Durante una partita di calcio femminile tra Vicenza e Jesina dagli spalti sono partiti insulti razzisti a una giocatrice. Dopo la partita la presidente Erika Maran ha denunciato l’accaduto tramite un video pubblicato su Facebook.

Gli insulti razzisti a Vicenza contro una giocatrice
«Bestia, sei scura, bestia!». Questi gli insulti razzisti nel match di Vicenza-Jesina, Serie C Femminile. Gli insulti che hanno colpito il campo a Tavernelle dagli spalti occupati dagli ultrà ospiti. Le espressioni, riprese dalle telecamere della piattaforma Sport Veneto Tv, sono state pronunciate da due voci diverse, con precisione una maschile e una femminile, rivolte alla ventiduenne Rafiat Sule Folakemi, calciatrice nigeriana del Vicenza.
L’atleta avrebbe provocato un episodio controverso in campo, rispondendo con una pedata alle provocazioni di un’avversaria, venendo espulsa con il cartellino rosso dal direttore di gara Gianluca Toselli.

La condanna della presidente della squadra e del sindaco
La presidente Erika Maran ha denunciato l’accaduto, tramite un video postato su Facebook sulla pagina del club: «Quello che è accaduto è una cosa fuori di testa, che va oltre a quella che è la giustizia sportiva. Credo che mi muoverò a livello penale, in quanto è un episodio decisamente grave, e soprattutto perché non erano tanti i tifosi della Jesina presenti a Tavernelle, quindi non dovrebbe volerci troppo a individuare i colpevoli. L’unico scoglio è superare la paura di denunciare, ma io metto la tutela delle mie ragazze davanti a tutto e quindi non ho timore di espormi in prima persona».
Oltre alla presidente del club ha parlato di ciò che è accaduto anche il sindaco Vicenza Francesco Rucco esprimendosi fortemente: «non possiamo assolutamente tollerare episodi come quello avvenuto ai danni della giovane calciatrice vittima di pesanti insulti dagli spalti». L’assessore allo sport Matteo Celebron, ha evidenziato come ora vadano «individuati i responsabili ed educati, prima ancora che perseguiti. Condanno con fermezza un atto razzista che non trova giustificazioni».