Vigilia di Natale, perché non si mangia la carne

Redazione
24/12/2021

Le cose da sapere su questo precetto religioso, che ha radici molto antiche e “regole” che sono cambiate nel tempo.

Vigilia di Natale, perché non si mangia la carne

Il 24 dicembre, com’è noto, è la vigilia di Natale. E nel corso di questa giornata, è altrettanto noto, la tradizione cristiana prevede che non si debba mangiare la carne, grande assente del tradizionale cenone, sostituita dal pesce (e dai formaggi). Da dove ha origine questa usanza? Proviamo a fare chiarezza.

Astinenza dalla carne, le origini

Innanzitutto, per i cristiani il precetto di rinunciare ai piatti a base di carne ha origini antichissime: è in fondo una penitenza, che permette ai fedeli di seguire il cammino virtuoso mostrato da Gesù. «Non di solo pane vivrà l’uomo», si può leggere nel vangelo di Matteo. Perciò, via dalla tavola la carne, che in passato era un lusso per la maggior parte della popolazione, e perché no anche tutto il resto: nel Medioevo, il calendario cattolico contava circa 150 giorni tra “magro” (astinenza dalla carne) e digiuno.

Astinenza dalla carne, cosa dice la Chiesa

Via via, le maglie si sono fatte sempre più larghe. Se il Codex Iuris Canonici del 1917 prescriveva effettivamente l’astinenza dalla carne, osservata a partire dai sette anni di età, e il digiuno totale (da una mezzanotte all’altra) nei giorni della vigilia di Pentecoste, dell’Assunta, di Ognissanti e del Natale, nella Costituzione Apostolica Paenitemini, firmata nel febbraio 1966 da Paolo VI, le indicazioni sono mutate: digiuno necessario solo il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, fedeli di rito latino tenuti all’astinenza dalle carni in tutti i venerdì dell’anno, purché non coincidano con un giorno annoverato tra le solennità dal calendario liturgico della Chiesa cattolica. Insomma, il precetto del “magro” sarebbe da rispettare oggi 24 dicembre 2021, ma solo in quanto venerdì e non perché vigilia di Natale.

Astinenza dalla carne, ma sì al pesce

Ci sono diverse eccezioni e limiti previsti dalla Chiesa: si è ad esempio tenuti al digiuno dai 18 ai 60 anni, mentre l’astinenza parte invece dai 14. Nei giorni stabiliti, oltre alla carne, sarebbero vietati anche altri cibi e le bevande che «a un prudente giudizio sono da considerarsi come particolarmente ricercati o costosi». Esattamente il caso del pesce, ammesso durante l’astinenza in quanto considerato piatto più austero della carne, quando in realtà è persino più caro.