Mosca, bambini arrestati per aver protestato contro la guerra
Insieme alle madri avevano deposto fiori all’esterno dell’ambasciata ucraina e mostrato cartelli “no war”.
Tolleranza zero contro i dissidenti, nella Russia di Putin. Secondo il sito OVD-Info, che si occupa di diritti umani, le autorità russe hanno arrestato quasi 7 mila persone per aver partecipato a manifestazioni di protesta contro l’attacco all’Ucraina. Nella giornata di ieri, stando ad alcune immagini diffuse dalla docente universitaria Alexandra Arkhipova e poi condivise dal politico di opposizione Ilya Yashin, molto vicino ad Alexei Navalny, a Mosca sono stati fermati e portati in una stazione di polizia cinque bambini, colpevoli di aver portato fiori all’ambasciata ucraina e di aver mostrato cartelli contro la guerra.
Ничего не обычного: просто дети в автозаках за антивоенный плакат. Это путинская Россия, ребята. Вам здесь жить. pic.twitter.com/9IprkFu5VE
— Илья Яшин (@IlyaYashin) March 1, 2022
Bambini arrestati a Mosca, hanno tra 7 e 11 anni
Sofia, Lisa, Gosha, Matviy Petrov, David. Questi i nomi dei bambini, tra i 7 e gli 11 anni. Secondo il racconto di Alexandra Arkhipova erano arrivati all’ambasciata dell’Ucraina a Mosca, accompagnati dalle loro mamme, per dimostrare sostegno a Kiev e protestare contro il conflitto. Avevano deposto fiori fuori dall’edificio e mostrato cartelli con scritto “No alla guerra”.

La polizia li avrebbe però subito fermati e portati alla stazione di Presnenske, insieme alle madri. Nelle foto del post di Arkhipova, si possono vedere i bambini, con i loro cartelli “incriminati”, in quello che sembra essere il retro di un furgone e persino all’interno di una cella di detenzione.

Bambini arrestati a Mosca, sono stati rilasciati
«Niente fuori dall’ordinario: solo dei bambini dietro le sbarre in carrozze per dei cartelli contro la guerra. Questa è la Russia di Putin. Tu vivi qui», ha scritto Ilya Yashin. Le foto sono rapidamente diventate virali sul web, scatenando grande indignazione. In un aggiornamento di qualche ora dopo, Alexandra Arkhipova ha scritto: «Finalmente sono stati tutti rilasciati. Ora affronteranno un processo in tribunale», anche se non è chiaro con quale accusa. Alle mamme, ha spiegato, sono stati confiscati i telefoni cellulari.