Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica

Federico Giuliani
28/01/2023

Crescita del Pil e investimenti delle multinazionali: il momento d'oro del Vietnam rischia di essere rovinato da un terremoto politico, con le dimissioni del presidente Nguyen Xuan Phuc per una storia di corruzione. Ora il capo del Partito comunista Nguyen Phu Trong potrebbe centralizzare le decisioni e invertire il trend.

Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica

Economia in forte crescita, terreno sempre più fertile per gli investimenti delle grandi multinazionali, classe media in ascesa e un mercato interno dinamico. La strada imboccata dal Vietnam sembrava essere quella giusta, con il Paese pronto a vestire i panni della nuova “Tigre asiatica”. Il miracolo economico di Hanoi è stato tuttavia oscurato da un terremoto politico che ha decapitato parte della sua leadership. E che potrebbe avere effetti non trascurabili nel futuro della nazione. Il presidente, Nguyen Xuan Phuc, si è infatti dimesso da tutte le cariche in seguito a presunte violazioni e irregolarità commesse da funzionari – compresi due vice primi ministri e tre ministri – con i quali ha collaborato in passato, negli anni in cui ricopriva il ruolo di primo ministro.

C’è il pericolo di nebulosi giochi di potere

Phuc, l’uomo che ha in parte contribuito al boom vietnamita, promuovendo tanto l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il Vietnam (Evfta) quanto l’accordo di partenariato economico globale regionale (Rcep), è stato sostituito da Thi Anh Xuan. La vice presidente vietnamita è stata nominata presidente ad interim fino a che l’assemblea nazionale, massimo organo legislativo nazionale, non indirrà nuove elezioni presidenziali. Il grande rischio, adesso, è che il Partito comunista vietnamita in carica possa concentrare energie e attenzione alla risoluzione del rebus politico e a nebulosi giochi di potere, anziché sfruttare al meglio il momento d’oro che sta attraversando il Vietnam.

Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica
Nguyen Xuan Phuc. (Getty)

Nguyen Xuan Phuc coinvolto in un’inchiesta sulla corruzione

Nguyen Xuan Phuc, 68 anni, primo ministro vietnamita tra il 2016 e il 2021, era presidente della Repubblica socialista del Vietnam dall’aprile 2021. Phuc si è dimesso a causa del coinvolgimento in un’importante azione anticorruzione che ha provocato la caduta di diversi ministri. La vicenda è ancora avvolta nella nebbia. Da quanto emerso, il Partito avrebbe stabilito la sua responsabilità per varie malefatte commesse da alti funzionari nel periodo compreso tra il 2016 e il 2021, e cioè quando Phuc era primo ministro. Più nello specifico, le accuse riguarderebbero frodi relative a non meglio specificati accordi conclusi nell’ambito della risposta del Vietnam alla pandemia di Covid-19.

Dimissioni che lasciano diversi punti interrogativi

Nella dichiarazione ufficiale del Partito si parla di «violazioni e mancanze» che hanno causato «conseguenze molto gravi». Certo è che le dimissioni del presidente, una carica più istituzionale e meno coinvolta negli affari politici rispetto alle figure di primo ministro e segretario del Partito (che sembrava potesse essere ricoperta proprio dallo stesso Phuc), lasciano numerosi punti interrogativi. In Vietnam, infatti, i cambiamenti politici, a maggior ragione nei ruoli di vertice, sono di solito pianificati e organizzati con la massima attenzione. La mossa improvvisa di Nguyen Xuan Phuc ha lasciato tutti sorpresi.

Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica
Un venditore ad Hanoi, in Vietnam. (Getty)

La nuova Tigre asiatica trascinata dalle esportazioni

E pensare che Phuc, da primo ministro, era riuscito a trasformare il Vietnam nella porta d’ingresso ideale per il mercato dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean), e da qui dell’Asia intera. Detto altrimenti, se Hanoi ha iniziato ad attirare sempre più investimenti di aziende impaurite dalla guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, e dalla conseguente instabilità cinese, lo si deve anche – e soprattutto – agli accordi conseguiti dall’ormai ex presidente. Alla fine del 2022, poco prima che scoppiasse il caso Phuc, il Vietnam poteva vantare dati da favola. Grazie alle forti vendite al dettaglio interne – indice di un mercato interno dinamico – e alle esportazioni, nel 2022 il Prodotto interno lordo vietnamita è cresciuto dell’8,02 per cento, il ritmo annuo più veloce dal 1997.

Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica
In Vietnam boom del Pil. (Getty)

Crescita del Pil oltre ogni aspettativa

Più precisamente, le esportazioni nel 2022 sono aumentate del 10,6 per cento, toccando quota 371,85 miliardi di dollari, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute del 19,8 per cento. Il risultato è sensazionale, anche perché il governo aveva fissato l’obiettivo di crescita nazionale in un range compreso tra il 6 e il 6,5 per cento. E poi perché questo exploit segue un 2012 in cui la pandemia di Covid-19 aveva fatto crescere il Pil del 2,58 per cento, con un impatto non trascurabile sulla manifattura.

Un futuro avvolto nella nebbia: riforme a rischio

Il recente exploit del Vietnam è arrivato, in parte, a causa delle rigide misure sanitarie anti-Covid cinesi, che hanno spinto aziende e multinazionali a cercare nuovi mercati sui quali investire, e in parte per via della richiamata guerra commerciale sino-statunitense. È così che Hanoi è diventato un produttore chiave di beni di consumo come tessuti, calzature ed elettronica per grandi marchi internazionali. Le dimissioni di Phuc, probabilmente figlie di un’epurazione guidata dal capo del Partito Nguyen Phu Trong, lasciano gli investitori globali con molti dubbi. C’è da chiedersi, infatti, se l’addio del presidente vietnamita non possa anticipare una possibile presa di potere intestina di Trong. Una presa di potere, va da sé, che ritarderà le riforme economiche urgentemente necessarie per consolidare la crescita di una delle economie più calde dell’Asia.

Vietnam, il boom economico minacciato dalla crisi politica
Il capo del Partito comunista del Vietnam Nguyen Phu Trong, coi capelli bianchi, parla con il primo ministro dimissionario Nguyen Xuan Phuc. (Getty)

Apple pronta a produrre una parte dei suoi MacBook

In particolare, c’è il timore che Hanoi possa non rispettare la scadenza del 2025, imposta dal Partito, per attuare le riforme per migliorare la Borsa di Ho Chi Minh City. Se Phuc puntava sull’internazionalizzazione dell’economia vietnamita e sull’afflusso di grandi investimenti esteri, Trong potrebbe invece centralizzare il potere e invertire il trend. Eppure, Apple è pronta a produrre una parte dei suoi MacBook in Vietnam, mentre Hp, Dell, Foxconn e Samsung vorrebbero consolidare la loro presenza nel Paese. Come se non bastasse, secondo l’Asian Development Bank il Vietnam sarà l’economia in più rapida crescita del Sud-Est asiatico, seguita dalle Filippine. Giochi di potere interni permettendo.