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Il richiamo di Venere

Il gemello della Terra è stato snobbato per decenni. Ora sono previste tre nuove missioni sul pianeta, due della Nasa e una dell’Esa. Uno degli obiettivi è scoprire l’esistenza di mondi abitabili nella nostra galassia.

5 Luglio 2021 11:305 Luglio 2021 14:45 Redazione
venere e le nuove missioni

È considerato il gemello della Terra nonostante sia un vero e proprio inferno. Dopo decenni di disinteresse, ora Venere torna in auge con l’annuncio di tre nuove missioni: l’invio delle sonde Nasa Veritas e Davinci+ e del satellite europeo EnVision. L’obiettivo è comprendere perché Venere sebbene sia estremamente simile al nostro Pianeta sia in realtà così inospitale. Entrambi hanno infatti le stesse dimensioni, la stessa età e hanno orbite simili intorno al Sole. Per questo motivo, sotto le nuvole di Venere si pensava potessero nascondersi oceani e foreste. Esattamente come sulla Terra. Una convinzione andata però in frantumi con l’invio delle prime sonde negli Anni 70 e 80 – sia da parte degli Usa che dell’allora Unione sovietica – che hanno rivelato come Venere fosse in realtà una versione dell’inferno. La temperatura è di 475 gradi centigradi, la pressione di 93 bar (la stessa che si ha a 1000 metri sott’acqua). Le sonde sovietiche riuscirono a inviare dati per due ore, prima di essere distrutte dal calore e dalla pressione.

Ma perché la Terra e Venere sono così diversi? La causa principale risiede nell’enorme quantità di anidride carbonica accumulata sul pianeta e che genera un effetto serra costante. Detto questo, Venere è stato solo “sfortunato” rispetto al nostro Pianeta? Rispondere a questa domanda aiuterebbe non solo a comprendere come la vita sia apparsa e si sia evoluta sulla Terra, ha spiegato al Guardian il fisico Colin Wilson dell’Università di Oxford, ma anche a scoprire pianeti abitabili in orbita attorno ad altre stelle della nostra galassia.

Venere era il pianeta ‘giusto’ nel posto sbagliato?

In altre parole la Terra è l’eccezione e Venere la norma? Se fosse così, addio vita aliena. Come ha sottolineato Giada Arney, del team della sonda Davinci+ della Nasa, «la nostra indagine sull’evoluzione di Venere può aiutarci a capire meglio come i mondi abitabili siano distribuiti nell’universo e come i pianeti abitabili si evolvano nel tempo». Venere per esempio poteva essere il pianeta giusto nel posto sbagliato. La maggiore vicinanza al Sole rispetto alla Terra – 108 milioni di km contro quasi 150 – ha reso Venere fin dalla sua formazione – 4,5 miliardi di anni – leggermente più caldo. Il vapore acqueo presente nella sua atmosfera di conseguenza non si è mai condensato formando oceani e mari, che nel caso della Terra hanno svolto un ruolo cruciale nell’assorbimento dell’anidride carbonica impedendo il riscaldamento incontrollato dovuto all’effetto serra.

Le nuove tecnologie di Veritas, EnVision e Davinci+

Secondo altre teorie, in origine sulla superficie di Venere ci sarebbe stata acqua liquida. Poi un evento esterno potrebbe aver scatenato il riscaldamento che ora avvolge il Pianeta. Le tre nuove sonde cercheranno proprio di raccogliere indizi su ciò che è avvenuto. Studiare la superficie del pianeta sarà cruciale, ha detto Colin Wilson dell’università di Oxford. «La sonda statunitense Magellan, arrivata su Venere nel 1989, ha utilizzato il radar per tracciare una mappa del Pianeta che ha rivelato l’esistenza di alcuni vulcani e una superficie con profonde fratture». In quel caso però si trattava solo di una istantanea. Ora le nuove sonde grazie alla tecnologia messa a punto negli ultimi decenni invieranno immagini molto più chiare e dinamiche. Sia Veritas della Nasa che EnVision dell’Agenzia spaziale europea mapperanno la superficie di Venere orbitando sopra la fitta coltre di nubi acide. Davinci+ invece trasporterà una piccola sonda che verrà rilasciata con un paracadute attraverso l’atmosfera per raccogliere e campionare i gas. Studiando i livelli di deuterio, un isotopo dell’idrogeno, si potrà determinare – almeno questa è la speranza – quanta acqua fosse presente in origine sul pianeta, mentre l’analisi di gas come argon e neon potrebbe indicare se un tempo sulla superficie fosse presente o meno acqua allo stato liquido. «È sorprendente quanto poco sappiamo di Venere», ha ammesso Tom Wagner, scienziato del Discovery Program della Nasa. «Tuttavia, i risultati combinati di queste tre missioni ci daranno informazioni sul pianeta: dalle nuvole ai vulcani, fino al suo nucleo. Sarà come riscoprirlo».

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