Usa-Sud Corea, cosa c’è dietro le più grandi esercitazioni militari dal 2018

Matteo Innocenti
24/08/2022

Gli Stati Uniti hanno quasi 30 mila soldati in Corea del Sud: al via le più grandi esercitazioni militari dal 2018. Per far fronte alle minacce nucleari del Nord. Pyongyang ha respinto la mano tesa di Seul, che offriva aiuti economici in cambio di passi concreti verso la denuclearizzazione.

Usa-Sud Corea, cosa c’è dietro le più grandi esercitazioni militari dal 2018

Ulchi Freedom Shield. Si chiamano così le più grandi esercitazioni militari congiunte dal 2018 iniziate da Stati Uniti e Corea del Sud, in risposta alla crescente minaccia nucleare della Corea del Nord. Le esercitazioni estive, che dovrebbero concludersi il primo settembre, hanno preso il via dopo che il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, entrato in carica a maggio, ha promesso di «normalizzare» le addestramenti combinati con gli Usa, così da aumentare la deterrenza contro il regime di Pyongyang.

«Il mantenimento della pace nella penisola coreana si basa sulla nostra capacità di mantenere la sicurezza, che deve essere ermetica», ha detto Yoon durante una riunione di gabinetto, annunciando addestramenti militari basate su scenari futuri verosimili. Sempre ieri, la Corea del Sud ha iniziato esercitazioni autonome di protezione civile di quattro giorni, per la prima volta da quando è scoppiata la pandemia di Covid. Sono le più grandi dal 2017: erano state ridimensionate dal predecessore di Yoon, Moon Jae-in, nel tentativo di creare distensione e riavviare i colloqui con Pyongyang.

Usa-Sud Corea, al via le più grandi esercitazioni militari congiunte dal 2018 contro la minaccia della Nord Corea.
Un momento delle esercitazioni sudcoreane a Seul (Chung Sung-Jun/Getty Images)

Pyongyang prosegue i test nucleari e dice no alla mano tesa di Seul

Il problema, per la Corea del Sud e non solo, è che Kim Jong-un non pare avere alcun desiderio di distensione. Nonostante le sanzioni, Pyongyang ha infatti continuato a condurre test nucleari nel corso del 2022, lanciando ad esempio un missile balistico intercontinentale a lungo raggio per la prima volta dal 2017. Funzionari statunitensi e sudcoreani hanno anche reso noto che il regime nordcoreano si sta preparando a condurre un settimo test nucleare. Nel tentativo di fermare l’escalation, Yoon ha detto che il governo di Seul è disposto a fornire aiuti economici se Pyongyang prenderà provvedimenti verso la denuclearizzazione, ma Pyongyang ha respinto l’offerta, criticandolo apertamente. Qualcosa di analogo era successo con l’offerta di vaccini anti-Covid, quando la Corea del Nord ha dovuto affrontare la prima ondata di coronavirus: rispedita al mittente, con tanto di accuse di aver fatto entrare il Covid nel Paese attraverso dei palloncini. E poi l’annuncio di aver sconfitto la “febbre”, che tanto aveva allarmato il leader supremo Kim Jong-un.

Usa-Sud Corea, al via le più grandi esercitazioni militari congiunte dal 2018 contro la minaccia della Nord Corea.
Protesta contro le esercitazioni congiunte Usa-Sud Corea (JUNG YEON-JE/AFP via Getty Images)

Per Trump le esercitazioni militari congiunte erano «costose e provocatorie»

Gli Usa mantengono 28.500 soldati in Corea del Sud, come misura di deterrenza contro le minacce di Pyongyang. Le manovre iniziate ieri coinvolgeranno fino al primo settembre jet, tank e appunto migliaia di soldati, in una simulazione di conflitto contro la Nord Corea. Così come quelle condotte autonomamente da Seul, anche quelle congiunte erano state ridimensionate. Anzi, rese virtuali: nel 2018 erano state infatti ridotte a video war game da Donald Trump, che dopo il suo primo incontro con Kim a Singapore aveva definito costose e provocatorie le manovre comuni.

Usa-Sud Corea, al via le più grandi esercitazioni militari congiunte dal 2018 contro la minaccia della Nord Corea.
Le immagini di un incontro tra Donald Trump and Kim Jong-un, trasmesse dalla tv sudcoreana (JUNG YEON-JE/AFP via Getty Images)

Ed è proprio “provocazione” il leitmotiv delle tensioni nella (e attorno alla) penisola coreana. Il 27 luglio, data in cui Pyongyang celebra l’anniversario dell’armistizio che portò alla fine della guerra di Corea (1950-1953), Kim Jong-un ha dichiarato che «la Corea del Nord è pienamente pronta a rispondere a tutti gli scontri militari con gli Stati Uniti», mettendo in guardia Yoon per i suoi commenti su un paventato attacco preventivo di fronte alle provocazioni balistiche del Nord. A inizio luglio, Pyongyang aveva puntato il dito contro la cooperazione militare tra Washington, Tokyo e Seul, accusando gli Usa di voler creare nell’area del Pacifico «un’alleanza militare come la Nato». Luglio e poi andando a ritroso giugno, maggio e così via: ormai le minacce alla coreana sull’uso di armi nucleare, in grado di causare «rovina e totale distruzione», per citare la influente sorella di Kim, Yo-jong, non si contano nemmeno più.