Agli europei piacerebbe molto essere più autonomi dagli Stati Uniti ma in 70 anni, e anche negli ultimi 50 quando hanno riavuto le possibilità economiche per farlo, non ci sono mai riusciti. E nemmeno ci hanno mai seriamente provato. Sono stati ben felici di avere gli Stati Uniti non solo al fianco, ma alla guida, quando 10 mesi fa la Russia attaccava l’Ucraina, Paese che ampiamente confina con le frontiere della Ue e della Nato. Ma si ritrovano adesso contemporaneamente avviati a un ennesimo episodio di guerra commerciale con Washington. E questo proprio mentre sul fronte militar-strategico sono strettamente alleati contro una Russia sempre più simile in politica estera, anche senza il comunismo, a quella di Stalin.
La differenza di vedute tra Usa e Ue
L’attacco scatenato a febbraio da Vladimir Putin ripercorre un modello storico più che collaudato dopo il 1917, soprattutto ma non solo da Stalin, e che anche gli zar avevano utilizzato. Prima mossa, dichiarare che in un Paese confinante sono in gioco vitali interessi russi, con il diritto militare russo a intervenire preventivamente. Seconda mossa, creare un governo fantoccio che invoca o giustifica l’intervento russo. Terzo, portare il Paese prescelto stabilmente nell’orbita di Mosca. La stagione del patto Hitler-Stalin (settembre 1939-giugno 1941) fu l’apoteosi di queste operazioni, continuate poi in Europa anche dopo la guerra. In Ucraina non ha funzionato per la determinazione congiunta degli ucraini a combattere e dell’Occidente ad aiutarli, in difesa dei propri interessi. Gli aiuti strettamente militari americani, oltre quindi quelli di tipo economico, arrivano per ora, secondo stime attendibili, a circa 16 miliardi di dollari mentre quelli dei Paesi Ue, ha detto il responsabile diplomatico dell’Unione Josep Borrell, arrivano a 8 miliardi euro. Ma le due ottiche, europea e americana, per quanto simili non possono essere identiche, perché la geografia non è un’opinione. E varie tensioni lo stanno dimostrando.

Mosca, come sempre, cavalca le tensioni economiche tra alleati
La disputa economica verrà in qualche modo risolta, anche se Mosca ovviamente già la sta usando per cercare di scompaginare il fronte a lei avverso, perché non è certo la prima che viene affrontata dalle due sponde dell’Atlantico. A unirle, nonostante il periodico riaffiorare di reciproci protezionismi in cui va detto gli Stati Uniti per una serie di motivi spesso si distinguono, esiste una partnership nell’industria, nei servizi e nei commerci molto profonda e ormai antica. Ue e Stati Uniti sono legati inoltre da una rete di investimenti incrociati eccezionalmente forte, basti pensare che gli investimenti diretti dei Paesi Ue negli Usa sono otto volte quelli europei in India e Cina congiunte, e che un terzo del commercio che corre sulle rotte del Nordatlantico è composto da scambi all’interno degli stessi gruppi aziendali, lavorati o semilavorati fatti in Europa per il mercato americano e viceversa, a livelli senza confronti al mondo. Oggi tuttavia la situazione è particolarmente complessa. Prima di tutto perché portare avanti uno sforzo militare congiunto contro le mosse russe in Ucraina e contemporaneamente arrivare a una battaglia legale di fronte al tribunale della Wto (World Trade Organization) presterebbe il fianco sia sul fronte interno sia da parte di Mosca a guerriglie propagandistiche e politiche di vario tipo. È noto che dai tempi di Stalin, e a tutt’oggi, i primi due obiettivi di Mosca sul fronte europeo sono rompere prima il rapporto speciale tra le due sponde, quindi smantellare la Nato, e riportare poi l’Europa a una realtà di Stati autonomi senza stabili legami né alleanze tra loro. Quintali di documenti depositati negli archivi e in parte ormai portati alla luce lo testimoniano.

