Una storia che sta tenendo sulle spine una comunità intera. Ivan Vavassori, ex calciatore di serie C, arruolatosi nelle scorse settimane nella brigata internazionale che si è schierata al fianco dell’esercito di Kyiv, non dà notizie da ieri. La notizia è stata diffusa sui suoi profili ufficiali, lasciati in gestione ad alcuni amici prima della partenza. In nottata, durante una ritirata di alcuni soldati da Mariupol, due convogli ucraini sono stati distrutti dai militari di Mosca. Ivan e il suo reggimento, il quarto, potrebbe essere tra le vittime dell’attacco.

Il post su Instagram: «Proviamo a capire se ci sono sopravvissuti»
Ivan Vavassori potrebbe essere rimasto ucciso nell’agguato a Mariupol. Lo conferma il suo stesso profilo di Instagram, gestito da alcuni amici dopo la partenza. «Ci dispiace informarvi che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. I n uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti. Vi informeremo attraverso le due pagine Instagram e Facebook che Ivan ci ha lasciato a gestire». Vavassori è il figlio adottivo di Pietro, ex patron della Pro Patria Calcio, e di Alessandra Sgarella. Quest’ultima è l’imprenditrice sequestrata negli anni ’90 dalla ndrangheta, liberata nel 1998 dopo nove mesi di prigionia e scomparsa nel 2011.
Ivan sui social: «Un onore difendere questi colori»
Sui suoi profili Instagram e Facebook, Ivan Vavassori ha continuato a postare da lontano, aiutato da chi gestisce i profili in Italia. «Un onore difendere questi colori. Poter dire, io ho aiutato ti rende veramente orgoglioso di te stesso. E lo rifarei», scriveva ad esempio l’ex calciatore, nato a Mosca. E ancora citazioni dal Vangelo: «Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo». Tanti i post con cui ha raccontato la guerra in questi giorni, con tanto di foto di famiglie ucraine uccise: «Quando mi chiedete perché combatto in Ucraina».
