I ricercatori dell’Istituto Spallanzani di Roma hanno scoperto, per primi al mondo, che il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale di una persona affetta da questa malattia, in una forma capace di replicarsi. «Il virus è stato isolato nei laboratori dell’Istituto dal liquido seminale prelevato da un paziente 6 giorni dopo la comparsa della febbre e, in coltura cellulare, si è dimostrato capace di infettare e di replicarsi in laboratorio», spiega l’istituto romano i una nota.

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Vaiolo delle scimmie, virus rilevato nello sperma di sei pazienti
«Finora la presenza del materiale genetico del virus è stata rilevata nel liquido seminale di 6 dei 7 pazienti studiati allo Spallanzani, ma in questo caso il virus è stato anche isolato in coltura», rende noto l’istituto. «I ricercatori stanno conducendo ulteriori studi sulla durata e persistenza del virus nello sperma e in altri materiali biologici, per comprendere a fondo i meccanismi della trasmissione di questo virus da uomo a uomo».

Vaiolo delle scimmie, l’importanza della scoperta
In particolare, la scoperta potrebbe fare luce sul ruolo della trasmissione sessuale, ipotizzata nel contesto dell’attuale focolaio che ha coinvolto oltre mille casi, segnalati da 28 Paesi del mondo in cui tale infezione non è endemica. Questo risultato fa seguito al lavoro dei ricercatori dell’Istituto Spallanzani sul monkeypox che ha portato all’identificazione dei primi casi italiani, oggetto la settimana scorsa di un articolo sulla rivista del Centro europeo per il controllo delle malattie Eurosurveillance. Così come al primo sequenziamento di del vaiolo delle scimmie in Italia, che ha dimostrato l’appartenenza di questo virus al ceppo responsabile dell’attuale diffusione internazionale.
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