Facebook si sveglia e censura #Vaccineskills
Dopo le accuse della Casa Bianca, il social ha censurato l'hashtag usato da complottisti no vax per diffondere fake news sulla campagna vaccinale e sui farmaci.
Facebook fa un passo in avanti nella lotta alle fake news e alla disinformazione sui vaccini. Dopo le accuse della Casa Bianca che ha tacciato il social di Mark Zuckerberg di aver contribuito alla diffusione di bufale sulla campagna e prestato il fianco alle teorie complottiste dei no vax, la piattaforma ha bloccato e oscurato l’hashtag #VaccinesKill, i vaccini uccidono.
#VaccinesKill, un hashtag duro a morire
Come riportato dalla Cnn, la misura è stata adottata dopo l’ennesima richiesta di chiarimenti da parte della stampa sul perché quell’hashtag esistesse ancora e desse spazio a teorie false e potenzialmente dannose. Una situazione assolutamente identica a quella che, circa due anni fa, si era verificata su Instagram (sempre di proprietà di Zuckerberg) dove, nonostante si parlasse di controlli più stringenti sui contenuti pubblicati dagli antivaccinisti, #VaccinesKill continuava a rimanere attivo e, ancora peggio, a essere uno dei primi risultati nella barra di ricerca. Soltanto le innumerevoli denunce dei giornalisti e la gogna pubblica hanno spinto Facebook ad attivarsi per rimuoverlo dall’algoritmo una volta per tutte.
Un hashtag velenoso inserito per condividere post già virali
Prima che venisse rimosso, l’hashtag raggruppava notizie di vario genere: da messaggi allarmisti in cui si parlava di «vaccini che divoravano il cervello delle persone» a tesi apocalittiche in cui si spiegava per filo e per segno come la campagna fosse parte di «una strategia studiata per sterminare la popolazione mondiale». Senza dimenticare la solita, vecchia convinzione secondo cui attraverso il vaccino si inietta un software per controllare il paziente. La percentuale di attività dell’hashtag in sé non era particolarmente alta ma gli utenti l’hanno adoperato per diffondere ulteriormente contenuti già diventati virali. Alcuni, ad esempio, avevano inserito l’hashtag sotto un video dell’anchorman della Fox Tucker Carlson o di quello di InfoWars Alex Jones. Altri, invece, avevano condiviso articoli redatti da testate palesemente No Vax, spacciandole per fonti autorevoli. Ma, la cosa più surreale, sta sicuramente nel fatto che molti di questi post fossero accompagnati dall’invito di Facebook ad assicurarsi che le informazioni messe in circolo fossero verificate. Alla domanda sul perché l’hashtag non fosse stato eliminato subito, un portavoce di Facebook ha risposto che l’inattività di #Vaccineskill non aveva messo in allarme: «Sono diversi i fattori che adoperiamo nel momento in cui valutiamo se un hashtag rispetta o meno il nostro regolamento. Tra questi, senza dubbio, la quantità e la qualità dei contenuti», ha sottolineato. «Su Instagram, abbiamo bloccato tutto nel 2019 perché abbiamo riscontrato una forte violazione della policy. Su Facebook, allora, non c’era questo problema. Ora tutto è degenerato e siamo chiaramente corsi ai ripari».
La difficoltà a stanare i complottisti
Dopo un’iniziale condanna rivolta alla piattaforma, il presidente americano Joe Biden ha corretto il tiro, scagliandosi contro chi usa i social, siano cittadini comuni o organizzazioni, come cassa di risonanza di opinioni distorte. A oggi, rimane molto complicato individuare elementi del genere ed eliminarli dai social network perché, spesso, gli utenti ricorrono a stratagemmi che consentono di non finire nel radar della vigilanza online, eludendo così il ban.