L’Unione Europea si prepara a dire addio al colosso della telefonia Huawei. Secondo quanto emerso da un dossier, la Commissione europea valuta di introdurre il divieto, obbligatorio per tutti i Paesi membri dell’Ue, di utilizzare qualsiasi tecnologia legata alla società cinese, nell’ambito di progetti di sviluppo o per il lancio delle proprie reti 5G. Bruxelles, infatti, potrebbe allinearsi agli Stati Uniti, spiega il Financial Times, e considerare Huawei un fornitore «ad alto rischio». Thierry Breton, commissario Ue, ha ricordato ai governi dei Paesi europei «l’urgenza di agire per non creare gravi vulnerabilità» alla «sicurezza collettiva».

In Europa solo un terzo dei Paesi ha vietato la vendita a Huawei
In pratica, quindi, la Commissione europea vieterà a Huawei, ma anche ad altre aziende cinesi, la vendita di apparecchiature che potrebbero mettere a rischio la sicurezza dei Paesi membri. Gli stessi che, ad oggi, non si sono allineati all’embargo imposto dall’amministrazione Trump agli Stati Uniti nel 2019. Soltanto un terzo degli Stati europei, infatti, ha già vietato la vendita di infrastrutture 5G a Huawei e per Thierry Breton «questo non è sufficiente».
#AI regulation: We will soon have the AI Act in Europe. We need AI principles globally.
Continued cooperation on 🇪🇺🇺🇸 secure connectivity.
Supply chains and standards at the heart of our economic security.#TTC @SecBlinken @SecRaimondo @AmbassadorTai pic.twitter.com/dRstBgS6zD
— Thierry Breton (@ThierryBreton) May 31, 2023
La replica di Huawei: «Violazione dei principi di equità»
Mentre i membri Ue discutono sull’embargo totale, con alcuni stati come la Germania a opporsi, Huawei ha risposto: «Valutare i rischi di cybersicurezza senza rispettare gli standard tecnologici, o escludere alcuni fornitori dal sistema senza un’adeguata valutazione tecnologica, è una violazione dei principi di equità e non discriminazione, nonché delle leggi e dei regolamenti dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri». Dal colosso cinese sottolineano che «nessun tribunale ha mai ritenuto che Huawei abbia commesso un furto doloso di proprietà intellettuale, né ha richiesto a Huawei di pagare i danni per la violazione della proprietà intellettuale di altri».
