L’Occidente starà a fianco dell’Ucraina sino a quando sarà necessario. Questa è la linea di Stati Uniti ed Europa, che pare chiara, ripetuta a ogni occasione da Joe Biden e Ursula Von der Leyen, ma in realtà non lo è. A partire dal fatto che non si capisce quale sia esattamente la necessità? Respingere la Russia oltre il confini del febbraio 2022? Quelli del 2014? Riconquistare la Crimea? Destabilizzare il Cremlino e favorire un regime change? Portare Vladimir Putin al Tribunale dell’Aia? Nel dubbio e in attesa che prima o poi di fronte a uno stallo i moderati tra Mosca e Washington prendano il sopravvento la guerra va avanti, tra costi enormi. Da una parte la Russia ha i suoi problemi, anche se la riconversione a un’economia di guerra pare essere stata ingranata; dall’altra l’Ucraina sarebbe già in default se i creditori occidentali non avessero deciso una moratoria già lo scorso anno e sopravvive grazie agli aiuti internazionali. Anche in questo caso la domanda che si pone è: chi paga e fino a quando?

Il piano del Fmi per sostenere Kyiv: 15,6 miliardi di dollari in quattro anni
All’inizio di aprile è stato approvato il nuovo programma del Fondo monetario internazionale che sosterrà Kyiv per stabilizzare l’economia e contribuire ad accelerare la ripresa e la ricostruzione. La cornice è quella di un Paese in estrema difficoltà, con l’invasione russa che continua ad avere un impatto economico e sociale devastante. Il Prodotto interno lordo si è contratto di circa il 30 per cento nel 2022, le vittime civili stanno aumentando e più di un terzo della popolazione è stata sfollata, mentre un’ampia fascia delle infrastrutture del Paese è stata distrutta. Secondo gli esperti dell’Fmi il debito pubblico è aumentato vertiginosamente e il disavanzo fiscale è aumentato a dismisura a causa di ulteriori spese per difesa e sicurezza. Il nuovo accordo finanziario per l’Ucraina prevede così 15,6 miliardi di dollari spalmati nei prossimi quattro anni fino al 2027. L’Fmi calcola comunque che per non affondare Kyiv abbia bisogno di 123,5 miliardi: la differenza, vale a dire 107,9 miliardi, dovrà essere finanziata da altri, cioè dagli stessi Paesi membri del Fondo che si sono dichiarati disposti a farlo, in sostanza gli Stati Uniti e l’Unione Europea. L’Fmi ha infatti cambiato le regole per il sostegno all’Ucraina, considerato comunque un Paese solvente proprio per le garanzie offerte dagli Stati occidentali.

Le nuove valutazioni stimano il costo della ricostruzione in 411 miliardi di dollari
Sempre ad aprile è stata pubblicata una una nuova valutazione congiunta del governo ucraino, della Banca mondiale, della Commissione europea e delle Nazioni Unite che stima che il costo della ricostruzione e del recupero nell’ex repubblica sovietica sia cresciuto fino a 411 miliardi di dollari. La stima copre il periodo di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, al primo anniversario della guerra, il 24 febbraio 2023. Il costo della ricostruzione e del recupero dovrebbe estendersi su 10 anni e combina entrambe le esigenze per fondi pubblici e privati. Secondo stime specifiche si è calcolato che Kyiv avrà bisogno di 14 miliardi di dollari per investimenti critici e prioritari per la ricostruzione e il recupero solo nel 2023. I settori più interessati sono quelli dei trasporti (22 per cento), l’edilizia abitativa (17 per cento), l’energia (11 per cento), la protezione sociale e i mezzi di sussistenza (10 per cento), la gestione del rischio di esplosivi (9 per cento) e l’agricoltura (7 per cento).

Quanto peseranno i motivi economici nella strategia occidentale
Tutti i numeri sono ovviamente provvisori dato che nessuno sa in questo momento quanto durerà ancora la guerra e quanto appunto costerà. Le tasche occidentali sono però aperte, anche se non è detto che lo saranno in eterno. E qui si ritorna alla questione di cosa significhi “essere necessario”: un conflitto costa, molto, e al di là dei meccanismi tecnici di finanziamento, alla fine dei conti la decisione rimane politica. Se la guerra si protrarrà a lungo è verosimile che i motivi economici possano giocare un ruolo nella strategia occidentale, calcolando danni e benefici e definendo meglio il concetto di necessità.