Adesso non ci sono più grandi dubbi: le elezioni americane 2022 di metà mandato hanno sorriso ai democratici, che hanno visto addirittura aumentare la loro maggioranza al Senato. Certo, i repubblicani avevano riconquistato la Camera, ma non c’è stata un’ondata del Gop (Grand old party), come temevano i dem, e non si è fatto sentire alcun “effetto Trump”. La vittoria del senatore Raphael Warnock sul repubblicano Herschel Walker al ballottaggio del Senato della Georgia di martedì sera ha concluso così definitivamente le midterm e posto le basi per le elezioni presidenziali del 2024. Ora il partito del presidente Joe Biden può contare su 51 senatori contro i 49 degli avversari, con un margine di due voti che può voler dire molto negli equilibri politici del Congresso Usa.

Non servirà più il continuo ricorso al voto di Kamala Harris
I democratici avranno significativi vantaggi di governo rispetto alla divisione 50-50 che c’era finora e che permetteva ai repubblicani una notevole influenza nonostante fossero all’opposizione. Adesso manterranno la maggioranza in ogni commissione, potendo così elaborare leggi e decidere nomine molto più velocemente. Oltre a godere anche di personale e budget maggiori. I repubblicani non avranno più armi per fare ostruzione, né boicottare facilmente le votazioni. Anche nelle dinamiche interne al partito di Biden le cose possono cambiare: i democratici centristi come Joe Manchin (West Virginia) e Kyrsten Sinema (Arizona) non avranno più tanto potere sull’agenda politica. E occupare un posto vacante alla Corte suprema dovrebbe diventare più semplice per i dem. Mentre il sistematico aiutino del soccorso di Kamala Harris diventerà meno ricorrente: fin qui i dem avevano fatto affidamento sul voto della vicepresidente 26 volte, per spezzare il risultato di pareggio sulle questioni legislative e di nomine, un record nei tempi moderni rispetto agli altri vice del passato. I democratici saranno anche in grado di condurre più facilmente indagini congressuali con cui i repubblicani non sono d’accordo.

Un altro colpo per Trump: i suoi candidati non funzionano
La sconfitta di Walker in Georgia segna poi un nuovo duro colpo per Donald Trump, proprio mentre l’ex presidente sta provando a imbastire un’altra campagna per la Casa Bianca in ottica 2024. Molti dei candidati appoggiati dal tycoon hanno perso in un questa tornata elettorale di midterm, come per esempio Blake Masters e Mehmet Oz. Il tocco magico di The Donald ormai si vede sempre di meno e anzi qualcuno anche tra i repubblicani comincia a puntare il dito sulla solita cantilena delle elezioni del 2020 che sarebbero state truccate: una posizione che ormai danneggia più che premiare il Gop, riducendo l’affluenza degli elettori alle urne. Il momentaccio è completato dalla notizia che due società della Trump Organization sono state condannate per frode fiscale.

Tutti gli occhi si spostano sul 2024: i repubblicani devono cambiare strategia
Ora tutti gli occhi si spostano al 2024: nei repubblicani comincia a covare dissenso nei confronti di Trump, mentre diventa assolutamente necessario ricalibrare la strategia su voto anticipato e per corrispondenza, nonché sul reclutamento dei candidati. I democratici, incluso Biden, hanno ritrovato invece slancio e ottimismo. Il partito ha ampiamente limitato le perdite di seggi alla Camera e aumentato la maggioranza al Senato: resta da capire se sia più merito del messaggio politico recapitato agli elettori da parte di Biden o più demerito dei rivedibili candidati repubblicani e trumpiani. Ci sono due anni per cercare di comprenderlo e non cullarsi sugli allori.