Anche la Uefa attende di conoscere il destino della Juventus. L’inchiesta sulle plusvalenze prosegue e il club bianconero continua il suo doppio cammino. Da una parte il campo, con la rincorsa alle posizioni di classifica alte dopo la penalizzazione di 15 punti e il contemporaneo percorso in Europa League che vedrà la Juve sfidare il Friburgo. Dall’altra la lunga e tortuosa strada tra tribunali e ricorsi. E adesso dai vertici della federazione europea è il vicesegretario generale Giorgio Marchetti a spiegare che «aspettiamo di vedere la documentazione sui dossier. Sarà giudicata come tutti i club».

Marchetti: «La Juve deve decidere il suo posizionamento»
Il vicesegretario generale della Uefa, Giorgio Marchetti, è stato ospite della puntata 690 de La politica nel pallone, la trasmissione di Emilio Mancuso su GR Parlamento. Lì ha spiegato: «La Uefa si comporta nel rispetto dei regolamenti, ci sono in corso attività di indagine nei confronti della Juventus, c’è una sentenza già presa e che mi sembra di capire sarà appellata. Aspettiamo di vedere la documentazione su tutti i dossier per capire se ci sono dei profili concernenti i regolamenti Uefa. La Juve sarà giudicata come tutti i club, poi dovrà anche decidere quale sarà il suo posizionamento rispetto all’Europa».
La frattura con i club della Superlega
Il riferimento è alla Superlega, con Juventus, Real Madrid e Barcellona unici tre club a non essersi tirati indietro dopo lo scontro con l’Uefa di quasi due anni fa. Il piano presentato nell’aprile 2021, secondo Marchetti, è «pericoloso» perché «vuole salvare non il calcio ma poche società». La frattura appare difficile da sanare: «Un tentativo di avvicinamento non dipende dalla Uefa. Sono società fondamentali per il calcio europeo, ma sta a loro decidere. E l’Uefa non è un monolite, si prendono decisioni di concerto con gli stakeholders».
L’Italia proverà a candidarsi per Euro 2032 ma «c’è un problema di stadi»
Marchetti ha anche parlato della possibile candidatura che la Figc presenterà alla Uefa per gli Europei 2032. I termini scadranno ad aprile, ma il vicesegretario frena: «Non posso sapere quante chance abbia l’Italia, ma c’è un problema serio e sono gli stadi, che sono lontani dagli standard europei. L’Italia dovrà fare tutto per dimostrare che nel 2032 ci saranno dieci stadi con gli standard richiesti. Gli impianti sono il volano dello sviluppo del calcio, sono essenziali a prescindere dagli Europei».
