Sale la tensione tra Bce e Unicredit

Sebastiano Venier
11/11/2022

L'OBOLO DI SAN PIETRO. Il ritardo nell'uscita dalla Russia (che non piace agli americani) e la politica dei dividendi. Tra la Banca centrale europea e Unicredit i rapporti sono sempre più tesi.

Sale la tensione tra Bce e Unicredit

A Francoforte sono proprio arrabbiati con Andrea Orcel. Già in passato ci sono stati episodi in cui i rapporti tra Bce e Unicredit sono stati tesi ma questa volta il ceo della banca di piazza Gae Aulenti rischia veramente di incappare nelle ire della Vigilanza. E a rischiare non è solo lui ma anche il cda e i risparmiatori. Il motivo? Il caso Russia.

I colpi di fortuna di Andrea Orcel nel rilancio Unicredit
Il ceo di Unicredit Andrea Orcel. (Getty)

Bce e Amministrazione Usa contro la presenza in Russia

I tempi e la lentezza dall’uscita da Mosca stanno infastidendo non solo la Bce ma anche l’Amministrazione Usa. Una prova viene dai conti. L’esposizione nei confronti dei clienti russi nell’ultimo trimestre è diminuita solo dell’11 per cento. Questo vuol dire circa il 2 per cento degli impieghi complessivi. Ma non basta: il valore della controllata russa è salito da 3,5 miliardi di giugno fino al 3,7 di fine settembre. Vent’anni fa, quando il mercato finanziario era in grande espansione, il ceo Alessandro Profumo scelse la strada delle acquisizioni europee per aumentare i ricavi e i profitti. La sua visione aveva però un difetto. Mancava la percezione dei rischi che Unicredit imbarcava e che, dal crac di Lehman Brothers in poi, sono risultati evidenti. L’istituto ha passato un decennio a svalutare e cedere cespiti sia esteri che italiani, a vendere Npl e chiedere ricapitalizzazioni. Il lavoro sporco è toccato a Jean Pierre Mustier che ha rimesso in piedi uno stato patrimoniale alquanto dissestato. Adesso però si rischia di tornare all’era Profumo.

Sale la tensione tra Bce e Unicredit
La sede della Bce (Getty Images).

La tensione con Francoforte sui dividendi

Il conflitto tra Unicredit e la Vigilanza Bce è nato fin dai primi giorni in cui Orcel ha preso il comando lanciando da subito una strategia aggressiva che passava dai dividendi. Ora la tensione si sarebbe anche acuita, complice l’ultimo provvedimento di Putin. Un decreto del Cremlino impedisce ai Paesi considerati ostili, tra cui l’Italia, di vendere pacchetti azionari nei settori dell’energia e delle banche sino alla fine dell’anno. Insomma, Orcel ha comprato tempo. La forza del capitale di Unicredit è stata l’arma per promettere una sostanziosa politica di dividendi “il pilastro chiave della sua strategia” tanto che “UniCredit si appresta a distribuire 3,75 miliardi attraverso cedole e acquisti di proprie azioni”. Se però Orcel avesse svalutato o svenduto la banca russa come hanno fatto tutti gli altri istituti la situazione sarebbe diversa. Il Cet1 sarebbe intorno al 13 per cento e le promesse dell’ad solo illusioni per corresponsabili analisti e ingenui risparmiatori.