Poco meno di un mese fa è arrivato il primo voto favorevole da parte dell’Europarlamento sullo stop definitivo alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 in tutti i Paesi dell’area Ue. Oggi, però, c’è stata una nuova frenata. Il voto alla riunione degli ambasciatori dell’Unione Europea sulla messa al bando dei motori termini in tutto il continente è stato rinviato a data da destinarsi. Una scelta che fa felice l’Italia, Paese capofila dei no insieme alla Polonia. La decisione è arrivata dopo l’astensione della Bulgaria e la posizione in bilico fatta registrare dalla Germania. Un portavoce europeo ha dichiarato che «il Coreper», cioè la riunione degli ambasciatori, «tornerà sulla questione a tempo debito».

Per Urso «l’Italia ha svegliato l’Europa»
L’Unione Europa fa i conti con l’avversione di alcuni Paesi alla norma. Il testo in Parlamento è stato approvato con il voto contrario della Polonia, l’astensione della Bulgaria e la posizione dell’Italia determinante al pari di quella tedesca. Gli europarlamentari di FI, FdI e Lega si sono espressi in maniera negativa durante il voto e qualcosa di simile sta succedendo anche con i deputati dalla Germania, con il partito liberale a frenare e spaccando la maggioranza. Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso «l’Italia voterà contro per dare un segnale chiaro per quanto riguarda tutta l’attività che la commissione e le istituzioni europee faranno e che noi faremo insieme a loro nei prossimi mesi sugli altri dossier aperti, non soltanto inerenti all’automotive, ma anche al packaging, all’eco tessile. L’Italia ha svegliato l’Europa».

La Commissione interviene sul rinvio
La portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, è intervenuta sul rinvio: «Ricordo che la proposta è stata fatta sulla base della neutralità tecnologica e nell’obiettivo di raggiungere l’obiettivo del Net Zero. Siamo in contatto con i Paesi membri sulle nuove preoccupazione emerse per valutare quale sia la strada migliore da percorrere ora. Siamo impegnati ad attuare quanto indicato dal considerando il più presto possibile, stiamo discutendo sulle preoccupazioni espresse anche recentemente da parte di stati membri con i quali siamo in contatto, vogliamo capire meglio per cui è prematuro dire quale sarà la strada scelta».