Basta videocall, si torna all’audio
Riunioni, dibattiti, eventi, chiacchierate. Durante la pandemia la nostra vita si è trasferita su uno schermo. E ora non ce la facciamo più. Per questo le big tech stanno cambiando rotta.
Tra le parole che hanno caratterizzato il 2020 (e finora pure il 2021) sicuramente rientra “videochiamata“. La pandemia, infatti, ha ridotto a zero il contatto umano e costretto con lo smartworking a spostare uffici tra la sala da pranzo e il soggiorno. Quest’overdose di call ha innescato un affaticamento fisico e mentale non indifferente. Un problema a cui le grandi aziende del tech hanno provato a ovviare per sottrazione, detronizzando il video e potenziando le funzionalità dell’audio sulla scorta del grande successo riscosso da Clubhouse (scaricato, a oggi, da più di 16 milioni di persone).
Twitter apripista con Spaces
Il primo a tentare l’esperimento è stato Twitter che, a dicembre, ha lanciato Spaces, una sorta di spazio virtuale che consente all’utente di aprire una chat room sugli argomenti più disparati e accogliervi relatori e uditori. La prova del fuoco sembra essere andata bene, almeno a giudicare dalle parole del Ceo Jack Dorsey che, nel corso dell’ultimo briefing sui ricavi dell’azienda, ha sottolineato l’intenzione di continuare a perfezionare questa novità, giusto compromesso tra la brevità puntuale del tweet e l’approfondimento del longform. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Facebook che ha introdotto la possibilità di partecipare a dirette e live room attivando soltanto l’audio. Non poteva certo mancare Spotify che, negli ultimi mesi, ha impegnato oltre 100 esperti nello sviluppo di soluzioni utili a soddisfare le richieste di un mercato che, sulla piattaforma, non cerca più soltanto la musica. E con le riunioni di lavoro che si fa? Ovviamente ci hanno pensato Slack e LinkedIn, impegnati da tempo nel potenziamento della messaggistica istantanea con l’obiettivo di integrarla con spazi virtuali di conversazione.
Una nuova era per i social media
Che si tratti di un dibattito in diretta, di un podcast o di un audiolibro, insomma, l’audio streaming ha conquistato, grazie al lockdown, il cuore di un pubblico sempre più numeroso. Attirato, probabilmente, dall’idea di potersi intrattenere con un’attività che non sia esclusiva come ha spiegato Jamie Gilpin, chief marketing officer di Sprout Social, in un’intervista al Washington Post: «In nome del multitasking, molte aziende stanno mettendo a punto app che sfruttino esclusivamente la tecnologia audio, mettendo da parte tutte quelle funzionalità a cui avevano dato la priorità. Si tratta di una nuova era per i social media che, in questo modo, scelgono di capitalizzare su un engagement più intimo e meno a largo raggio».