L’innalzamento delle acque marine, insieme alla costruzione di dighe, sta facendo aumentare la salinità nella regione del delta del Mekong. Così i coltivatori vietnamiti di riso ora preferiscono allevare gamberetti nei grandi stagni che si formano lungo il fiume: una tendenza che farà crescere l’industria ittica del Paese. Il governo ha già fissato l’ambizioso obiettivo di raddoppiare le esportazioni di gamberetti dai livelli attuali fino 10 miliardi di dollari entro il 2025, mentre gli agricoltori del delta hanno beneficiato di sessioni di formazione da parte delle autorità locali e di prestiti agevolati per sostenere la nuova attività. Il maggiore esportatore di pesce del Vietnam, Minh Phu Seafood Corp si pone un obiettivo ancora più ambizioso: trasformare il Paese nel più grande esportatore di gamberetti al mondo, arrivando toccare i 20 miliardi di dollari, o un quarto delle esportazioni globali, entro il 2045. Il Vietnam è il terzo esportatore mondiale di riso, ma già dal 2013 le entrate generate dalle esportazioni di gamberetti – soprattutto verso Europa, Cina e Stati Uniti – hanno superato quelle del cereale e stanno crescendo rapidamente. Il passaggio ai gamberetti dal riso, tuttavia, comporta una serie di problemi ambientali: in primo luogo la scomparsa delle foreste di mangrovie che proteggono dall’erosione costiera e dalle mareggiate; poi la mancanza di controllo sui mangimi e sulla gestione dei rifiuti; infine l’uso di antibiotici che può far aumentare l’inquinamento.
Il Vietnam salta dal riso ai gamberetti
A causa dell’aumento della salinità delle acque del delta del Mekong, i coltivatori si trasformano in allevatori. Mettendo però a rischio l’ambiente.
