Alpha, Beta, Gamma, Delta. D’ora in poi, parlando di Coronavirus, avremo a che fare con l’alfabeto greco. Saranno questi infatti i nuovi nomi delle varianti del Sars-Cov-2. Rispettivamente indicheranno la “inglese” (B.1.1.7), la “sudafricana” (B.1.351), la “brasiliana” (P.1) e l’“indiana” (B.1.617.2). Lo ha deciso l’Oms con l’obiettivo di evitare ogni tipo di stigmatizzazione e discriminazione nei confronti dei Paesi in cui le varianti sono state originariamente sequenziate. La preoccupazione è fondata. Basta pensare a ciò che accadde nel pieno della prima ondata negli Usa quando Donald Trump si ostinò a definire il Sars-Cov-2 «virus cinese» alimentando la sinofobia e il razzismo nel Paese.
Le lettere greche non sostituiranno i nomi scientifici delle varianti
«Nessun Paese dovrebbe essere stigmatizzato per il rilevamento e la segnalazione di varianti», ha twittato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnica del Covid-19 dell’Oms, chiedendo una sorveglianza rafforzata delle varianti e la condivisione dei dati scientifici per contrbuire a fermarne la diffusione. Van Kerkhove ha anche ricordato che le lettere greche non sostituiranno in nomi scientifici. «Sebbene abbiano i loro vantaggi, questi nomi scientifici possono essere difficili da pronunciare e ricordare», ha aggiunto la funzionaria dell’Oms. «Di conseguenza, le persone ricorrono spesso a chiamare le varianti in base ai luoghi in cui vengono rilevati, il che è stigmatizzante e discriminatorio». In caso venissero identificate più di 24 varianti, esaurendo così le lettere dell’alfabeto greco, allora si procederà con una nuova denominazione.
Today, @WHO announces new, easy-to-say labels for #SARSCoV2 Variants of Concern (VOCs) & Interest (VOIs)
They will not replace existing scientific names, but are aimed to help in public discussion of VOI/VOC
Read more here (will be live soon):
https://t.co/VNvjJn8Xcv#COVID19 pic.twitter.com/L9YOfxmKW7— Maria Van Kerkhove (@mvankerkhove) May 31, 2021
Storicamente, come scrive il Guardian, le malattie hanno preso il nome dai luoghi in cui si pensava si fossero sviluppate. Ne sono un esempio il virus Ebola, che prende il nome dall’omonimo fiume congolese e la cosiddetta influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 causò almeno 100 milioni di morti in tutto il mondo e le cui origini sono tuttora sconosciute.