Il 16 giugno 1963 l’astronauta sovietica Valentina Tereshkova iniziava il suo viaggio a bordo della navicella Vostok-6. Prima donna a realizzare una tale impresa.
Valentina Tereshkova: da Maslennikovo allo spazio
Nata il 6 maggio 1937 nel villaggio russo di Maslennikovo da una famiglia bielorussa non abbiente, Tereshkova visse un’infanzia complicata a causa della scomparsa del padre durante la Seconda guerra mondiale. Determinata e coraggiosa, non si fece schiacciare dalle difficoltà e, sin da giovane, si diede da fare per aiutare la famiglia a mantenersi economicamente. Dapprima, in una fabbrica che produceva pneumatici e, successivamente, in un’impresa specializzata nella produzione di fili da cucito. Fu la passione per il paracadutismo a cambiare la sua vita. A 22 anni e all’insaputa della madre fece il suo primo lancio. Un’esperienza indimenticabile che, nei tre anni successivi, la spinse a studiare per prendere il brevetto professionale.

Nel febbraio del 1962, forte di una preparazione tecnica solida, la 25enne si presentò assieme ad altre 400 donne alle selezioni per diventare una cosmonauta. Dopo Yuri Gagarin, il governo sovietico puntava a conquistare anche il primato della prima donna nello spazio. Così, superate le selezioni, Tereshkova fu sottoposta per mesi a un duro programma di training che prevedeva test di isolamento, sessioni in centrifuga per adattare il corpo alle accelerazioni e intense lezioni di teoria sul volo spaziale. Nel novembre del 1962, passati tutti gli esami, Valentina divenne luogotenente dell’aeronautica sovietica.
Valentina Tereshkova in codice Chaika
Scelta come controparte femminile del collega Valerij Bykovsky (partito due giorni prima di lei a bordo della Vostok 5) nel programma spaziale Vostok, il 16 giugno 1963 alle ore 12.29 fu lanciata in orbita all’interno della capsula Vostok 6. Era la seconda volta che due veicoli spaziali con equipaggio a bordo si trovavano contemporaneamente nello spazio. Tereshkova aveva solo 26 anni quando, col codice di chiamata Chaika (‘gabbiano’), entrò in orbita infrangendo anche il record di Gagarin, che di anni ne aveva 27. Il suo viaggio durò poco meno di tre giorni. Fece ritorno sulla Terra il 19 giugno 1963, atterrando con un paracadute.

I tragici retroscena del viaggio emersi solo 30 anni dopo
L’enorme rilievo dell’impresa, celebrato dalla stampa come l’ennesimo successo della tecnologia sovietica, nascondeva un dietro le quinte tragico. Per oltre 30 anni, infatti, non si seppe nulla dei gravi intoppi incontrati durante il viaggio. Pochi minuti dopo l’ingresso in orbita, infatti, Tereshkova si accorse che la navicella era in una posizione anomala e rischiava di disperdersi nello spazio. La manovra di riallineamento fu eseguita dai tecnici a terra poiché l’astronauta non sembrava in grado di ragionare lucidamente per lo stress. Le cose non migliorarono il secondo giorno: Valentina iniziò a vomitare, forse per il mal di spazio, forse per il cibo, e ad accusare forti dolori alle gambe e alla testa. Una condizione di spossatezza con cui affrontò un ritorno a casa altrettanto problematico. Uscita dalla capsula, capì che c’era il rischio di atterrare in un lago. Fortunatamente il vento la aiutò, spingendola verso la terraferma. L’urto violento contro il suolo le procurò una ferita al viso e al naso. Venne immediatamente portata in ospedale e, dopo qualche ora, nuovamente trascinata lì dove era arrivata per girare le scene dell’atterraggio. Costretta a sfoggiare un sorriso smagliante nonostante il dolore e a onorare il merito del governo sovietico. Oltre a parate, premi e onorificenze, il governo le dedicò un francobollo commemorativo e l’azienda Belomo, tra il 1965 e il 1974, produsse una linea di macchine fotografiche denominata ‘Chaika’. Ma non è tutto. A perenne memoria di quel viaggio, diedero addirittura il suo nome a un cratere lunare, nelle vicinanze del Mare Moscoviense.

La carriera politica al fianco di Putin
Diventata un’eroina nazionale, Tereshkova si fece strada anche nella politica. Nel 1966 fu eletta tra i membri del Soviet Supremo dell’Urss e, qualche anno dopo, divenne presidente del comitato delle donne dell’Unione Sovietica e vicepresidente della commissione per l’Educazione e la Scienza. Dopo la fine del regime comunista, fu eletta membro della Duma nella lista regionale di Jaroslavl’ e, nel 2011, in quella federale nelle liste di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Incarico che le venne riconfermato nel 2016. In occasione del suo 80esimo compleanno, il presidente russo le ha dedicato una cerimonia solenne, celebrandola come eterno simbolo della patria. Un omaggio che Tereshkova ha ricambiato, presentando a marzo 2020 un emendamento che azzera i mandati presidenziali permettendo a Putin di ricandidarsi al Cremlino nel 2024. Com’è noto, la proposta fu approvata dalla Corte costituzionale poche settimane dopo. All’alba degli 84 anni, le rimane irrealizzato solo un sogno, quello di volare su Marte.