Punto nero

Marco Fraquelli
11/02/2022

L'ostilità dell'Ucraina nei confronti della Russia ha radici antiche che affondano tra le due Guerre. Un anticomunismo che ha abbracciato posizioni filofasciste e filonaziste. Riproposte oggi da movimenti di estrema destra come il Pravy Sektor di Dmitry Yarosh.

Punto nero

Sul profilo geopolitico ed economico che la crisi ucraina ha assunto negli ultimi anni – e va drammaticamente accelerando in queste ultime settimane – le analisi, molte anche inoppugnabili, non mancano. Forse, quello che non si è finora sottolineato pienamente è l’esistenza di quel fortissimo e storicamente radicato retroterra antisovietico presente nell’ex repubblica sovietica sin dai tempi della seconda Guerra Mondiale, che rappresenta una leva non secondaria dell’attrazione fatale esercitata dall’Occidente nei confronti dell’Ucraina, e che, per contro, la espone alle ritorsioni della Russia di Putin.

Come è nato storicamente il sentimento anti russo in Ucraina
Nazionalisti ucraini a Kiev nel 2017 (Getty Images).

Lo spartiacque dell’Operazione Barbarossa

Se volessimo individuare una “data” di nascita, o, meglio di rinascita (con riferimento alla Russia zarista prerivoluzionaria) dell’antibolscevismo di buona parte delle popolazioni russe, ucraini in testa, dovremmo probabilmente tornare al giugno 1941, quando i nazisti diedero vita alla cosiddetta Operazione Barbarossa (l’invasione del territorio russo). Si assiste, da quel momento, a una sorta di showdown, allo scontro finale della “guerra civile” tra bianchi (i nostalgici zaristi, anticomunisti, nazionalisti dei diversi gruppi etnici e delle comunità religiose perseguitate dal regime, piccoli e medi proprietari, ceti massacrati dalla collettivizzazione, dissidenti vari) e rossi bolscevichi iniziata nel 1918. Da questo punto di vista, è indubbio che gli invasori tedeschi seppero abilmente sfruttare i sentimenti nazionalisti e anticomunisti delle popolazioni (specie delle diverse minoranze etniche) creando l’illusione di una certa autonomia (con la nomina di sindaci e capi villaggio) e, soprattutto, favorendo la creazione di forze di autodifesa (si intende nei confronti dei comunisti), nonché la riapertura di chiese, moschee, e reintroducendo la piccola proprietà privata.

Le origini del sentimento anti russo in Ucraina
Occupazione nazista dell’Ucraina nel 1941 (Getty Images).

I collaborazionisti ucraini tra i primi volontari europei filonazisti

Tra i più convinti Hiwis (gli “ausiliari” volontari) reclutati dai tedeschi nei territori occupati prima per il servizio supplementare – autisti, cuochi, inservienti, porta munizioni, staffette – e poi come veri e propri alleati militari (parliamo di 2-3 mila individui) vi furono proprio gli ucraini (seguiti da tatari, calmucchi, bielorussi, georgiani). Ma ancor prima del giugno 1941, gli ucraini avevano costituito (1939) un reparto volontario (BBH – Distaccamenti Militari Nazionalisti) inquadrato nell’esercito tedesco  che dagli iniziali 600 uomini arrivò a contarne, due anni dopo, oltre 15 mila, impiegati come paracadutisti, sabotatori, interpreti, agenti di polizia, ma, soprattutto, come forze speciali di commando. Ai collaborazionisti ucraini, dunque – che complessivamente arriveranno a contare quasi 180 mila unità, impiegati sia in attività di guerriglia, sia di difesa e controllo dei villaggi e delle campagne occupati dai tedeschi – spetta una sorta di “primogenitura” tra i volontari europei filonazisti.

le origini del sentimento anti sovietico e anti russo in Ucraina
Yevhen Konovalets, fondatore nel 1929 dell’Organizzazione dei Nazionalisti ucraini.