L’Europa contro l’Inflation Reduction Act di Biden
Ma ciò che la strategia unisce l’economia sembra oggi, in prospettiva, dividere, perché l’Europa si sente minacciata dalla grande iniziativa economica che l’Amministrazione Biden ha lanciato poco prima del voto di midterm dell’8 novembre scorso. È un impegno di spesa e di intervento di eccezionale portata destinato a mettere l’industria americana, già favorita da costi energetici molto più bassi, in condizioni di ulteriore vantaggio rispetto all’Europa, aumentato da varie clausole protezionistiche esistenti nella legge, nota come Inflation Reduction Act (IRA), firmata dal presidente Joe Biden nell’agosto 2022 e chiaramente mirata alla battaglia elettorale allora in corso. Tutta l’Europa protesta: «L’IRA ci preoccupa molto», ha detto il ministro del Commercio olandese, Liesje Schreinemacher, «e il potenziale impatto sull’economia europea è molto grosso». Dalla Germania vengono comprensibilmente i timori più espliciti. E questo fa risaltare una delle solite contraddizioni europee, tedesche in particolare, perché la Germania fuori da ogni logica comunitaria ha fatto qualcosa di molto simile nei mesi scorsi annunciando un piano da 200 miliardi di euro per calmierare il costo dell’energia per l’industria soprattutto, e per le famiglie. E questo per ridurre gli svantaggi di un’industria tedesca fortemente dipendente fino al febbraio 2022 dal gas russo, scelta precisa dei governi di Berlino da Schroeder a Merkel a Scholz, e a danno ovviamente e prima di tutto dei concorrenti europei, che anche dall’Italia hanno subito protestato.
Energia, industria e commesse militari: i motivi di attrito
L’IRA, e il suo fantasioso titolo di Inflation Reduction Act, è stato un tentativo frettoloso di rattoppare a campagna elettorale in corso il precedente Build Back Better Act del 2021 sempre bloccato in Senato dal senatore democratico Joe Manchin della West Virginia, Stato carbonifero contrario a innovazioni troppo ecologiste. L’IRA stanzia ben 738 miliardi di dollari ed è uno dei più decisi interventi economici federali di sempre; più della metà, 391 miliardi, vanno al settore energia ed ecologia e in particolari a forti sussidi per l’auto elettrica, che mettono in seria difficoltà l’industria europea. Bruxelles sta infatti studiando, come contromossa, aiuti alle proprie industria, richiesti a gran voce soprattutto da tedeschi e francesi, e non solo. L’IRA poi prevede aiuti per diminuire il costo delle medicine e altri interventi nella sanità e welfare e riduzioni fiscali. È il più consistente intervento mai fatto a favore dell’ambiente e lo fa, principalmente, attraverso l’aiuto della riconversione industriale. La prima conseguenza è che diventa più interessante investire negli Usa che non nella Ue e già ci sono le prime conseguenze. Camera e Senato, come spesso accade, hanno poi aggiunto vari codicilli chiaramente protezionistici, dando in vari punti un sapore buy American alla legge. L’IRA ha raggiunto il punto di rottura per gli europei, già sfavoriti dai costi dell’energia, costretti a pagare il gas liquefatto proveniente dagli Usa a prezzi quadrupli rispetto ai costi per l’utenza americana (ma da Washington ribattono che questi aumenti sono dovuti soprattutto al ricarico imposto dai grossi importatori europei), convinti che il forte aumento delle commesse militari creato dalla guerra in Ucraina favorisca soprattutto l’industria militare americana.

Se la guerra commerciale si innesta su quella combattuta sul campo
Nella sua visita a Washington di questi giorni il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di IRA più ancora di quanto abbia parlato di Ucraina, mentre il suo ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha detto che Washington ha intrapreso la strada del nazionalismo economico alla cinese. Washington per ora ha cercato di gettare acqua sul fuoco; un portavoce del National Security Council (NSC), che dalla Casa Bianca coordina strategia politica estera ed economia internazionale, ha detto che gli Stati Uniti hanno aiutato la Ue sul fronte energetico. Altre fonti dell’amministrazione Biden fanno sapere di essere pronte a discutere. Ma non è detto che il Congresso, che in materia commerciale ha dalla Costituzione i pieni poteri, sia altrettanto disponibile. A favore di una possibile soluzione accettabile c’è il fatto che non si tratta di un passaggio inedito nelle relazioni Usa-Ue. Tutt’altro. Ma non era mai successo in passato contemporaneamente a una guerra sul suolo europeo e a tutte le implicazioni per l’opinione pubblica che questo comporta.