Che fine ha fatto Unione popolare di De Magistris?

Stefano Iannaccone
04/11/2022

Dopo la batosta elettorale e settimane di silenzio, De Magistris annuncia un'assemblea pubblica per dicembre. Unione popolare che raggruppa oltre DeMa, Potere al popolo, Rifondazione comunista e Movimenta, sarà chiamata a decidere cosa diventare: se un soggetto unitario o una galassia di partiti sull'esempio della coalizione di Mélenchon.

Che fine ha fatto Unione popolare di De Magistris?

L’Unione popolare c’è ancora, e ci sarà, forse, ma chissà in quale forma. Di sicuro prosegue con lentezza. Insomma, il futuro della sinistra radicale è ancora tutto nebuloso. Dopo la sconfitta del 25 settembre, l’alleanza guidata dal Luigi de Magistris alle elezioni, è alle prese con degli avvitamenti che sembrano un déjà vu. C’è chi vorrebbe lanciare un soggetto unitario, come l’ormai ex candidato a Palazzo Chigi di Up, e chi invece si muove con circospezione con l’intento di conservare una propria autonomia politica, magari per piazzare la propria bandiera alle prossime assemblee o incontri. Del resto bisogna mettere d’accordo i quattro soci fondatori, Rifondazione comunista (Prc), guidata da Maurizio Acerbo, Potere al popolo (Pap), affidata al duo Marta Collot-Giuliano Granato, DemA, il movimento che fin dal nome si richiama all’ex sindaco di Napoli e Movimenta, il raggruppamento capitanato da Simona Suriano, fondato negli ultimi mesi di legislatura da alcune fuoriuscite dal Movimento 5 stelle. Il punto di approdo e i tempi restano dunque un’incognita.

Che fine ha fatto Unione popolare di De Magistris?
Il logo di Unione popolare (da Fb).

A dicembre si terrà un’assemblea pubblica per fare il punto 

La certezza è che a dicembre sarà organizzata un’assemblea pubblica a Roma. L’annuncio è arrivato direttamente da de Magistris nel corso di un incontro social con gli altri tre leader, convocato pochi giorni fa. È stato un modo per battere un colpo dopo i mesi di balbuzie seguiti all’1,4 per cento ottenuto alle urne. Un risultato molto lontano dalla soglia di sbarramento previsto dal Rosatellum, definito «deludente» anche da Acerbo. Cosa accadrà nell’incontro fissato è ancora tutto da definire. Non ci sarà comunque alcuna accelerazione: secondo quanto si apprende si stilerà un canonico bilancio di quanto fatto finora per ripartire dalle cose buone e lavorare su quelle che non hanno funzionato.

La sfida alle prossime Regionali a una condizione: mai con il Pd e soci

Lo sguardo andrà pure alle elezioni Regionali (Lazio, poi Lombardia e Friuli Venezia Giulia), a cui Unione popolare è intenzionata a presentare le proprie liste, cercando un dialogo con le forze alternative al governo, a partire dal M5s di Giuseppe Conte. «Penso che l’interlocuzione con il M5s sia nei fatti e vada perseguita senza pregiudizi», ha sottolineato qualche settimana fa al Manifesto Acerbo. «Non dobbiamo vivere come un problema se loro si riposizionano a sinistra, l’importante è che lo facciano davvero». Resta però un discrimine: il rifiuto di qualsiasi confronto con il Partito democratico. E che il clima a sinistra non sia dei migliori è confermato dalle tensioni registrate nei giorni scorsi a una manifestazione a Bologna quando esponenti di Pap hanno chiesto ad altri, con le bandiere dei Verdi e di Possibile, di allontanarsi. La colpa? Essere stati in coalizione con il Pd alle elezioni.

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Maurizio Acerbo con Luigi De Magistris (Da Fb).

Spazio provvisorio, soggetto unitario o galassia sul modello della Nupes?

Al netto dei singoli episodi, resta da capire la forma organizzativa che Up vuole darsi. Al momento è uno «spazio provvisorio», come spiegano a Tag43, che peraltro non ha «la pressione di correre per correre». In sintesi: non servono delle risposte immediate, si può procedere con calma. Allo stato dei fatti è stata scartata l’opzione di fondare un soggetto unitario in cui ogni socio fondatore possa confluire. Era l’ambizione, dichiarata pubblicamente da de Magistris, per dare un segnale diverso all’elettorale e porre fine alla proliferazione di sigle. Ma la prospettiva si è infranta contro le resistenze degli alleati, a cominciare dal Prc che non vuole rinunciare al proprio spazio di azione, e da Potere al popolo. Non è un mistero che pesino le passate incomprensioni tra Pap e Rifondazione comunista: i due soggetti interruppero in modo traumatico il cammino intrapreso dopo le elezioni del 2018. Il lavoro di ricucitura è stato portato a termine lo scorso luglio, quando è stata sancita la nascita di Unione popolare. Ma la cicatrice rimane. A differenza di altre esperienze però viene garantita la volontà di fare un percorso comune. Tutte le parti in causa sono concordi su questo aspetto. Almeno a parole. Ma a sinistra è sempre complicato unire. Il modello adombrato è così quello mutuato da altri casi europei di successo, come Unidos Podemos in Spagna, che mette insieme Podemos, Izquierda Unida, la galassia della sinistra iberica, e il Pce, il partito comunista spagnolo. Ma probabilmente l’esempio principale è quello di Jean-Luc Mélenchon che non ha celato il suo supporto a de Magistris alle ultime elezioni: la sua Nupes (Nouvelle union populaire écologique et sociale) è un insieme di forze diverse e indipendenti tra di loro. Con un singolare meccanismo: non voler essere un cartello elettorale, ma restandolo nei fatti.

Che fine ha fatto Unione popolare di De Magistris?
Jean-Luc Mélenchon con De Magistris (da Fb).