Se c‘è qualcuno a Mosca oltre a Vladimir Putin che sa se e quando la Russia attaccherà l‘Ucraina, questo è Valery Gerasimov, capo di stato maggiore generale delle forze armate russe. O forse in realtà non lo sa nemmeno lui, visto che il signore al Cremlino ama fare le sorprese e decide tutto all’ultimo momento.
Le voci dell’offensiva russa in Ucraina e il faccia a faccia Biden-Putin
Da qualche settimana tra Washington e Bruxelles si rincorrono le voci di una offensiva su larga scala della Russia nell’ex repubblica sovietica. Media statunitensi avrebbero svelato i piani grazie a fonti, anonime, con tanto di foto satellitari e numeri alla mano, che indicherebbero 175 mila soldati pronti a invadere il Paese. Nel duro faccia a faccia con Vladimir Putin, Joe Biden ha minacciato «sanzioni mai viste», in caso di attacco escludendo però una risposta militare Usa. Dal canto suo il capo del Cremlino ha confermato le sue preoccupazioni circa l’espansionismo della Nato in Ucraina.
La smentita di Zelensky su un possibile attacco
Da Kiev due settimane fa era partita la voce che l’attacco sarebbe programmato per la fine di gennaio 2022. Il presidente Voldoymyr Zelensky, che a novembre aveva annunciato un colpo di Stato filorusso per il primo di dicembre organizzato dall’oligarca Rinat Akhmetov con la complicità della Russia, per poi smentire tutto, ha ribadito comunque che il Cremlino è pronto alla guerra. E a guidarla ci sarebbe proprio Valery Gerasimov.

Il difficile compromesso tra Russia e Usa su Kiev
Al di là del fatto che la Russia, a tutti i livelli, ha smentito di voler invadere l’Ucraina e di non avere nessun interesse a farlo, la questione è diventata il primo punto di frizione tra Cremlino e Casa Bianca. Da una parte Mosca non vuole l’Ucraina nella Nato e chiede garanzie sulla sicurezza ai propri confini, dall’altra Washington continua a ribadire che la porta dell’Alleanza atlantica per Kiev rimane aperta e l’appoggio militare continua. Se non verrà trovato presto un compromesso, su questo e sugli altri tavoli in cui Russia e Stati Uniti si possono scambiare sgarbi o favori, la carta Gerasimov diventerà sicuramente più attuale.
La carriera di Gerasimov ora vice ministro della Difesa
Da quasi 10 anni Valery Gerasimov guida le forze armate russe ed è anche vice ministro della Difesa, alle spalle di Sergei Shoigu. Nato nel 1955, ha frequentato la Scuola militare a Kazan e tra gli Anni 70 e 80, ai tempi ancora dell’Unione Sovietica, ha iniziato la carriera nell’Armata Rossa. Dopo la specializzazione all’Accademia dello stato maggiore, con stazioni tra il Caucaso del nord, San Pietroburgo e Mosca, il generale è salito alla ribalta all’inizio di questo decennio, diventando il vice capo di stato maggiore nel 2010. Poi, con l’arrivo di Shoigu alla Difesa, è passato direttamente al comando, diventando anche automaticamente membro del Consiglio di sicurezza. Nel 2015 è stato il regista e comandante dell’operazione russa in Siria, per la quale nel maggio dell’anno successivo si è guadagnato il titolo di Eroe della Federazione russa. Ma ancora prima, in Ucraina aveva già messo il suo zampino.

Gerasimov nella lista nera Ue dopo la presa della Crimea
La crisi a Kiev nel 2013-2014, conclusasi con la fuga del presidente Victor Yanukovich e il cambio di regime in Ucraina, considerato un colpo di stato a Mosca, aveva scatenato la reazione russa, con la presa della Crimea nel giro di pochi giorni, senza sparare un colpo. Se all’inizio Putin aveva negato il coinvolgimento diretto, poi aveva ammesso chiaramente che i famosi omini verdi senza mostrine erano in realtà militari dell’esercito russo agli ordini di Gerasimov. Che era finito per questo sulla lista nera dei sanzionati dall’Ue. Nel 2018 è finito nella Putin List del Tesoro Usa, dove in realtà si trova ancora, anche se la cosa non gli impedisce certo di trattare più o meno quotidianamente con i suoi pari a stelle e strisce. Accompagnando Putin aveva partecipato anche al summit di Ginevra dello scorso giugno con Biden e negli scorsi mesi si è trovato e sentito più volte per colloqui con il suo omologo Mark Milley.
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La fake news della ‘dottrina Gerasimov’
Nell’opinione pubblica occidentale il generale e vice ministro incarna l’immagine della Russia militarmente aggressiva che appena può combatte guerre sporche, conflitti ibridi teorizzati in quella che è stata definita la dottrina Gerasimov. Peccato che pure chi aveva coniato nel 2014 questa definizione, adatta più alla propaganda che all’analisi, ossia Mark Galeotti, storico britannico esperto di Russia di solito ben informato ed equilibrato anche se comunque vicino alla linea critica di Londra e Washington, ha dovuto ammettere nel 2018 in un articolo su Foreign Policy che la dottrina Gerasimov non esisteva.
Mosca finora ha agito a sorpresa, non annunciando offensive
Ora bisogna vedere quali saranno i prossimi passi di Putin. Il Cremlino sino a ora ha agito sui terreni di guerra a sorpresa, dalla Siria alla Crimea e al Donbass. Gli scenari dalla Georgia nel 2008 all’Ucraina nel 2014 sono stati attuati secondo la tattica del salame (eliminando l’opposizione fetta dopo fetta), del fait accompli, militarmente parlando, più che dell’invasione telefonata su larga scala. Ci si può dunque aspettare presto o uno sviluppo del genere o il ritorno alla quiete. Almeno sino alla prossima puntata.