Innovare costa, si sa. Così Vittorio Colao, da buon manager diventato ministro per l’Innovazione e la transizione digitale, ha chiesto uno sforzo alle casse di Palazzo Chigi a cui fa riferimento il suo dipartimento. L’obiettivo è chiaro: mettere in piedi una squadra di collaboratori di primo piano. Per un costo complessivo di oltre 500 mila euro l’anno.
Certo, si tratta di un gruppo trasversale che, con varie competenze, è chiamato a gestire un capitolo delicato a cui il premier Mario Draghi tiene particolarmente. E per il quale, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono previsti investimenti per 24 miliardi. Non proprio bruscolini, benché la gestione dei fondi spetti ufficialmente al ministero dello Sviluppo economico (Mise). Ma Colao non ha accettato l’incarico per fare solo da spettatore.
Nella squadra di Colao spicca Firpo ex Passera boy
Così il manager, ex numero uno di Vodafone, ha voluto con sé Stefano Firpo, nel ruolo di capo di gabinetto, garantendogli uno stipendio di 150 mila euro a cui si aggiungono 50 mila per l’indennità di collaborazione. Uno dei più remunerati nella schiera di collaboratori di Palazzo Chigi. Ma chi è Firpo? Di sicuro un profilo che si muove bene tra le pieghe del potere, sia politico sia economico. Di recente si era fatto notare per un intervento critico verso il Pnrr di Giuseppe Conte, proprio in materia di innovazione.

Oltre all’esperienza imprenditoriale, che lo ha portato a essere tra i soci fondatori del giornale online Linkiesta, la carriera di Firpo è legata a doppio filo al banchiere Corrado Passera. Dal 2007 al 2009 è stato dirigente presso lo staff dell’allora Ceo di Intesa Sanpaolo all’interno dell’ufficio operazioni strategiche e progetti speciali. Nel 2009 è stato promosso a responsabile dell’ufficio, cementando il sodalizio con l’amministratore delegato. Sempre con Passera ha iniziato il cammino al Mise, diventando capo della segreteria tecnica del banchiere diventato ministro nel governo Monti. Alla fine di quell’esperienza, le strade professionali si sono divise: Firpo è rimasto al ministero anche con Flavio Zanonato nell’esecutivo guidato da Enrico Letta. Il cambio di guardia al governo, con l’approdo di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, non lo ha toccato: Firpo ha infatti conservato l’incarico con la ministra Federica Guidi. È evidente che negli ambienti renziani si trovasse a proprio agio visto che nel 2016 è entrato nel nucleo di coordinamento della politica economica presso la Presidenza del Consiglio guidato da Tommaso Nannicini, in quegli anni mente economica di Renzi.
Valentina Colucci Fabrizio, da Clini a Martina
Molto trasversale è anche il percorso di Valentina Colucci Fabrizio, capo della segreteria di Colao al ministero, con uno stipendio di 90 mila euro lordi l’anno, suddivisi tra trattamento economico e indennità di collaborazione. La sua formazione giuridica l’ha portata prima a collaborare con Stefano Saglia, ex sottosegretario al Mise in quota An del governo Berlusconi. Dopodiché è passata al ministero dell’Ambiente come consigliera giuridica di Corrado Clini, durante l’esecutivo Monti. È rimasta allo stesso dicastero sia con il del dem Andrea Orlando sia con Gian Luca Galletti dell’Udc. Nel 2015, infine, è passata con Maurizio Martina, all’epoca rampante esponente del Pd, al ministero delle Politiche agricole. Infine capo segreteria del vice ministro alla salute Sandra Zampa nel governo Conte due.

L’esperta digitale Camilla Sebastiani e la diplomatica Maria Stefania Fancello
Come capo della segreteria tecnica, invece, Colao ha puntato su Camilla Sebastiani (il cui stipendio, a quanto apprende Tag43, è “in via di definizione”) ex numero uno della direzione sviluppo dei servizi digitali e della Rete dell’Agcom. Nel 2020, però, è entrata al Mise come vice capo gabinetto di Stefano Patuanelli, uno dei volti più noti del Movimento 5 stelle. Il ministro dell’Innovazione ha voluto nello staff anche un consigliere diplomatico, Maria Stefania Fancello, con un importante cursus honorum. Il suo stipendio complessivo è di 40 mila euro l’anno: 25 mila di emolumenti accessori e 15 di diretta collaborazione. È stata infatti ambasciatrice a L’Avana, tra il 2008 e il 2011, prima di traslocare a Tirana. Il ritorno in Italia ha avuto come destinazione naturale la Farnesina, prima di approdare a Palazzo Chigi. Durante il primo governo Conte ha messo piede nell’ufficio del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio. Ora ha fatto un altro passo in avanti.

Alla comunicazione Caterina Perniconi
La comunicazione di Colao, invece, è stata affidata a Caterina Perniconi, con una storia di collaborazioni a sinistra. Già capo ufficio stampa di Fabio Mussi al ministero dell’Università e della ricerca, tra il 2006 e il 2008, nel Prodi II, ha ricoperto lo stesso incarico al ministero dei Beni culturali, tra il 2013 e il 2014, al fianco di Massimo Bray. Dopodiché è passata al Mipaaf con Maurizio Martina, restandoci fino al 2018, per poi diventare consulente media relation del commissariato generale di sezione per la partecipazione italiana a Expo 2020 Dubai. Per l’incarico con Colao è pagata 100 mila euro l’anno: 65 mila di trattamento e 35 mila diretta collaborazione. A chiudere lo staff del ministro, infine, ci sono Luca de Angelis, vice capo della segreteria tecnica, per uno stipendio di 90 mila euro (65 mila+25 mila) e la segretaria particolare, Virginia Caimmi, per una remunerazione pari a 55 mila euro (35 mila+20 mila)