La variante Delta è presente in Italia e secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie entro fine agosto sarà dominante in Europa, causando il 90 per cento dei contagi. Dalla Lombardia alla Campania, dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna, alla Sardegna, i laboratori delle autorità sanitarie territoriali hanno rilevato la mutazione indiana del Coronavirus in alcuni persone risultate positive. Casi sono stati segnalati anche in Abruzzo, Toscana, Sicilia, Lazio e Piemonte. Nessun soggetto ha manifestato sintomi gravi, i numeri sono bassi ma non è detto che il fenomeno sia circoscritto.
In Lombardia si affaccia anche la variante K
Regredisce la pandemia in Lombardia, al contempo si rafforza l’attività di monitoraggio sulla variante Delta (25 contagiati nelle zone di Piacenza e Cremona, 3,2 per cento di casi) e si affaccia anche la mutazione Kappa (0,8 per cento, sottospecie della Delta), meno preoccupante ma da tener d’occhio.
La Delta in Campania
In Campania sono stati segnalati 83 casi nei paesi del vesuviano e 44 a Torre del Greco, 25 in Friuli Venezia Giulia, 15 in Sardegna e 5 in Abruzzo. Si segue con attenzione lo sviluppo della variante Delta Plus, molto diffusa in India, che si trasmette con più facilità rispetto alle altre mutazioni – permette al virus di legarsi meglio ai recettori delle nostre cellule polmonari per infettarle – e che probabilmente è maggiormente resistente agli anticorpi monoclonali.
In Italia la mutazione Delta è in leggero ma costante aumento
Nel Paese l’allerta è già scattata. Numeri bassi e casi non gravi non fanno abbassare la soglia d’attenzione, considerato che gli scostamenti nelle regioni tendono a salire. Dall’1 per cento registrato il 18 maggio dall’Istituto superiore di Sanità, a metà giugno la mutazione aveva toccato il 3,4 per centodei sequenziamenti nazionali, fino a raggiungere il 9 per cento pochi giorni dopo. Del monitoraggio si occupa l’Istituto Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, sulla base delle sequenze depositate nella banca dati internazionale Gisaid. Secondo lo studio dei bioinformatici dell’Istituto, delle 1193 sequenze totali selezionate dal Gisaid tra il 20 maggio e il 21 giugno, 198 casi (9,3 per cento) corrispondono alla variante Delta (B.1.617.2), in aumento rispetto al periodo 15 maggio-16 giugno, quando erano pari al 3,4 per cento. Le statistiche, precisa una nota del Centro, corrispondono a quelle pubblicate dal Gisaid e non possono rappresentare l’esatta diffusione del virus sul territorio, che nelle ultime 48 ore è dato in crescita. Proprio ieri il presidente del Ceinge, Pietro Forestieri, ha affermato che si stima un incremento fino al 25 per cento.
Vaccinazione e tracciamento sono essenziali per prevenire la diffusione
La vaccinazione e l’attività di tracciamento sono essenziali per prevenire la diffusione del contagio, una procedura che ha subìto un rallentamento nelle ultime settimane. Molti dei contattati per sottoporsi al tampone non hanno ancora risposto all’invito delle Asl. Si tratta di soggetti che sono stati a stretto contatto con i pazienti risultati contagiati dalla variante Delta. Resta forte il sospetto che qualcuno si sottragga al controllo per paura di perdere la possibilità di andare in vacanza.