Il ruolo dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini fondata da Yevhen Konovalets

Un ruolo importante, nel raccordo tra collaborazionismo militare e collaborazionismo civile e politico, ebbero soprattutto i nostalgici zaristi che svolsero un efficace ruolo di “cerniera” tra le popolazioni locali e le “nuove” istituzioni e apparati amministrativi. In questo senso è emblematico proprio il caso dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (Orhanizatsiya Ukrays’kikh Nationalistiv – OUN), fondata a Vienna nel 1929 da Yevhen Konovalets, i cui militanti, ispirandosi alle teorie nazionaliste di Dmytro Doncov, si impegnarono costantemente, oltreché in attività di propaganda (attraverso la pubblicazione di giornali e riviste, l’organizzazione di manifestazioni, sfilate, comizi, conferenze), in una vera e propria lotta armata per la liberazione nazionale. L’OUN si rese responsabile di molti attentati e azioni criminose in Polonia, soprattutto nei confronti dei “rivali” dell’Unione Nazionaldemocratica Ucraina (Ukraińskie Zjednoczenie Narodowo-Demokratyczne – UNDO, anch’essa, sorta nei primi Anni 20, di dichiarata matrice nazionalista, ma decisamente più vocata alla dialettica democratica e osservante della legalità (tanto da riuscire a far eleggere alcuni suoi esponenti al parlamento polacco).

Le origini del sentimento anti Russia in Ucraina
Un ritratto di Stepan Bandera, uno dei leader dei nazionalisti ucraini (Getty Images).

Il passaggio a Bandera internato e poi liberato dai nazisti in funzione anti-sovietica

Dopo la morte di Konovalets (ucciso a Rotterdam, nel maggio 1938, per mano dei servizi segreti sovietici), l’ala maggioritaria dell’OUN, sostenitrice dell’alleanza con la Germania hitleriana (quella minoritaria simpatizzava per Mussolini), passò sotto la leadership di Stepan Bandera, incarcerato nel 1934 in Polonia per aver partecipato all’omicidio del ministro polacco degli Interni e liberato dai tedeschi subito dopo l’invasione del Paese (1939). L’alleanza con i nazisti prospettata dall’OUN ebbe però un carattere puramente tattico: già nel 1941, subito dopo l’attacco di Hitler alla Russia, infatti, due battaglioni di nazionalisti ucraini, schierati con i nazisti, dopo aver conquistato Leopoli proclamarono l’indipendenza ucraina, consegnando il Paese nelle mani del “governatore” Bandera. Per tutta risposta, i tedeschi dichiararono l’OUN illegale e spedirono nel lager di Sachsenhausen Bandera e i principali dirigenti dell’organizzazione. Stepan Bandera sarà poi liberato dagli stessi nazisti per essere “riutilizzato” contro i sovietici. Fuggito a Monaco di Baviera al termine della guerra, morirà avvelenato, nel 1959, per mano dei servizi segreti dell’Urss, assurgendo, da quel momento, a vero e proprio eroe simbolo dell’indipendentismo dell’Ucraina.

l'origine del sentimento anti Russia in Ucraina
Dmytri Yarosh, leader di Pravy Sector partito di estrema destra (Getty Images).

L’eredità degli ultranazionalisti ucraini: Svoboda e Pravy Sector

Non è un caso che il nome di Stefan Bandera sarà evocato e celebrato dagli ultranazionalisti ucraini di estrema destra dello Svoboda e soprattutto del Pravy Sector (i cui militanti si autodefiniranno proprio come legittimi eredi di Bandera), guidato da Dmitry Yarosh, protagonisti durante la cosiddetta Rivoluzione di Maidan, crisi scoppiata nel Paese nell’autunno 2013 e culminata nel febbraio 2014 nel bagno di sangue della piazza centrale di Kiev, appunto piazza Maidan, che portò alla destituzione del presidente Viktor Yanukovich, sostituito prima da Petro Poroshenko, imprenditore magnate dell’industria dolciaria e poi dall’ex comico Volodymyr Zelensky, entrambi fortemente filoccidentali. Nel frattempo (2015), Yarosh ha fondato un proprio movimento, l’Iniziativa statale (Diya), che alle elezioni amministrative del 2019 si è presentato con Svoboda e con il Corpo nazionale, organizzazione di estrema destra creata nel 2016 dai miliziani del Battaglione Azov e altri gruppi neonazisti, risultando il terzo candidato più votato. Ed è recente la notizia che Dmitry Yarosh, bollato da Mosca come golpista al soldo degli Usa, è stato nominato come consulente dal comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny. Non sappiamo quale e quanto ruolo Yarosh potrà esercitare nel suo nuovo incarico, ma, al di là del significato provocatorio, si tratta di un incarico che, anche simbolicamente, sembra premiare il suo irriducibile oltranzismo anticomunista (o meglio antirusso), tema ancor più inquietante se ti tiene contro di quel retroterra imbevuto di estremismo di destra – con derive filonaziste – in cui Yarosh ha fin qui costruito la sua parabola politica e persino paramilitare.

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