Ucraina, il piano di privatizzazioni di Zelensky e il rischio default

Stefano Grazioli
06/09/2022

È iniziata la prima fase di privatizzazioni dell'Ucraina e a breve saranno messe sul mercato anche le grandi società statali. Nei fatti Zelensky e il governo Shmyhal rischiano di svendere gli asset di un Paese destinato al default. E salvato per ora dai creditori internazionali.

Ucraina, il piano di privatizzazioni di Zelensky e il rischio default

L‘Ucraina è un Paese al collasso. Se non fosse per gli aiuti occidentali, sia militari che economici, da un lato sarebbe stata fagocitata almeno per metà dalla Russia, nonostante la campagna bellica mal organizzata del Cremlino frutto anche, ma non solo, di un tentativo di diplomazia coercitiva andato male; dall’altro sarebbe andata già ufficialmente in default, se appunto non fossero intervenuti i creditori internazionali a concedere due anni di tempo per ripianare i debiti.

Zelensky e Shmyhal rilanciano le privatizzazioni di Poroshenko

In questo contesto che l’avvicina di più alla qualifica di Stato fallito piuttosto che pienamente sovrano, il presidente Volodymyr Zelensky e il governo guidato dal premier Denys Shmyhal hanno rilanciato il progetto di privatizzazioni che era già stato avviato da Petro Poroshenko nel 2018 e poi congelato con il passaggio di consegne nel 2019, l’arrivo prima della pandemia e poi della guerra. In sé è già strano il fatto che in proprio in questo momento ritorni d’attualità il tema, dato che in tempi di crisi solitamente è lo Stato che eventualmente aiuta le imprese in difficoltà, eventualmente nazionalizzando e non il contrario, ma evidentemente l’Ucraina in una fase che al momento sembra più di implosione che non di rilancio si offre come banco di prova per questo tipo di operazione. E così all’inizio di agosto è stato comunicato che a settembre sarebbe iniziata la prima fase di privatizzazioni, partita puntualmente il primo del mese, riguardante solo piccole imprese, poche centinaia, tra distillerie, panetterie e altre fabbriche di analoghe dimensioni, in attesa di una seconda, quando verranno messe sul mercato le grandi società statali che già ora hanno raggiunto, o quasi, almeno secondo le agenzie internazionali di rating, la bancarotta. Come il colosso energetico Naftogaz, che alla fine di luglio è stato degradato da Fitch insieme con Ukrenergo e Ferrexpo all’ultimo livello a un passo dal default.

Ucraina, al via il piano di privatizzazioni di Zelensky
Il premier ucraino Denys Shmyhal (Getty Images).

I creditori hanno concesso due anni di tempo a Kyiv per rimettersi in carreggiata 

I giudizi negativi di Standard&Poors e Fitch sul debito sovrano dell’Ucraina rilasciati tra fine luglio e inizio agosto sono stati parzialmente corretti quando è arrivata la decisione di buona parte dei creditori occidentali, oltre il 75 per cento, di concedere due anni di tempo a Kyiv per rimettersi in carreggiata. Di fatto la questione della bancarotta dichiarata dell’ex repubblica sovietica è stata posticipata. E in questo lasso di tempo Zelensky, che resterà in carica fino al 2024, vuole rilanciare le privatizzazioni che assumeranno probabilmente la forma di una vera e propria svendita.

Ucraina, al via il piano di privatizzazioni di Zelensky
Un impianto della Naftogaz, compagnia energetica di Stato (Getty Images).

Le mire degli investitori esteri nella ricostruzione

Sia per la prima fase che per la seconda è difficile prevedere infatti se le casse dello Stato si riempiranno, dato che il valore di mercato sia di piccole sia di grandi imprese è chiaramente in costante discesa. Non solo: già cominciata con Poroshenko, riprenderà vita la privatizzazione della terra, che dopo un paio di decenni di moratoria per evitare la concentrazione del possesso tra oligarchi e grandi multinazionali, è ritornata all’ordine del giorno. Considerando il fatto che i poteri forti ucraini sono sempre meno forti e si stanno preoccupando più di disinvestire nel Paese che viceversa, è verosimile che ad approfittare saranno gli investitori esteri, che, a guerra in corso e nella ricostruzione postbellica, saranno così gli attori principali. La grande incognita, sia per Kyiv che per l’Occidente, con Stati Uniti e Gran Bretagna in prima fila, è quanto dell’odierna Ucraina, in termini geografici e industriali, rimarrà da privatizzare. La situazione al momento vede circa un quinto del Paese occupato dalla forze russe e anche in caso di controffensiva ucraina è probabile che le posizioni tra un paio di mesi, quando il conflitto verrà comunque rallentato e congelato con l’arrivo dell’inverno, non saranno tanto diverse da quelle di oggi. La decisione dei creditori internazionali di soprassedere sino al 2024 per il ripianamento dei debiti rispecchia in sostanza la volontà di concedersi tempo per capire quello che potrà succedere a livello militare non tanto negli ultimi mesi del 2022, ma dalla primavera del 2023. Poi prenderanno le nuove misure.