoghi remoti porta a riempire di più la valigia per non farsi cogliere impreparati.
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Alcuni rifugi sono infatti arroccati in zone impervie. Basti pensare alle capanne La Loica e La Tagua in Cile, opera di Croxatto e Opazo Arquitectos, che sorgono sulle coste del Pacifico oppure alle cabine Folly che Malek Alqadi ha edificato nel deserto della California meridionale. Ambienti ostili, anche e soprattutto per il clima rigido. Per questo «muri spessi e tetti spioventi rendono le cabine coibentate per vivere tutto l’anno», ha detto l’architetto americano.

Acciaio riflettente e legno locale, così le capanne rispettano l’ambiente
Vetro, legno e acciaio. Gli edifici di tutto il mondo utilizzano elementi in grado di non deturpare l’ambiente circostante e rispettare la natura. È il caso di Casa Etérea in Messico e Synvillan in Svezia, realizzate in acciaio lucido per riflettere il paesaggio e inserirsi comodamente nello scenario naturale. Sigurd Larsen, architetto di alcune capanne in Danimarca, ha fatto uso di un legno particolare che spera possa ricoprirsi di muschio con il passare del tempo. Spazio anche ai materiali a chilometro zero. Le moderne tecnologie di costruzione infatti studiano di continuo un modo per fare uso delle materie prime locali, tra cui il legno. Un esempio è offerto dalla cabina Indigo di Woonpioniers nei Paesi Bassi, creata con abete rosso e larice olandesi.

Gli esempi potrebbero andare avanti a lungo, dalle Hytte Imingfjell in Norvegia all’On Mountain Hut in Svizzera. Se tali capanne fanno uso di materiali diversi, molto simile è invece la loro struttura che ricorda la tradizionale forma ad A. Cucina in basso e letti in alto, per «una zona notte nascosta sotto i tetti in cabine verticali a due piani», come ricorda l’autore del libro. Differenti i metodi salvaspazio pensati dagli architetti. Si va dalle ante pieghevoli a persiana della cabina AnuAzu di JRKVC in Slovacchia ai tronchi sotto il letto nell’Aure Boathouse norvegese.
Infine, non potevano mancare estro e fantasia. Hanno così preso vita le capanne a forma di fungo conico in Cina o la baita da trekking Varden, in Norvegia, che ricorda un uovo sodo con rivestimento a nido d’ape alle pendici di una montagna. «Sembra essere l’opera di insetti laboriosi adattata a un uso umano», ha concluso Klanten.
