Unicredit, cosa c’è dietro le mosse di Mercadante nell’azionariato

Sebastiano Venier
16/11/2022

L'OBOLO DI SAN PIETRO. Il misterioso finanziere italo-francese è diventato il secondo socio di Unicredit, anche se limando la sua quota dal 5,1 al 4,8 per cento. Fece parlare di sé durante l’Ops di Intesa su Ubi. Ora torna alla carica perché attratto dal dossier aggregazioni sul tavolo dell'ad Orcel. Quando qualcosa nella finanza si muove, lui c'è.

Unicredit, cosa c’è dietro le mosse di Mercadante nell’azionariato

Movimenti nell’azionariato di Unicredit. La Consob, l’autorità di controllo della Borsa, ha reso noto che Edoardo Luigi Raphael Mercadante con il 4,8 per cento (prima aveva il 5,1) è il secondo azionista della banca milanese. Al primo posto resta il fondo americano Blackrock che detiene il 5,1 per cento, al terzo la tedesca Allianz con il 3,1. Ma chi è questo misterioso Mercadante? Gli addetti ai lavori sanno poco di lui. Il ceo di Parvus Asset Management è un finanziare nato a Nizza e possiede la doppia nazionalità italiana e francese. In passato ha lavorato per Merrill Lynch. Poco si conosce anche del suo fondo, nato nel 2004, che non lavora nel nostro Paese e dunque non è vigilato né dalla Bankitalia né dalla Consob. In Italia opera più come fiduciaria che come un fondo comune.

Unicredit, cosa c'è dietro le mosse di Mercadante nell'azionariato
Edoardo Luigi Raphael Mercadante.

In passato dubbi su Mercadante sollevati da M5s e Forza Italia

Ma Parvus, che gestisce oltre 5 miliardi di asset, è fra i maggiori 500 hedge nel mondo. Il suo nome è apparso durante l’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Intesa su Ubi. Deteneva l’8,6 per cento dell’istituto bergamasco ed era uno dei principali azionisti insieme a Silchester International, un altro fondo britannico che controllava ugualmente l’8,6 per cento. In quei giorni molti operatori si interrogarono sul ruolo di Parvus. In particolare, a incalzare Mercadante con interrogativi e dubbi furono l’ex senatore del Movimento 5 stelle, Elio Lannutti, e l’imprenditore (ex parlamentare forzista) Giorgio Jannone che rappresentava pure un comitato di piccoli azionisti di Ubi Banca.

Unicredit, cosa c'è dietro le mosse di Mercadante nell'azionariato
Veduta notturna della torre di Unicredit. (Getty)

Un ruolo che sembrava fatto apposta per far bloccare l’offerta di Intesa

Secondo alcuni operatori, il ruolo di Parvus sembrava fatto apposta per far bloccare l’offerta di Intesa. Ipotizzando che i tre patti tra soci Ubi non avessero aderito all’offerta, per un totale di circa il 27-28 per cento, sommando l’8 per cento di Parvus si arriva proprio al 34-35. Improvvisamente però la Bce rimescolò le carte, sostenendo che se l’Ops si fosse fermata tra il 50 e il 66 per cento di adesioni l’offerta restava valida lo stesso. Questo ha voluto dire che Ubi sarebbe finita sotto il controllo di Intesa anche senza fusione, con il rischio che i titoli dell’istituto bergamasco, senza più l’appeal dell’Ops, perdessero valore. Da ricordare che all’epoca Mercadante aveva già quote in Unicredit (2,7 per cento) che contrastò l’Ops di Ca’ de Sass e chiese all’Antitrust di essere sentita nell’istruttoria aperta dall’Authority sull’operazione. Improvvisamente Mercadante uscì allo scoperto e fece con un’intervista all’agenzia Reuters. In sostanza, disse che Parvus avrebbe deciso la sua posizione dopo la pubblicazione del prospetto informativo e sulla base degli elementi economici dell’Ops. «Stiamo aspettando il prospetto per prendere una decisione definitiva sull’aderire o meno all’offerta di Intesa, ma non abbiamo intenzione di comunicare la nostra decisione», affermò.

Il sospetto che Mercadante fosse legato ad alcuni grandi soci di Ubi

Il finanziere gettò anche acqua sul fuoco sulle presunte relazioni tra Parvus e alcuni azionisti bergamaschi e bresciani dell’istituto: «Non ho mai avuto contatti con azionisti di Ubi», disse aggiungendo che «da quando abbiamo una partecipazione non ho mai incontrato alcuna persona che sia socia di Ubi o abbia rapporti con la banca». Il finanziere aveva poi parlato della sua società di gestione. I clienti «sono in gran parte statunitensi, tipicamente si tratta di investitori long-only come università o fondazioni. Abbiamo un solo cliente italiano che è con noi dalla creazione della società nel 2004», chiarì sottolineando che «non offriamo servizi di offshore, contrariamente a quanto riportato dalla stampa». Mercadante aveva poi confermato che la Consob aveva chiesto dei dettagli sulle transazioni relative alla quota in Ubi, prontamente fornite dal fondo. Sempre in quei giorni, la procura di Milano aveva aperto un fascicolo conoscitivo. Il sospetto era il solito: che Parvus fosse legato ad alcuni dei grandi soci di Ubi. Intesa, comunque, rialzò l’offerta e tutto si concluse rapidamente.

I colpi di fortuna di Andrea Orcel nel rilancio Unicredit
Il ceo di Unicredit Andrea Orcel. (Getty)

Parvus pronto a sostenere le aggregazioni sul tavolo di Orcel

Adesso l’hedge è tornato a far parlare di sé, limando la sua quota in Unicredit. Inevitabile domandarsi i motivi. L’idea più accreditata è che alla fine Andrea Orcel si sia deciso a riaprire il dossier aggregazioni (BancoBpm) e che Parvus sia pronto a sostenere l’iniziativa. Da qui il rialzo del titolo di piazza Gae Aulenti che consentirebbe si portare avanti un’interessante Ops sia per gli azionisti Unicredit sia per soci del BancoBpm, specialmente in una fase di rinomina del consiglio. Magari, invece, Parvus è attirato soltanto dalla sostanziosa politica di dividendi promessa da piazza Gae Aulenti. Certo un incremento della quota avrebbe creato maggiori sospetti, ma scendere sotto il 5 per cento serve a gettare acqua sul fuoco. Naturalmente Mercadante sosterrà che di non aver mai incontrato Orcel, così come non aveva mai visto i vertici di Ubi. Quello che conta è che, quando qualcosa inizia a muoversi nel mondo della finanza italiana, chissà come mai in quei frangenti il finanziere italo-francese è sempre presente.