Erano quasi le sei di pomeriggio di martedì 26 aprile, quando il quartiere Pecherskyi a Kyiv ha assistito allo smantellamento di una statua di bronzo risalente a più di 40 anni fa simboleggiante l’amicizia tra Ucraina e Russia. Non si è trattato di un atto organizzato da qualche residente ma è parte di un piano della Capitale che si propone di demolire oltre 60 tra monumenti e targhe commemorative e modificare i nomi delle strade legate alla Russia e alla memoria di personaggi come Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij e Aleksandr Puškin. «A oggi, i nomi da vagliare sono più o meno 279 ma potrebbero aumentare», ha spiegato il segretario del consiglio comunale Volodymyr Bondarenko in un’intervista alla testata Ukrayinska Pravda, «ecco perché abbiamo deciso di coinvolgere anche i residenti, chiedendo loro di mandarci segnalazioni e suggerimenti».
Via da Kyiv ogni traccia di Russia
Fino al 9 maggio, l’amministrazione si riserverà il tempo di valutare e selezionare i toponimi stradali da cambiare e i monumenti da rimuovere. «Dobbiamo prendere una decisione definitiva con una certa rapidità», ha sottolineato Bondarenko, «nessuno ha intenzione di eliminare i classici della letteratura russa dalle biblioteche o di vietare i concerti di Rachmaninov ma la questione dei riferimenti artistici e toponomastici va assolutamente chiusa». I cittadini non sembrano affatto intenzionati a rimandare un repulisti che, alla luce degli orrori perpetrati dalle truppe russe, reputano sempre più necessario. «È la cosa più giusta da fare in questo momento», ha dichiarato al Guardian l’architetto Serhii Myrhorodskyi che, davanti allo sbriciolarsi della statua che, nel 1982, aveva eretto su commissione del regime sovietico come regalo per il governo ucraino, non ha avvertito alcun dispiacere.
Symbolism fitting the moment. The head of the Russian worker statue pops off and tumbles to the ground, as Kyiv authorities removed part of the Peoples’ Friendship Arch, a monument gifted to Ukraine by Russia in 1982 that was meant to represent unity between them. 🎥 v @tweetsNV pic.twitter.com/NJj51J88Xe
— Christopher Miller (@ChristopherJM) April 26, 2022
«Tra le due nazioni non c’è un legame pacifico e non ci sarà per lungo tempo. Almeno fino a quando Putin e il suo entourage rimarranno al potere. Forse, quando non ci saranno più o non saranno più in vita, le cose cambieranno davvero». Lucido e razionale, l’architetto 86enne ha già pensato a come riutilizzare i materiali di scarto: «Si potrebbe adoperare il bronzo per dare vita a qualcosa di nuovo», ha aggiunto, «basta fonderlo e trasformarlo in qualcosa di più utile. Come un monumento che simboleggi l’unità della nostra terra». Una proposta che potrebbe ottenere l’endorsement del sindaco, Vitali Klitschko, sempre più deciso a velocizzare le operazioni. «Non uccidi tuo fratello. Non stupri tua sorella. Non distruggi la patria di un tuo amico», ha tuonato su Facebook, «ecco perché oggi abbiamo cancellato l’immagine di un’amicizia che non esiste».

Non solo Kyiv
Ovviamente, l’iniziativa ha coinvolto anche altre città ucraine. Ternopil, ad esempio, ha cambiato nome a una strada intitolata all’astronauta Yuri Gagarin, rimosso un carro armato e deciso di sostituire un aereo sovietico con un’opera in ricordo degli eroi ucraini. Fontanka, invece, ha modificato il dedicatario di una via: al poeta Vladimir Mayakovsky è subentrato il premier inglese Boris Johnson, dopo la promessa del Regno Unito di inviare oltre 100 milioni di sterline in armamenti. O, ancora, il primo cittadino di Dnipro, Borys Filatov, ha comunicato che tutti i toponimi sovietici saranno soppiantati da nomi di città ucraine e richiami alla storia del Paese. «La guerra ha stravolto tutto», ha scritto su Facebook la consigliera comunale Alina Mykahilova che, assieme alla collega Ksenia Semenova, ha presentato il disegno di legge, «finalmente si inizia a capire l’urgenza di distruggere quel che rimane dell’eredità dei nostri colonizzatori».
Ukraine has named a street in Boris Johnson’s honour.
Ukrainians hailed the British PM a hero for leading the charge with weapons and sanctions.
The council in Fontanka, on the outskirts of Odesa, issued an order to rename Mayakovsky Street to "Boris Johnson Street". pic.twitter.com/qtePlkQNgh
— Visegrád 24 (@visegrad24) April 19, 2022
Le critiche di chi vuole difendere la memoria di poeti e scrittori
C’è però chi, davanti all’idea di includere nella ‘derussificazione’ anche le statue di letterati come Mikhail Bulgakov, che nacque in Ucraina ma scrisse in russo, storce il naso. «Soltanto gli idioti possono approvare una mossa così estrema», ha precisato un residente di Kyiv, «figure come Tolstoj o Bulgakov sono celebrate per la carriera che hanno avuto e il segno che hanno lasciato nella nostra cultura, non per la loro nazionalità. Fosse Putin, capirei l’accanimento, ma penso sia necessario differenziare tra nemici e giganti della letteratura mondiale».

Una posizione condivisa da molti altri concittadini, in disaccordo con una damnatio memoriae che rischia di far disperdere pezzi di storia. Intanto, mentre la Russia sparisce dalla Capitale e dalle zone vicine, Mosca sta facendo esattamente l’opposto nei territori ucraini che ha occupato, ripristinando simulacri dell’epoca sovietica. Lenin è così tornato al centro della piazza della cittadina di Henichesk, nella regione di Kherson.