Due donne, Vera Fiorani e Anna Masutti, per un tesoretto del valore di 60 miliardi e 800 milioni. Risorse ingenti, destinate al finanziamento delle opere ferroviarie, impiegando in parte i fondi del Pnrr, che al capitolo delle rotaie ha destinato in totale 26 miliardi e mezzo. Lo scopo? Quello di sbloccare i cantieri e far viaggiare, nel vero senso della parola, il Paese. Su binari ad Alta velocità, e non solo. Questa macchina da soldi sarà gestita da Fiorani, amministratrice delegata di Rete ferroviaria italiana (Rfi) e da poco nominata dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Enrico Giovannini commissaria straordinaria per l’anello ferroviario a Roma, la linea Ferrandina-Matera La Martella, e la Taranto-Metaponto-Battipaglia. E dal Mit l’indicazione è stata chiara: da Vincenzo Macello a Mariano Cocchetti, i commissari sono tutti dirigenti Rfi. Una bella iniezione di potere nelle mani di Fiorani, visto che l’azienda è già considerata la cassaforte del gruppo Ferrovie dello Stato, perché deputata alla gestione della rete.
Vera Fiorani, cursus honorum di un’economista
Fiorani è una abituata a “dare del tu” al potere. Ha assunto l’incarico a dicembre 2020, sotto la spinta dell’allora ministra Paola De Micheli, che ha voluto imprimere una svolta femminile ai vertici della società. “L’ad è una figura interna a Rfi, ha fatto tutta la trafila fino al ruolo apicale. Anche se il suo profilo è particolare”, spiegano a Tag43, in riferimento a una differenza evidente con il predecessore. Maurizio Gentile aveva infatti una formazione da ingegnere, lei da economista. Non un dettaglio per chi si occupa “del ferro”. Una particolarità rintracciabile nel cammino che l’ha portata ai vertici. Prima del salto alla tolda di comando era, infatti, responsabile dell’area finanze e controllo e, soprattutto, era presidente di Ferservizi, la società che gestisce le attività di back office, cioè quelle non direttamente connesse all’esercizio ferroviario.

Il via libera del Partito Democratico
La benedizione finale sul nome di Fiorani è arrivata dal Partito democratico, in primis da De Micheli, con il placet del Movimento 5 stelle che ha invece indicato la presidente Masutti. La neo-ad è già presidente di due società di proprietà di Rfi: Grandi Stazioni Rail Spa – incaricata di riqualificare, valorizzare e gestire le 14 principali stazioni ferroviarie italiane – e la più piccola e meno nota Blueferries srl, dedita al trasporto marittimo con navi tradizionali e con unità navali veloci. La missione principale è l’attività di traghettamento di mezzi gommati sullo Stretto di Messina. Inoltre figura nel consiglio di amministrazioni di Anas, società che a sua volta ha beneficiato della nomina di altri commissari per le 14 opere stradali da realizzare.
La scalata della professoressa Masutti
Masutti, gradita ai grillini, invece arriva per la prima volta nelle ferrovie. Docente di diritto della navigazione all’Università di Bologna, ha avuto rapporti con l’Enac, in veste di esperto giuridico del comitato tecnico, economico e giuridico dell’ente per l’aviazione. Per questo ruolo è stata anche lambita, nel 2008, da un’inchiesta sull’aeroporto di Bologna, da cui è comunque uscita immacolata. Nella sua carriera ha collaborato con Leonardo, all’epoca ancora Selex Sistemi, nell’ambito del progetto infrastrutturale europeo denominato Cielo Unico Europeo, e con l’Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici). Tra le tante esperienze è stata coordinatrice e docente alla School in Aviation Management, in collaborazione con l’Enav.

Pochi giorni prima della nomina in Rfi la docente era stata ascoltata, in audizione, al Senato, per dare la sua opinione sulla riforma relativa alla “capacità dell’agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea di agire in qualità di organo di valutazione”. Qualcosa di lontanissimo dalle rotaie. Ma il suo nome era stato oggetto di un’interrogazione parlamentare, su una presunta incompatibilità, quando si vociferava di un possibile passaggio ai vertici dell’Enac.
Il senatore di Forza Italia, Antonio Barboni, rilevò che Masutti è “esperta di diritto della navigazione e dei trasporti e socio dello studio legale R&P Legal” e “il ruolo di presidente dell’Enac deve essere ricoperto da un soggetto che possa garantire la terzietà, la trasparenza e la neutralità proprie di un’autorità di regolazione e vigilanza, e pertanto non vi possano sussistere elementi di tutela di interessi privati”. Ma il problema non si è posto più, la manager ha preferito il treno all’aereo.